di Alessandra Prospero
Nuovo episodio di tensione nel carcere di Melfi (Potenza) che coinvolge il detenuto palestinese Anan Yaeesh, attualmente sotto processo all’Aquila con l’accusa di terrorismo internazionale. Secondo quanto denunciato dal comitato spontaneo “Free Anan”, il giovane si sarebbe autolesionato volontariamente nella giornata di ieri, come gesto di protesta contro quella che definisce una “politica punitiva” messa in atto dalla direzione dell’istituto penitenziario.
“Diritti riconosciuti dal giudice ma non applicati a Melfi”
Il comitato ricorda che l’autorità giudiziaria, nell’ambito del procedimento in corso all’Aquila, aveva riconosciuto al detenuto una serie di diritti essenziali, da tradurre in misure concrete durante la detenzione. Misure che – riferiscono gli attivisti – sarebbero state in parte rispettate nella precedente struttura di Terni, ma non nell’attuale istituto.
A Melfi, infatti, ad Anan verrebbe ancora negato l’accesso a effetti personali che erano stati regolarmente trasferiti dopo il cambio di carcere. Una situazione che, secondo i sostenitori del detenuto, rappresenterebbe una violazione del trattamento minimo garantito.
Il trasferimento lontano dall’Aquila “colpisce il diritto alla difesa”
Il comitato punta il dito anche contro la decisione di trasferire Yaeesh a Melfi, a centinaia di chilometri dal luogo del processo, sottolineando come ciò renda più difficile l’incontro con i legali e dunque comporti una “lesione del diritto alla difesa”. Un trasferimento che i sostenitori definiscono “punitivo” e non giustificato da esigenze concrete.
La richiesta: ripristinare i diritti riconosciuti
Nel comunicato diffuso nelle ultime ore, il comitato “Free Anan” attribuisce le responsabilità delle presunte violazioni alle autorità penitenziarie, al Ministero della Giustizia e al governo, chiedendo con forza che vengano ripristinati i diritti già riconosciuti dal giudice.
Presidi e mobilitazioni
Per oggi pomeriggio è stato annunciato un presidio davanti al carcere di Melfi. In vista dell’udienza fissata il 21 novembre davanti al tribunale dell’Aquila, il comitato ha organizzato anche un presidio di solidarietà, invitando cittadini e attivisti a partecipare.
Nel frattempo, in sostegno di Yaeesh è arrivato un messaggio di solidarietà tramite social da Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite.
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