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I bianviola corrono forte come allora, ma i rossoblù rispondono con un ruolino di marcia impressionante: 7 vittorie su 7 tra le mura amiche. È tempo di vendicare sportivamente quella domenica alla “Stella Polare”.
Ci sono partite che valgono tre punti e partite che valgono un pezzo di storia. La sfida contro l’Ostiamare appartiene di diritto alla seconda categoria. Se è vero che il passato non scende in campo, è altrettanto vero che certe cicatrici servono a ricordare chi siamo e dove vogliamo arrivare.
Domenica L’Aquila 1927 incrocia nuovamente il destino dei laziali, e inevitabilmente la mente corre a quella stagione 1988-89, quando il sogno della C2 sfumò per un soffio. Ancora una volta sarà durissima ma sicuramente c’è la consapevolezza di poter scrivere un finale differente. Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: l’Ostiamare di quest’anno sta compiendo un cammino impressionante. Una squadra solida, quadrata, che ricorda da vicino quella formazione che nel 1989 riuscì a chiudere il campionato a 52 punti, beffando i rossoblù fermi a quota 50. Anche all’epoca i laziali si dimostrarono l’antagonista perfetto per l’Aquila di Feliciano Orazi, in un duello testa a testa che si risolse solo nello scontro diretto. Rispettare l’avversario è il primo passo per batterlo, e l’Ostia di oggi merita lo stesso rispetto di quella “corazzata” di trent’anni fa.
Se l’Ostia corre, L’Aquila non sta a guardare. La squadra rossoblù arriva a questo appuntamento forte di una certezza granitica: il rendimento tra le mura amiche. Sette vittorie su sette partite giocate in casa: un percorso netto che ha trasformato lo il Gran Sasso in un fortino inespugnabile.
È proprio qui che risiede la differenza sostanziale con il passato. Nell’aprile dell’89, nell’allora “tana” dell’Ostia allo stadio Stella Polare, L’Aquila si presentò forse “troppo prudente”, non riuscendo a reagire al gol iniziale di Fracas e finendo per soccombere 2-0 nonostante la spinta di 2.000 tifosi al seguito. Quella squadra, pur fortissima e con la miglior difesa del torneo (solo 16 gol subiti in 34 gare), pagò caro un momento di timore.
L’Aquila di oggi, invece, ha dimostrato di avere un’identità feroce e vincente. Quel “7 su 7” non è solo una statistica, è un avvertimento: questa squadra sa imporre il proprio gioco e non ha intenzione di fare sconti.
Domenica non si gioca solo per la classifica attuale. Si gioca anche per chiudere un cerchio aperto quel 30 aprile 1989. Si gioca per ricordare giocatori come il capitano Mattioli o il bomber Alessandroni (re dei cannonieri di quell’anno con 17 reti), che meritarono sul campo un successo poi sfumato.
L’Ostia di oggi sta bene, corre ed è sbarazzina; Proprio per questo, domenica non basterà il “compitino”. Per portare a casa il risultato servirà raschiare il barile delle energie nervose, stringere i denti e dare tutto, forse anche più di quello che si ha, solo così i rossoblù potranno arrivare al risultato che tutti si auspicano.
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