L’inchiesta di Lavialibera
La cosiddetta “mafia dei pascoli” sta sfruttando le falle nei meccanismi della Politica Agricola Comune (PAC) per intascare contributi non dovuti. Grandi imprese, gruppi criminali e colletti bianchi approfittano di questi fondi europei, dove per accedere ai finanziamenti è sufficiente possedere titoli e terreni, senza alcun riguardo per la reale produzione agricola o l’allevamento.
Le testimonianze raccolte evidenziano come individui spregiudicati acquistino terreni che non intendono utilizzare, spesso sottraendoli ai piccoli proprietari tramite inganni o pressioni. La corruzione degli amministratori locali permette loro di ottenere campi, pascoli, boschi e terreni di proprietà pubblica. Un testimone anonimo racconta: “Si è scatenata la corsa all’affitto dei pascoli da parte di gente cinica che non ha alcun interesse a utilizzare le terre. Mentre i veri allevatori – quelli che col pascolo ci campano – non sanno dove portare le greggi o le mandrie.”
Queste speculazioni non solo derubano i veri allevatori, ma condannano le terre all’incuria, spesso portando a fenomeni di inquinamento e degrado. I terreni vengono acquistati per fingere attività di pascolo e ottenere così incentivi economici riservati a queste pratiche. Aumentando la superficie aziendale, i truffatori possono anche produrre più liquami inquinanti. “Il risultato è che su quei pascoli non ci porto neanche una bestia, mentre le stalle che si posseggono in pianura, e magari si trovano in altre regioni, possono inquinare più del dovuto,” spiega un esperto del settore.
La gravità del fenomeno richiede una reazione collettiva che coinvolga non solo le forze dell’ordine e la magistratura, ma anche le amministrazioni locali, le associazioni di categoria, i parchi, i consorzi turistici, i produttori e gli allevatori locali. È necessaria una nuova, grande alleanza contro ogni forma di sopruso e speculazione. Solo così sarà possibile proteggere il presente e il futuro delle nostre montagne, la cura e la manutenzione del territorio, nonché le prospettive di una vera economia agro-pastorale locale.
Il periodico “Lavialibera”, dell’associazione Libera di Don Luigi Ciotti, ha dedicato un numero speciale a questo tema cruciale. Natalie Sclippa e Marco Panzarella, giornalisti di Lavialibera, hanno presentato la loro inchiesta ieri all’Aquila, durante un affollato incontro presso la Cantina del Boss, promosso da Libera Abruzzo, CGIL, ANPI e Legambiente. L’incontro ha rappresentato un’importante occasione per discutere delle strategie necessarie per contrastare la “mafia dei pascoli” e salvaguardare l’economia agro-pastorale del territorio.
L’inchiesta di Lavialibera rappresenta un passo significativo nella lotta contro le speculazioni agricole e mette in luce l’urgenza di un intervento coordinato per proteggere i piccoli allevatori e il patrimonio ambientale delle nostre montagne.
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