Lettera aperta alla Asl 1: “Che fine ha fatto il diritto all’aborto farmacologico?”

Lettera aperta alla Asl 1: “Che fine ha fatto il diritto all’aborto farmacologico?”
03 Giu 2024

Lo “strano caso” della scomparsa della RU486, la denuncia dell’associazione FuoriGenere

Nel maggio 2023 l’ospedale San Salvatore dell’Aquila ha avviato il servizio di erogazione della RU486, il farmaco abortivo che, secondo le linee guida dell’OMS, permette l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica fino alla 12esima settimana di gravidanza, senza ricorrere quindi all’intervento chirurgico. Purtroppo però questo servizio, che è a tutti gli effetti una pratica medica, è stato interrotto a gennaio 2024, tra l’altro senza nessuna comunicazione alla cittadinanza, al contrario di come era stato fatto per annunciarne invece l’attuazione. Perché questa decisione improvvisa?

Uno “strano caso” questo, che, come collettivo transfemminista presente da anni sul territorio aquilano, non possiamo lasciare silente. Chiediamo alla dirigenza ASL e a chi di competenza di fornire le motivazioni che hanno portato all’interruzione del servizio. Nella nostra città, inoltre, neanche i consultori (oltretutto pochi rispetto a quelli previsti dalla legge 405/75) garantiscono questa pratica medica.

Conseguenza diretta di questo diritto negato a L’Aquila, è che ogni donna o soggettività con utero che voglia interrompere la gravidanza deve recarsi ad Avezzano, la sede più vicina a garantire questo servizio. Dirottare un servizio ospedaliero a decine di chilometri di distanza dal proprio domicilio significa costringere ogni donna o soggettività con utero a viaggiare per sottoporsi ad almeno quattro appuntamenti in reparto con un dispendio enorme di tempo, risorse e denaro. Vorremmo proprio liberarci dal dubbio di essere di fronte all’ennesimo cambio di guardia che strizza l’occhio agli antiabortisti, alla chiesa e al governo giocando sporco sulla nostra pelle, soprattutto in un momento storico in cui è stato approvato un emendamento che finanzia con fondi pubblici l’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori.

Pretendiamo una risposta chiara ed esaustiva e il ripristino del servizio per tutte le persone che attraversano le strutture sociosanitarie. Pretendiamo, inoltre, che quest’ultime siano laiche, gratuite e permettano di scegliere la maternità, la genitorialità, l’aborto o quando avere figl* facendo contraccezione.


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