Convegno sul colonialismo italiano, infuria la polemica. L’Arci: vergognoso. La replica degli organizzatori

Convegno sul colonialismo italiano, infuria la polemica. L’Arci: vergognoso. La replica degli organizzatori
20 Set 2024

Era di ieri la notizia che L’ANPI aveva richiesto che il Comune dell’Aquila togliesse il patrocinio a un evento revisionista,  richiamando anche l’incontro promosso durante la Perdonanza per esaltare un’associazione che in Sudafrica sostiene comunità boere segregazioniste con aiuti umanitari riservati solo alle popolazioni bianche fanatiche dell’apartheid.

Dopo l’intervento dei Partigiani Italiani si è aperto un vero e proprio fuoco di fila, a cui ha replicato la Fondazione Abruzzo Riforme, che ha difeso senso e contenuti dell’iniziativa. Di seguito, riportiamo tutti gli interventi.

PD: “Ecco che cosa sta patrocinando il Comune  dell’Aquila, il tentativo di revisione di questa storia vergognosa”.
“Prima l’installazione di una targa costata 11mila euro in ricordo di Ramelli, nel tentativo di riscrivere una storia terribile che andrebbe invece studiata, approfondita, spiegata, a partire dalla stagione dello stragismo che sentenze oramai definitive della magistratura hanno dimostrato essere di inequivocabile matrice neofascista. Poi il patrocinio, nei giorni della Perdonanza, ad un evento con protagonista una onlus notoriamente vicina agli ambienti dell’estrema destra italiana e mondiale, ed in particolare a CasaPound, che sostiene in Sudafrica comunità boere segregazioniste”. Queste sono state le dichiarazioni di Michele Fina, Daniele Marinelli, Francesco Piacente e Nello Avellani, del Partito Democratico.
“Non bastasse – hanno sottolineato – sabato 21 settembre si terrà all’Aquila un evento ancora a firma CasaPound – e di nuovo, col patrocinio della Città capitale italiana della cultura – che sta nel solco del tentativo di giustificare uno dei periodi più infami della storia italiana, quello del colonialismo fascista, che in Libia, Somalia, Etiopia ed Eritrea portò allo sterminio – anche col gas – di più di cinquecentomila persone a cui vanno aggiunte quelle dei crimini fascisti commessi nella ex-Jugoslavia, a Rodi, in Albania, in Grecia”.

ARCI: incontro vergognoso
È intervenuta anche l’ARCI che ha dichiarato di “sostenere la richiesta dell’ANPI di ritiro del patrocinio concesso dal Comune all’iniziativa revisionista organizzata al palazzetto dei nobili. Uno dei casi principali di revisionismo storico italiano riguarda il nostro colonialismo – sottolinea ARCI – ancora oggi avvolto da nebbie e falsi miti e collegato a credenze che hanno ben poca attinenza con la realtà. I danni commessi dagli italiani in Africa sono da sempre stati soffocati dalle scorie della propaganda fascista, per cui ancora oggi, prevale la narrazione assurda di un colonialismo virtuoso – “abbiamo costruito ponti e strade” – e vengono omessi i crimini, i massacri, la segregazione razziale, il depauperamento e le vessazioni subite dalle popolazioni locali”.
“Ne è un esempio il vergognoso incontro organizzato nella nostra città con il patrocinio del Comune. L’eredità del nostro colonialismo è una scia di razzismo, stragi e sfruttamento. I nostalgici di oggi provano a snaturare i tratti di quello che fu un impero del terrore, e lo fanno attraverso la mistificazione e il revisionismo. Il colonialismo vergognoso dell’Italia, durante il fascismo divenne ancora più crudele ed assassino gettando le basi del razzismo che ancora serpeggia nella società italiana”.
“Condividiamo e sosteniamo la richiesta dell’ANPI affinché il comune dell’Aquila ritiri il patrocinio all’iniziativa revisionista prevista per sabato prossimo al palazzetto dei nobili. Siamo consapevoli che difficilmente accadrà, del resto non è una novità per la nostra città l’afflato ideologico che lega l’amministrazione comunale aquilana alle iniziative editoriali vicine a Casapound, ma ci sembra ancor più urgente chiederlo considerando che la sciagurata iniziativa viene proposta due giorni prima della ricorrenza dell’uccisione di nove ragazzi tra i 17 e i 21 anni che sognavano la libertà ; i nove martiri aquilani furono uccisi “alle casermette” da un plotone di esecuzione composto da fascisti e nazisti il 23 settembre 1943″, conclude ARCI L’Aquila.


L’Aquila Coraggiosa: una vicenda gravissima
Anche Simona Giannangeli di L’Aquila Coraggiosa è intervenuta sulla questione dichiarando che: “Il Comune  dell’Aquila decide ovviamente di patrocinare un evento segnato dal più vergognoso tratto di revisionismo storico, perché il sindaco della città, il suo partito ed il resto della maggioranza silenziosa che lo sostiene sono espressione della stessa posizione revisionista e fascista. Il sindaco deve ritirare immediatamente il patrocinio concesso, ma chi governa la città non ha alcuno strumento minimo per fare e proporre cultura, cultura dei diritti, cultura per la crescita umana e sociale di questa comunità. È l’ennesima vicenda gravissima che segna la storia di questo Comune che in sette anni ha precipitato la parola ed il concetto di cultura nel baratro di rivendicazioni fasciste su vicende storiche criminali ed impunite. Occorre allarmarsi, occorre rivoltarsi contro eventi simili, perché è in gioco la tenuta democratica in un territorio che è specchio di quell’erosione pericolosa dell’assetto democratico in atto nel paese”.

