“A quindici anni dal terremoto pensare di ridurre il 6 aprile ad un giorno incentrato soltanto sul tema del lutto e del ricordo di quella notte sarebbe riduttivo, quindici anni iniziano ad essere tanti, si può iniziare a vedere una nuova città, una nuova comunità che mai come prima d’ora ha bisogno di ritrovarsi perché ancora vagabonda alla ricerca di una stabilità e di una normalità che ormai non fanno più parte delle nostre vite.
Inizia ad avvicinarsi il momento in cui ci troveremo davanti ad un bivio, accontentarci e chiudere gli occhi facendo finta che tutto vada bene oppure costruire davvero un’opportunità di rinascita e una consapevolezza di avercela fatta, lasciando alle generazioni future un posto migliore di quello che stiamo abitando.
È per questo motivo che mi auguro che il 6 aprile diventi un momento di riflessione, da qui ai prossimi decenni, per l’intera comunità.
Un momento in cui tracciare delle linee per capire dove stiamo andando, cosa stiamo diventando e cosa potremmo essere, partendo da concetto base del “Fare Memoria”.
“Fare Memoria” significa parlare di un evento disastroso come il terremoto anche a chi nel 2009 non era ancora nato, ma non con l’obiettivo di spaventare le generazioni più piccole, ma di insegnare a non rimuovere ciò che ha condizionato e sta condizionando la nostra e la loro esistenza.
“Fare Memoria” significa non nascondere la sabbia sotto il tappeto ma avere la consapevolezza che anche dalle cose più brutte di riescano a creare opportunità per un futuro migliore, e questa non può e non deve rimanere soltanto un’utopia.
Quest’anno tra le iniziative che abbiamo pensato per l’anniversario i bambini e le bambine dell’Aquila sono tra i protagonisti di questi incontri ed eventi, insieme ai ragazzi e alle scuole, perché è da lì che deve partire il messaggio che la Memoria non è un qualcosa che ti fa restare aggrappato al passato ma è invece una molla incredibile verso il futuro.
Cambiare insieme il senso di questo giorno è una responsabilità dell’intera Città che oltre a ricordare per sempre chi da quella notte non è più con noi ha il dovere di far sì che da quel momento possa davvero rinascere un fiore, un fiore in grado di colorare in maniera diversa il futuro di noi tutti”.
Federico Vittorini parente delle vittime e attivista
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