L’Aquila, le scuole in un nuovo polo a Collemaggio. E’ questa la morte del centro storico? 

L’Aquila, le scuole in un nuovo polo a Collemaggio. E’ questa la morte del centro storico? 

di Alessandro Tettamanti

Lo scorso 21 dicembre la Giunta Comunale ha approvato in una delibera il progetto per realizzare un polo scolastico nella parte alta della collina di Collemaggio, all’interno dell’area dell’ex Ospedale psichiatrico, che dal 2011 è sottoposta a vincolo dalla direzione regionale dei Beni culturali.

Il progetto prevede siano dirottate lì, per complessivi mille studenti, le scuole ex De Amicis , Carducci e infanzia di San Bernardino per un costo di oltre 18 milioni.

Un polo da costruire ex novo su un’area verde dunque, sottoposta a vincolo, che – con la stragrande maggioranza delle scuole ancora nei container – sarebbe pronto probabilmente tra cinque anni e pensato come un campus, separato cioè dalla vita sociale di qualsiasi quartiere.

La motivazione addotta per la scelta è quella della sicurezza, ma non si tratta di rimettere la scuola De Amicis dov’era, ed è difficile pensare non si possa trovare il modo di ricostruire in sicurezza una scuola nel centro storico. Basta volerlo. Al posto della palazzina abbattuta per realizzare il parcheggio pressoché inutilizzato di porta Leoni si poteva, e forse si può ancora, costruire una scuola con tutti gli standard antisismici. Come sarebbe possibile pensarle in una delle tante proprietà pubbliche non ancora ricostruite o procedendo ad acquisire parti mancanti di edifici non storici dove il Comune è già divenuto proprietario in conseguenza  dell’acquisto equivalente, come sta facendo in Via Antinori per la struttura riservata al Dopo di noi.

Il rischio è che un centro senza scuole diventi definitivamente qualcos’altro rispetto a quello che può essere una città, compresa quella di nome L’Aquila che conoscevamo prima del terremoto. La residenzialità ne verrebbe una volta per tutta scoraggiata. Per una famiglia infatti sarebbe sempre più difficile scegliere di vivere nel centro storico gentrificato e turistificato, sapendo di doversi spostare ogni volta per accompagnare un figlio a scuola o per andare a fare la spesa a prezzi normali.

In questo modo inoltre questa amministrazione rinuncia forse una volta per tutte a ricostruire lo spazio pubblico in centro e una città a misura anche dei più giovani, che non sia esclusivamente uno spazio commerciale così come praticamente avvenuto finora con la ricostruzione.

Insomma a medio lungo termine, gli effetti delle scelte che l’amministrazione Biondi sta prendendo potrebbero non proprio portare alla “rinascita” di cui parla in continuazione.

Scelte per lo più prese senza cercare minimamente la partecipazione cittadina, e giustificando la mancata condivisione con l’ampio consenso elettorale ottenuto. Eppure all’Aquila oggi sono in molti a storcere il naso per la decisione di non ricostruire scuole in centro.

L’opposizione consiliare aveva lanciato la proposta qualche mese fa di un referendum cittadino sul tema. “Vogliamo che le scuole tornino anche in centro storico o no?”, la semplice domanda referendaria che estenderebbe di certo la discussione chiamando la cittadinanza a dare una scelta secca. Una proposta poi però sparita dall’agenda, forse per aver riflettuto sulla difficoltà di raccogliere le 5mila firme in tre mesi necessarie per indirlo e poi raggiungere oltre il 50% dei votanti.

E se fosse l’ultimo modo per salvare questa città?

 

Riportiamo sotto l’opinione del Partito Democratico espressa in un Comunicato stampa e poi quella del Comitato 3e32 che dal 2009 ha impiantato il presidio di CaseMatte proprio a Collemaggio e che negli ultimi anni si sta battendo in particolare contro il processo di gentrificazione cittadino.

IL COMUNICATO DEL PARTITO DEMOCRATICO: “CHIEDIAMO UN CONFRONTO SULLA CITTA’ SULLA LOCALIZZAZIONE DELLE SCUOLE”

“L’amministrazione comunale ha deciso di tirare dritto sul progetto del nuovo polo scolastico di Collemaggio che, nelle intenzioni, dovrebbe ospitare circa 1000 studenti della ex De Amicis, della Carducci e dell’infanzia di San Bernardino nell’area collinare che si trova tra il canile sanitario e il complesso Rotilio.