La nota di Fondazione Abruzzo Riforme
“La conferenza sul colonialismo italiano di Alberto Alpozzi organizzata dall’Associazione Piazza Fontesecco: il mito degli “italiani bravi gente”, una rilettura politica del passato” scrive in una nota, elaborata da Marcello Goussot, la Fondazione Abruzzo Riforme.
“Domani, a L’Aquila, si terrà una conferenza del giornalista Alberto Alpozzi dal titolo Italia coloniale. Il colonialismo italiano tra storia e “leggenda nera”. La conferenza è organizzata dall’associazione Piazza Fontesecco e Alpozzi è autore di una trilogia intitolata “Bugie coloniali”. Sin dal titolo appare chiaro che l’intento dell’iniziativa è distinguere tra una storia reale del colonialismo italiano e una narrazione distorta sulle sue responsabilità. Esso, del resto, viene richiamato esplicitamente nel comunicato dove si legge che «sono state invece sottaciute le luci che, accanto a quelle ombre, contraddistinsero la vicenda coloniale italiana: migliaia di chilometri di strade e ferrovie, modernizzazione agricola e bonifiche, rinnovamento urbanistico».
“È fondamentale conoscere gli eventi per come avvennero e non per come ci sono stati riportati da una certa consorteria di falsi intellettuali. La nostra Fondazione si occupa di storia del Novecento e per questo riteniamo necessario fare alcune precisazioni sul modo in cui in Italia è stato studiato il colonialismo: un breve riepilogo di natura storiografica, utile a inquadrare meglio il contesto degli studi nel tempo. L’Italia è un paese che ha conosciuto nel secondo dopoguerra una forte rimozione del proprio passato coloniale. Tra le varie ragioni (che sarebbe troppo lungo riportare qui) due hanno avuto un peso notevole: l’impossibilità di accesso ai documenti per circa un ventennio e il mancato processo di decolonizzazione. Per almeno un decennio la scrittura della storia del colonialismo italiano fu appannaggio esclusivo del Comitato per la valorizzazione dell’opera dell’Italia in Africa, creato con decreto interministeriale nel 1952. Un organismo ufficiale composto esclusivamente da ex funzionari coloniali. Il loro racconto del colonialismo italiano era incentrato sui tipici cliché dell’età liberale e fascista: umanità nel trattamento dei colonizzati, costruzione di infrastrutture (strade soprattutto), valorizzazione agricola delle colonie, colonizzazione demografica e non a fine di sfruttamento. Insomma, alla conferma e all’edificazione del mito degli italiani brava gente.”
“Tale monopolio – prosegue Goussot – generò un ritardo nella storiografia italiana rispetto alle omologhe britanniche e francesi. Così mentre queste si confrontavano con gli stimoli provenienti dai processi di decolonizzazione investendo larghi strati di opinione pubblica (si pensi all’India per la Gran Bretagna e l’Algeria per la Francia), in Italia la storia del colonialismo rimaneva appannaggio di pochi ex funzionari coloniali.
Fu comunque anche grazie alla spinta dei processi di indipendenza degli Stati africani che, a partire dalla fine degli anni Cinquanta e soprattutto con gli anni Settanta, anche storici di nuova generazione poterono finalmente accedere agli archivi coloniali e far emergere la realtà complessa del colonialismo italiano: si pensi a Roberto Battaglia, Giorgio Rochat e, soprattutto, Angelo Del Boca. Un lavoro di archivio approfondito che fece emergere come il mito della brava gente e del colonialismo dal volto umano fosse appunto un mito e nient’altro. Dalle feroci repressioni sin dalle prime occupazioni in Eritrea di fine Ottocento, alla battaglia di Adua, passando per la guerra di Libia con le sue impiccagioni e deportazioni, fino alla repressione della guerriglia in Cirenaica dove la popolazione fu rinchiusa in campi di concentramento, per arrivare all’uso delle bombe all’iprite e fosgene in Etiopia e alle feroci stragi successive all’occupazione (Addis Abeba e Debré Libanos).
Con gli anni Ottanta una nuova generazione di storici portò l’attenzione sul razzismo coloniale: oltre ad Angelo Del Boca, Gianluca Gabrielli, Luigi Goglia, Nicola Labanca e altri hanno riportato alla luce come il fascismo, dopo la conquista dell’Etiopia, emanò una serie di provvedimenti legislativi (unico colonialismo a fare questo) volti a creare un regime di vero e proprio apartheid tra colonizzatori e colonizzati.
È stato l’inizio di una nuova stagione per gli studi sul colonialismo italiano che, grazie al fecondo incontro con i postcolonial studies, all’apertura ad altre discipline come l’antropologia, la geografia, la sociologia, la psichiatria ha potuto aprirsi in senso internazionale e andare oltre gli aspetti politico-diplomatici per penetrare a fondo il mondo coloniale. La storia coloniale italiana ha smesso di essere raccontata solo dal punto di vista dei colonizzatori, ma ha assunto al suo interno quello dei colonizzati.
Così negli ultimi trent’anni la storiografia sul colonialismo italiano ha conosciuto un enorme sviluppo che ha reso più complesso il quadro generale.
Per questo ogni tentativo di riproporre il mito degli italiani brava gente e civilizzatori è fuori dal tempo e nasconde altri intenti, quelli sì, militanti e politici.”


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