L’Aquila, interrotto il servizio di IVG farmacologica. Lunedì sit-in di FuoriGenere all’ospedale

L’Aquila, interrotto il servizio di IVG farmacologica. Lunedì sit-in di FuoriGenere all’ospedale
04 Lug 2024

“Invitiamo la cittadinanza interessata ad un sit-in per chiedere il ripristino dell’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica presso l’ospedale San Salvatore de L’Aquila. Appuntamento lunedì 8 luglio davanti il CUP alle 10:30, per poi dirigerci presso l’Ambulatorio di Ginecologia alle ore 11.00 (edificio L3, ingresso B, piano terra).” comunica, in una nota, il collettivo aquilano transfemminista FuoriGenere.

“Non abbiamo ricevuto nessuna risposta formale alla lettera aperta inviata alla ASL dell’Aquila e all’Assesorato Regionale alla Salute con cui chiedevamo delucidazioni sull’interruzione improvvisa del servizio di aborto farmacologico presso l’ospedale de L’Aquila. Solo casualmente siamo venute a conoscenza di alcune dichiarazioni informali del dott. Leonardo Di Stefano (primario di Ginecologia e Ostetricia) diffuse a mezzo stampa in seguito alla nostra richiesta.”

“Si tratta di asserzioni che noi non possiamo accogliere nè nella forma nè, soprattutto, nel contenuto. Affidare ad un unico giornale la risposta alla richiesta legittima di cittadinə sulla tutela dei diritti riproduttivi la dice lunga sull’importanza che il dirigente vi attribuisce. Inoltre, le affermazioni del dott. Di Stefano sono del tutto antiscientifiche e a dir poco terrorizzanti, e per questo motivo non le riporteremo.”

“I dati riguardanti i casi di aborto farmacologico tramite RU486 raccontano una storia molto diversa da quella riportata dal dott. Di Stefano. Nel 2020, a livello nazionale, il 95,8% delle IVG con metodo farmacologico non è risultato associato ad alcuna complicanza e le complicazioni emorragiche sono state pari a 0,4% e quelle infettive pari allo 0,1% dei casi. Secondo l’OMS, infatti, la procedura dell’aborto farmacologico è ritenuta una pratica medica sicura ed efficace.”

“L’aborto legale e sicuro rappresenta un diritto fondamentale, come sancito dall’Unione Europea. La sua criminalizzazione, il ritardo e la negazione dell’accesso costituiscono una forma di violenza nei confronti delle donne e delle persone con utero. Peraltro, va tenuto sempre conto che tali restrizioni e divieti non riducono il numero di aborti, ma costringono solo le persone a percorrere lunghe distanze o a ricorrere ad aborti non sicuri.”

“Il dott. Di Stefano sostiene anche che l’interruzione del servizio di IVG farmacologica sia dovuta a una carenza di fondi e di personale. Di Stefano inoltre dichiara, erroneamente, che l’aborto chirurgico implica un unico accesso in ospedale ma dimentica di aggiungere che dopo l’intervento è necessario un giorno di ricovero in struttura e un successivo controllo. Non è chiaro quindi come, in materia di costi, il servizio di IVG chirurgico sia preferibile rispetto all’aborto farmacologico. L’operazione chirurgica richiede risorse umane, sedazione o anestesia, preparazione e utilizzo della sala operatoria e un giorno di ricovero: attività queste più dispendiose sia in termini di costi che di personale medico.”

“Vogliamo sottolineare che L’IVG è praticata solo da personale non obiettore e ci si può trovare in difficoltà quando questo non è presente. Stando ai dati disponibili per il 2021, a l’Aquila i ginecologi obiettori sono il 75%, gli anestesisti il 76%, il personale sanitario non medico il 29%. Ci domandiamo quindi come possa essere garantito il servizio di IVG quando così poco personale è disponibile a praticarlo. Al contrario, erogare la RU486 richiede un team non obiettore meno esteso.”

“E’ provato che l’aborto è tanto più sicuro quanto è precoce”, spiega il collettivo. “Mentre l’aborto farmacologico può essere implementato dalle prime settimane di gravidanza, l’IVG chirurgica viene praticata di norma dopo la settima settimana. Inoltre l’Italia è uno dei pochi Paesi in UE in cui l’aborto chirurgico è praticato più dell’aborto farmacologico obbligando la paziente a sottoporsi a un intervento chirurgico seguendo una logica punitiva. Durante le ultime settimane abbiamo raccolto testimonianze di donne che hanno cercato, con e senza successo, di accedere al servizio di IVG all’ospedale San Salvatore. Ad un donna è stato chiesto di “nascondere bene il documento” e di “non parlarne ad alta voce” usando la logica della colpevolizzazione della persona che richiede di esercitare un suo diritto fondamentale.”

“Tutto ciò accade in un clima in cui non solo il diritto all’aborto farmacologico è negato, ma vari medici ostacolano l’accesso a servizi di contraccezione. La legatura delle tube non è facilmente accessibile, come l’impianto della spirale. Veniamo colpevolizzate per la volontà di abortire, e non siamo assistite quando chiediamo accesso a metodi contraccettivi sicuri!”

“Invitiamo chiunque voglia chiedere insieme a noi la ripresa del servizio dell’aborto farmacologico all’ospedale San Salvatore de l’Aquila a partecipare alla nostra protesta. Ci troveremo lunedì 8 luglio davanti il CUP alle 10:30, per poi dirigerci per un sit-in presso l’ambulatorio di Ginecologia alle ore 11.00 (edificio L3, ingresso B, piano terra)”, concludono.


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