L’AQUILA – “Mi concentrerò sulla gestione dei mari in questa fase, quindi su ciò che vuol dire globalizzazione, che è quasi sempre un elemento marittimo e quanto conta per esempio il mare nella sfida per eccellenza del nostro tempo come quella tra Stati Uniti e Cina”.
Questo il cuore dell’intervento dell’analista geopolitico e direttore della rivista Domino, Dario Fabbri, tenuto ieri all’Auditorium del Parco all’interno del “Festival delle città del Medioevo” che, in questa sua seconda edizione, promossa dall’Università degli Studi e dal Comune dell’Aquila, mette al centro proprio il tema delle “città e l’acqua”.
Davanti ad una sala piena, Fabbri ha da subito voluto denunciare come in Italia manchi una vera dimensione marittima, “il che è assurdo per una penisola ed è forse il nostro principale limite”.
Acqua che può diventare anche una minaccia: “il partito Yemenita-Sciita degli Huthi ha dimostrato invece – secondo Fabbri – di avere un’idea di acqua più sofisticata della nostra, in quanto sà che la globalizzazione è fatta d’acqua. Il destino infatti vuole che insistano sullo stretto di Bab al-Mandab e sanno che toccare il nostro commercio che li passa per il 15% a livello globale, vuol dire toccare le nostre vite”.
L’analista geopolitico, intervistato da Abruzzo Sera, ha dato anche un’anticipazione del prossimo numero di Domino, in fase di chiusura: “si occuperà della ‘notte dell’occidente’ – ha rivelato Fabbri -. Siamo la parte più fragile e anziana del pianeta, che fatica a reinventarsi e che guarda a ciò che sta accadendo intorno a noi con orrore ma anche con stupore… siamo la parte stupita del mondo: che le guerre fossero finite e che il mondo vivesse di economia e volesse campare come noi, ne eravamo convinti solo noi”, l’amara considerazione del Direttore, che nel servizio di Alessandro Tettamanti risponde anche alle nostre domande sul conflitto tra Israele e Hamas e quello tra Ucraina e Russia.
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