Se tutto dovesse filare liscio, senza intoppi, e se la direzione regionale dei Beni culturali dovesse decidere, in tempi brevi, di sciogliere il vincolo che grava sull’area, studentesse e studenti entrerebbero nelle nuove scuole non prima del 2030, a 21 anni dal terremoto.
Sorvolando, almeno stavolta, sul fallimento dell’amministrazione Biondi che, pur avendo indicato la ricostruzione dell’edilizia scolastica come una priorità già nel 2017, in 7 anni non ha inaugurato neanche una scuola, se non gli edifici di Pettino e Arischia la cui ricostruzione era stata avviata dall’amministrazione di centrosinistra, torniamo a chiedere al sindaco e alla sua Giunta di aprire un confronto con la città sulla futura localizzazione delle scuole.
Chiediamo un tavolo permanente con presidi, docenti, genitori e studenti, alla presenza degli Enti preposti.
Oltre gli evidenti problemi di viabilità che porrebbe la localizzazione delle tre scuole a Collemaggio, e al momento non vengono indicate soluzioni, concentrare 1000 studenti in quell’area la renderebbe viva solo negli orari scolastici, privando al contempo il centro storico e altri quartieri della vita che ruota attorno alla scuola.
Riteniamo necessario, al contrario, che si ‘diffondano’ le scuole sul territorio quale vero e proprio elemento rigenerativo urbano, tanto del centro storico – dove è imprescindibile collocare almeno un ciclo formativo, dall’infanzia alla secondaria di primo grado – quanto dei quartieri periferici, dentro un progetto urbanistico compiuto.
E non si dica che non è possibile ricostruire scuole sicure in centro: è una bugia! Anzi, le scuole rappresentano una funzione di base essenziale, fondamentale in un centro storico, a meno di non voler condannarlo ad una mera vetrina commerciale.
Ma è proprio questo che manca, un progetto urbanistico compiuto: la fallita rifunzionalizzazione dell’ex opg di Collemaggio, con la volontà di costruire altri edifici senza che si sia trovata una vocazione per quelli esistenti, ne è una evidenza concreta.
Come per altre vicende urbane cittadine, si sta procedendo con interventi spot, o peggio ‘on demand’, a chiamata, senza un progetto completo, d’insieme, che potrebbe rivitalizzare un’area preziosissima.
Non è questione ‘di parte’: bisogna dire basta a questa assenza di visione che sta precludendo lo sviluppo futuro della città”.

CASEMATTE/3e32: “NUOVO POLO SCOLASTICO A COLLEMAGGIO, INUTILE SPRECO DI RISORSE E CONSUMO DI SUOLO. LE SCUOLE TORNINO IN CENTRO!”

“Siamo contrari alla costruzione di un polo scolastico nella parte alta della collina dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio così come approvato nella delibera della giunta comunale dell’Aquila.

Il polo ospiterebbe circa mille alunni delle scuole ex De Amicis , Carducci e infanzia di San Bernardino e avrebbe un costo di 18 milioni.

Ma perché costruire ex novo e consumare suolo quando ci sono decine e decine di palazzi di proprietà pubblica, a partire da quelli adiacenti all’area in questione dell’Ex Ospedale psichiatrico, abbandonati a sé stessi dal 6 aprile 2009?

Perché andare a costruire lì, dove ad oggi insiste un vincolo culturale apposto nel 2011 dalla direzione dei Beni culturali anche grazie alla pressione della società civile aquilana con il testa il Comitato 3e32 e il presidio di CaseMatte? La giunta Biondi opera con la solita arroganza facendo come se il vincolo non ci fosse, convinta – dall’alto del suo fosco blocco di potere – di poter risolvere la questione in maniera politica e procedere a riperimetrazione.

Ma, più di tutto, siamo contrar3 perché noi le scuole vogliamo tornino in centro! Pensarle di ricollocarle fuori, in un campus-ghetto isolato dai quartieri, non è altro che la prosecuzione del progetto di desertificazione e pseudo turistificazione insito nel pensiero del Sindaco di Fratelli d’Italia, che vuole evidentemente cancellare ogni traccia di residenzialità e di vita autentica nel centro storico.

Parlano di una questione di sicurezza, ma intanto non hanno fatto un’esercitazione per eventuali terremoti, per non parlare delle semi sconosciute e non attrezzate aree di accoglienza in caso di sisma. Il tutto mentre le scuole private in centro ci tornano.

Per noi resta una scelta politica, il modo di far tornare alcune scuole in centro in relativa sicurezza c’è, si trova o lo si crea se lo si vuole, ma pensare un centro con zero scuole ci spaventa.
Non sarebbe la nostra L’Aquila, quella che abbiamo amato e vissuto e per la cui ricostruzione ci siamo battut3 diventando anche popolo delle carriole.

La destra al governo di città e Regione non può continuare a prendere scelte così importanti per il futuro della città con zero partecipazione, secondo la dottrina a loro tanto cara dell’uomo solo al comando.

Un giorno nostra identità comune, a causa di scelte non condivise, oggi il Centro è sempre più irriconoscibile, ridotto a vetrina senz’anima e senza una comunità che lo vive, in preda quindi a confusi sentimenti di insicurezza dovuti al vuoto sociale che lo contraddistingue. Buttare fuori le scuole (e con loro gli alunni e le famiglie) equivale anche a un disimpegno dell’Amministrazione di progettare lo spazio pubblico per una città anche a misura di giovani, non esclusivamente commerciale.

Altrimenti, oltre ai connotati, tanto vale gli cambino pure nome a questa città. “Biondi city” sarebbe più appropriato.

A noi il modo di agire di Biondi e di questa destra capeggiata oggi da Fratelli d’Italia , non sembra altro che la continuazione auoritaria di una vuota ideologia Berlusconiana che vuole senza partecipazione trasformare L’Aquila in un outlet per il business di pochi, con la cittadinanza trasformata in city users che la frequentano per poi tornare nelle abbandonate periferie, dove crescono sempre di più le diseguaglianze sociali e mancano i diritti più essenziali.

Ma L’Aquila siamo anche noi e ci batteremo, come abbiamo già fatto una volta, affinché questa città non muoia così”.


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