Si è tenuta questa mattina presso Palazzo Margherita, la conferenza stampa unitaria dei gruppi consiliari di opposizione in Consiglio Comunale, avente ad oggetto il tema della sicurezza in città.
“Noi vogliamo sviluppare un ragionamento serio perché è un tema troppo importante – ha dichiarato Stefano Albano, capogruppo del Partito Democratico in apertura della conferenza stampa – riteniamo inaccettabile l’atteggiamento del Sindaco e dell’amministrazione, teso a minimizzare e sottovalutare il fenomeno. Biondi ha più volte dichiarato che L’Aquila è un’oasi felice e non c’è un problema sicurezza, eppure continuano a verificarsi episodi di violenza. Riceviamo quotidianamente segnalazioni di cittadini preoccupati. Il Sindaco come sempre preferisce vestire il ruolo di esponente di Fratelli d’Italia pontificando sulla normativa nazionale, ma cosa intende fare concretamente rispetto a ciò che gli compete da amministratore locale? Perché le telecamere, più volte annunciate e sbandierate, non vengono installate? Sta vigilando correttamente l’amministrazione sulle case famiglia, visto che è fra le proprie competenze? A nostro giudizio ci sono due questioni rilevanti, la prima di ordine pubblico, inutile continuare a ritenere gli episodi di violenza come slegati fra loro, quando tutti sanno che c’è una questione riguardante la criminalità organizzata e la presenza di nuove piazze di spaccio in città. La seconda riguarda il fatto che il centro storico rappresenta il grande fallimento di questa amministrazione. Qui abbiamo proprio due diverse idee di città, per questo abbiamo sempre detto che occorreva riportare le scuole e gli uffici in centro, così come fare un piano parcheggi all’altezza della situazione, la qualità della vita in centro storico sta precipitando, non ci si meravigli dunque che fenomeni criminali che di solito avvengono in aree periferiche adesso hanno luogo nel cuore della città. Riteniamo che la situazione non vada sottovalutata, pertanto chiederemo come consiglieri di opposizione un nuovo incontro al Prefetto”.
Ha preso poi la parola Stefania Pezzopane “Il Sindaco sfugge ai problemi della città, preferisce imbonirla con spettacoli, lazzi e cotillon. Le piazze bianche piacciono particolarmente alle bande di spacciatori che agiscono impuniti. Riceviamo ogni giorno telefonate foto e video di situazioni gravi. Bisogna agire e colpire il crimine legato allo spaccio che in particolare negli ultimi tre anni si è impadronito di pezzi di città, ma bisogna anche fare un’operazione verità. Perché il sindaco, quando si parla di sicurezza nega o sposta sul terreno ideologico e della sua appartenenza politica ma non fa nulla negli ambiti di competenza. Esempi? Tramite un accesso agli atti scopriamo che i giovani in Casa famiglia sono solo 66 (una sola donna), distribuiti in 8 case famiglia. La struttura che ha più ospiti ne conta 15. Se è vero come sostengono che il problema è lì, è un fallimento di questa amministrazione che evidentemente non sovraintende adeguatamente. Faccia i controlli dovuti ma la smetta di nascondere la realtà delle cose. Scopriamo inoltre che la regione non ha una legge sugli accreditamenti e che il comune quindi fa da sé con convenzioni e che nessuna struttura è accreditata e non certo per loro responsabilità. Scopriamo che il comune non ha i dati sui CAS che vengono gestiti direttamente dalla Prefettura attraverso apposite convenzioni. Chiederemo conto al Prefetto su dati, convenzioni, numeri. Tra le altre che scopriamo che non ci sono Protocolli tra Comune, Provincia, Regione, Prefettura e parti sociali per la formazione e l’occupabilità di chi esce dalle case famiglia. Sono numeri bassi in uscita (28 nel 2024), se gestiti adeguatamente si potrebbe evitare un eventuale coinvolgimento in attività criminali”.
“Oggi è un anno da quando chiedemmo pubblicamente alle autorità preposte una semplice misura: organizzare pattuglie a piedi nella città, coordinando il personale di tutti i corpi preposti al controllo del territorio – ha poi affermato Enrico Verini – lo chiedo anche oggi al Prefetto e non accetto la mancanza di iniziativa motivata dalla presunta descrizione di una città che avrebbe parametri di sicurezza migliori delle altre città. A me, consigliere comunale dell’Aquila, non interessa un fico secco delle altre città e non accetto né accetterò che sia da considerarsi normale la continua violenza che deriva da bande, soprattutto giovanili, che stanno impiantando uno spaccio di droga a cielo aperto nel nostro comune. Approfitto dell’occasione per chiedere al Prefetto che misure ha messo in atto in risposta alla segnalazione inviata al suo ufficio il 9 settembre dai residenti esasperati e costretti a non uscire di casa di Via Castello e Via dei sali che vedono tutti i giorni, sotto le loro abitazioni, lo spaccio di persone che hanno anche aggredito fisicamente i residenti i quali, esasperati, hanno anche provato a risolvere la questione in proprio. Cosa devo fare, chiedo al Prefetto, al Questore? Chiamare striscia la notizia e Brumotti, perché si intervenga?? Mi rifiuto di rassegnarmi all’inerzia”.
