Europee, la nota di De Amicis: “Elezioni inutili che certificano il declino. l’Unione va smantellata”

Europee, la nota di De Amicis: “Elezioni inutili che certificano il declino. l’Unione va smantellata”
01 Giu 2024
Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma  di Alfonso De Amicis, esponente aquilano della sinistra di classe e tra i promotori del Comitato in difesa del Sistema Sanitario Nazionale nato recentemente all’Aquila.

L’AQUILA – La domanda corretta è: Rottamare Maastricht oppure dispiegare l’agenda Draghi? Questo è il quesito del discorso politico, almeno di chi dovrebbe opporsi alla deriva autoritaria e al militarismo.

Onestà intellettuale richiederebbe una lettura plausibile degli ultimi trent’anni.

Da Maastricht alla crisi dell’egemonia del dollaro, alla guerra quarantennale al salario sociale globale di classe (Piano Werner del 1973), al dispiegamento del mondo multipolare alla completa disfatta e sottomissione alle logiche imperialiste americane delle intere élite europee.

L’unificazione monetaria ha rappresentato anzitutto la fine dello sviluppo economico, la nascita dello Stato debitore, “disciplinato” dai mercati finanziari che hanno reso impossibile qualunque politica di occupazione e protezione sociale.

Tra le drammatiche ed ovvie conseguenze, l’imposizione di un sistema di regole che ha approfondito le distanze tra i diversi Paesi e che ha conferito alla Germania un potere di comando in aperto contrasto con gli interessi delle altre economie, con le regole Europee di questo mostro istituzionale  che violano apertamente le Costituzioni, quelle che, guarda caso, si sono affermate subito dopo la guerra di resistenza al nazifascismo.

Costituzioni che, alla prova dei fatti, sono state l’unica resistenza all’ordoliberismo imperante. Un ostacolo sul piano materiale e costituzionale.

Non a caso, i grandi gruppi finanziari europei e del mondo finanziario UK ed USA ne hanno spesso auspicato la completa messa in mora. Il sogno dell’unità Europea si è quindi presto infranta di fronte ad un cambiamento di fase storica, i cui movimenti tellurici da tempo davano i segni inequivocabili.

Solo l’intera classe politica di questo Continente non se ne rendeva conto, oppure faceva finta che andasse tutto bene.

Anche senza confidenza, possiamo dire che la selezione dell’attuale classe dirigente italiana e Continentale sia stata ben selezionata dai padroni USA.

Le false narrazioni, la manipolazione costante, sul conflitto tra Nato e Russia che ha inizio all’indomani del crollo dell’Unione Sovietica, oltre al Genocidio che Israele sta compiendo a Gaza, sono solo pietosi esempi, conditi da maldestri tentativi di guadagnare tempo da parte della dirigenza statunitense per misurarsi con quella potenza emergente, la Cina, che ritiene per lei il pericolo più grande, direi mortale, secondo i deliranti dettami del Washington consensus.

L’Europa, una nullità economica e militare, cerca disperatamente di ritagliarsi un proprio futuro. Dopo aver distrutto le sue capacità produttive, dopo aver delocalizzato la propria industria manifatturiera per sconfiggere l’odiata classe operaia, oggi si scopre fragile, priva di tecnologia, di cultura, impotente di fronte a giganti che ridefiniscono nuovi scenari e guardano al futuro solo attraverso l’occhio del cannone.

Macron e la stessa Ursula Von der Leyen invocano un modello di produzione bellica analoga a quella sviluppata rispetto ai vaccini e al gas naturale.

La messa a punto di un sistema di appalti congiunto nel comparto difesa, nonché il sostegno della Banca centrale europea chiamata a calmierare i tassi di interesse ed intervenire in difesa dei Titoli di Stato secondo il consolidato paradigma operativo sfoggiato durante la pandemia Covid-19., onde evitare pericolose dismissioni di massa ad opera degli investitori privati.

Ecco perché il viatico del riarmo è stato colto al volo da Mario Draghi, un uomo tanto spregiudicato quanto fallimentare in tema di politiche attive.

Non ne ha azzeccata una, anche perché è sempre stato pagato per non azzeccarne una: dalle privatizzazioni in Italia, alla distruzione del mercato interno in Italia ed in Europa, alle sanzioni pervicacemente volute nei confronti della Russia.

Il contratto sociale, il welfare, è solo un lontano ricordo dei trent’anni gloriosi, per dirla con lo storico Eric Hobsbawm.

Di fronte a questo scenario pericoloso e pieno di insidie, ritengo sia alquanto ridicola e patetica la strategia narrativa degli schieramenti elettorali italiani.

Chiamarli partiti sarebbe una offesa alla storia ed alla tradizione degli stessi e dell’Italia uscita dalla tragedia della seconda guerra mondiale.

Ambedue gli schieramenti fanno professione fideista che costituisce voto al potere anglo-americano, tra l’altro alquanto bislacco.

Per costoro è l’unico mondo possibile. L’evidenza empirica ci dice che manca chiaramente una forza capace di leggere le dinamiche profonde sul piano interno e internazionale, e quindi di orientare le masse prive di rappresentanza politica e sociale. Mentre lo tsunami sta arrivando.

“Proprio quando le élite occidentali stanno ripetendo l’errore dell’Impero Romano. I residenti dei Paesi occidentali non prenderanno le armi per difendere la propria patria”, scrive Unherd.

Lo Stato smise di rispondere alle loro richieste: ciò avveniva già alla fine dell’Impero Romano.

Le élite politiche sono diventate insensibili, e si trovano completamente posizionate in un attico celeste, lontane dalla dimensione degli Ultimi.

Questa classe politica si sente protetta dalle conseguenze delle sue stesse politiche.

Dall’altra parte, la popolazione comune che sta perdendo interesse nei processi decisionali di governo, si sta chiudendo fisicamente e moralmente.

Prima o poi questo Grand Canyon, questa vallata profonda, porterà ad una crisi che le stesse classi dirigenti non saranno in grado di affrontare.

Quando più è basso il valore della cittadinanza, tanto meno persone sono disposte a lottare per uno Stato ed una società che ha trasformato il lavoro e la cittadinanza stessa in una merce.

L’Unione Europea, che è sempre stata questa e non un’altra, merita di essere smantellata.

Vanno ripristinati i “vecchi” rapporti, gli accordi maturati durante gli anni della prima Repubblica, sia nel Mediterraneo che nei confronti della Russia.


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