Divieto di sedersi a San Berardino, il Pd: “Così si cacciano i più giovani. Servono più spazi per loro”

Divieto di sedersi a San Berardino, il Pd: “Così si cacciano i più giovani. Servono più spazi per loro”
31 Ott 2023

Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma del responsabile politiche sociali e rapporti col mondo delle associazioni del Partito democratico dell’Aquila, Alessandro Tettamanti e del segretario Nello Avellani sul divieto di sedersi sui “finestroni” dei portici di San Berardino all’Aquila.

“Riteniamo ingiusta, anti educativa e dannosa, la scelta da parte dell’Amministrazione, di far comminare alla polizia municipale delle multe per chi si siede sui finestroni dei portici di San Berardino.

Il commento del capogruppo consiliare di Fratelli d’Italia, Leonardo Scimia, sulle pagine di un quotidiano, conferma, in tutta la sua gravità, la natura punitiva ed etnica della misura delle multe, tenendoci a specificare che sono state comminate solo a minori stranieri non accompagnati (MSNA) o comunque extracomunitari, evidentemente suoi nemici.

Noi riteniamo che i giovani siano “giovani” sempre, al di là della loro etnia e, pur considerando le specifiche esigenze e le specifiche storie di quelli stranieri, non ci stiamo a vederli divisi, ma crediamo sia importante lavorare per integrarli e mettere in campo tutte le misure possibili nell’ambito del contrasto alla povertà educativa.

Crediamo allora che in realtà, con questo provvedimento delle multe, non si faccia altro che spostare tutti i ragazzi e tutte le ragazze più in là, dove saranno meno visibili e nessuna tutela può essere loro data, esponendoli a un maggiore pericolo.

L’Amministrazione chiarisca se questi giovani vuole provare a capirli come fa con il progetto di educativa di strada svolto dalla cooperativa Metis, o vuole cacciarli e non occuparsene.

Riteniamo che per contrastare comportamenti negativi e promuovere coesione sociale e sicurezza sia necessario considerare le cause dei fenomeni e da lì partire per intervenire.

Un approccio integrato che aiuterebbe davvero il lavoro delle forze dell’ordine con cui aprire finalmente una collaborazione, attraverso una messa in rete più strutturata e consapevole nell’ambito dell’attività di prevenzione.

Gli adolescenti e le adolescenti, i ragazzi e le ragazze, hanno bisogno di spazio in centro, spazio che non sta venendo loro dato ma tolto.

La ricostruzione del centro deve assolutamente iniziare a considerare diversamente lo spazio pubblico, prevedendo spazi e infrastrutture anche per le relazioni e quanto non sia direttamente legato alla produttività. Gli esperimenti temporanei di architettura tattica fatti nel 2021 e 2023 a Piazza Santa Maria Paganica, promossi dal Maxxi  e l’Università dell’Aquila in collaborazione con lo stesso Comune, sono una luce nel buio in centro storico in tal senso e andrebbero dall’Amministrazione ripresi ed incentivati oltre la temporaneità.

Gli episodi di violenza e i conseguenti  sentimenti di insicurezza diffusi tra noi aquilani e aquilane, sono dovuti infatti anche alla mancanza di queste relazioni e al conseguente smarrimento di un senso di comunità e appartenenza, implementato dalla scarsa residenzialità (con relativi servizi) in centro e dalla mancanza di politiche che la incentivino difendendo il diritto all’abitare.

I più colpiti da questo mancato diritto alla città sono i più giovani, che più di tutti ne hanno bisogno. Una città per essere tale deve avere spazi del genere, e l’Amministrazione ha il dovere di individuarli e destinarli, tramite una progettualità condivisa con i giovani stessi insieme alle associazioni.

Chiediamo a gran voce che venga subito messa in atto una progettualità partecipata per riempire di attività, rivolte alla cultura e alla socialità per i giovani, l’appena riqualificato ex Asilo occupato. Anziché trincerarsi nel silenzio, la stessa cosa l’Amministrazione dovrebbe farla per il Parco della Luna a Collemaggio, dove fa strada l’esperienza di CaseMatte iniziata dal Comitato 3e32.

Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati , che l’assessore Scimia sulle pagine del quotidiano si vanta di multare, è necessario ridurre la distanza tra città e Case famiglia, implementando ad esempio sul territorio lo strumento dei tutori MSNA e mettendoli in rete, e promuovendo in generale politiche di integrazione, con maggiori corsi d’italiano e per l’entrata nel mondo del lavoro.

Solo riconoscendo diritti di cittadinanza per tutti, come casa, istruzione, lavoro e trasporti, si può pensare di avere indietro coesione e sicurezza.

Il welfare per noi resta un investimento  importante per cui destinare risorse, troppo spesso stanziate per cose più futili e solo di facciata, o alla sola attività repressiva, che da sola, appunto, non può dare i risultati sperati.

Allo stesso tempo la politica si occupi che ai Comuni e alle strutture per i minori arrivino risorse adeguate, troppo spesso tagliate proprio dalle politiche delle destre,  premiando chi svolge bene il proprio lavoro e sanzionando chi eventualmente non lo fa.

Si attuino i progetti, pur presenti nel piano sociale, rivolti ai neo maggiorenni che escono dalla Case famiglia per continuare ad aiutarli a cercare casa e lavoro fino ai 21anni, piuttosto che lasciarli per strada esponendoli alla micro criminalità”.


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