Simona Giannangeli ha poi precisato “Un fallimento evidente e clamoroso sulla costruzione di un territorio accogliente e colto alla ricostruzione sociale, morale e comunitaria di una popolazione. Da un lato Biondi dichiara che la città è sicura, dall’ altro le tante vicende recenti di aggressioni e di violenza raccontano un’altra storia. Un centro storico provo di scuole, di teatri, di cinema, di biblioteche, di luoghi di aggregazione, cosa diventa? E perché i protocolli di intesa con la prefettura non entrano in funzione? È gravissimo il disinteresse delle istituzioni verso il precipizio di questa comunità nel suo complesso. È responsabilità di chi sta governando quanto accade”.
“La percezione della sicurezza passa inevitabilmente per i numeri delle forze dell’ordine e della polizia municipale – ha aggiunto il consigliere Paolo Romano – Sono anni che denunciamo questa criticità e sono anni che non si arriva a una adeguata pianta organica degna di un capoluogo di regione. Eppure la filiera politica dal nazionale al locale poteva essere foriera di risposte concrete sul territorio. L’Aquila ha avuto, dopo anni, un vero comandante di polizia municipale ma per un solo giorno a settimana: si tratta di una figura che presta servizio in un’altra regione e che risulta disponibile in città per quattro giorni al mese. Quella che dovrebbe essere la figura centrale per il ripristino della sicurezza in città non ha ancora mai neanche conosciuto il Consiglio Comunale. E se, a livello amministrativo, potrebbero profilarsi criticità dovute al fatto che l’incarico con il 110 non consentirebbe l’istituto dello scavalco, mi chiedo come possano essere mantenuti e garantiti da parte del Comune dell’Aquila anche i soli rapporti con le istituzioni che operano controllo e sicurezza in città se il comandante della polizia municipale presta servizio in altro Comune. Avevano dichiarato di potenziare i controlli al terminal di Collemaggio perché considerato luogo insicuro, ma non è stato diffuso neanche un report sul lavoro svolto finora: nel frattempo nell’hub frequentato da lavoratori pendolari, turisti e studenti, continuano le risse, lo spaccio e il danneggiamento di automobili lì custodite”.
A seguire è intervenuto Gianni Padovani “Stupisce e sorprende il fatto che nelle Relazioni sulla performance 2022 e 2023, l’Amministrazione Biondi ritiene raggiunti al 100% gli obiettivi relativi alla sicurezza urbana. Parlare di raggiungimento degli obiettivi al 100% sulla sicurezza urbana offende la ragione ed il buon senso degli aquilani. Viviamo in una città in cui il comandante dei vigili urbani è part-time e gli agenti sono sotto organico. Non capisco come possa rendersi sicura una città quando non abbiamo gli strumenti necessari per il controllo. Abbiamo bisogno di questo più che di una nuova pavimentazione e nuove serate di gala. Noi vogliamo un centro storico che viva 24h, che sia un centro commerciale all’aperto e non che di centri commerciali ne nascono a profusione in periferia. Oggi l’unico centro commerciale all’aperto e lo spaccio di sostanze stupefacenti. Anche le scuole, le biblioteche, il teatro devono tornare in centro, così come lo sport con palestre e quant’altro. I luoghi se sono vivi, sono sicuri. L’Aquila ha bisogno di più integrazione tra le sue parti, vecchie e nuove, e invece oggi è una città divisa: tra centro e periferia, ricchi e poveri, italiani e stranieri, giovani e anziani. Il Centro era spesso luogo di sintesi su cui oggi non si può contare. Una ricostruzione sociale è impossibile senza coesione.”
Ha poi concluso il consigliere Massimo Scimia “Come Passo Possibile abbiamo prodotto un Ordine del Giorno sul Controllo di vicinato e una richiesta di II e III Commissione congiunte (17 luglio 2024) per discutere sul tema e audire il Prefetto e il Questore che, evidentemente, l’Amministrazione ritiene non debbano essere convocate. La realtà ha presentato il conto. Un conto cresciuto a dismisura per specifiche responsabilità di chi aveva il dovere di mettere in campo soluzioni a tutela dei cittadini e invece ha preferito chiudere gli occhi beandosi dei dati del Sole24Ore. I dati dicono anche che il 31% dei delitti denunciati nella Provincia aquilana avvengono nel Capoluogo, che siamo al 33 posto in Italia e primi in Regione per i reati di minacce, secondi a pari merito con Teramo per le percosse e secondi a pari merito con Chieti per le lesioni dolose. Leggendo questi dati va tenuto conto del fatto che la provincia aquilana è quella meno popolosa; ne deriva, in proporzione, una lettura impietosa. Da sottolineare il fatto che, nel 2024, abbiamo scalato quattro posizioni rispetto al 2023 dopo averne scalate altrettante nel 2022 ma le classifiche, in questi casi, vanno lette al contrario: se si sale, si perde.”
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