Sanità in Abruzzo: inattuata la riforma, conti in rosso e peggioramento del servizio

LEA
09 Lug 2024

Padovani e Verini: “La soluzione del gravissimo stallo è nelle mani della Regione che dispone degli strumenti di legge per commissariare i direttori generali delle ASL”

“La Sanità abruzzese e la ASL aquilana in particolare sono spesso alla ribalta della cronaca, quasi sempre per evidenziarne problemi e criticità, come la carenza di programmazione ed i deficit di gestione, e qualche volta pure per evidenziarne i risultati positivi grazie al duro lavoro dei medici e del personale tutto. Tuttavia, sono mesi che non si parla più della tanto sbandierata legge di riordino della rete ospedaliera, presentata dal governo regionale come la panacea di tutti i mali della sanità abruzzese. La legge è stata approvata sette mesi orsono, ad inizio dicembre 2023, e da allora tutto tace! Nulla è stato fatto per attuarla, applicarla, renderla operativa nelle strutture e nei territori.

Non vogliamo discutere qui nel merito di una normativa complessa che prevede una profonda riforma del sistema sanitario regionale, andando a toccare le competenze degli enti coinvolti nei servizi sanitari e la riorganizzazione dell’intera rete ospedaliera. Con riferimento alla ASL aquilana, si tratta di una legge che presenta indubbiamente alcune ombre ma pure una riorganizzazione delle strutture e dei reparti che migliora alcuni servizi ai cittadini, integra le strutture e valorizza anche la mobilità verticale di medici ed operatori.    Il problema è un altro: perché ancora non vengono fatti gli atti aziendali per rendere operativa la riforma? Nessuno lo comprende. Ricordiamo poi, aspetto particolarmente importante per la Asl aquilana, che la legge impegnava la Giunta regionale a far modificare il DM 70/15 per renderlo adeguato alle caratteristiche delle aree interne, territori fragili e tempo-dipendenti sotto tutti i punti di vista sanitario, ma anche su questo nulla è stato fatto. Viviamo una paradossale situazione di stallo o forse un cinico gioco delle parti: la Regione Abruzzo dichiara che le ASL hanno tutte le carte per poterla attuare mentre le ASL dicono che è tutto bloccato fino a quando non saranno prodotte le famose “linee guida” regionali. Chi ha ragione? A chi bisogna credere?

E’ ovvio che la soluzione del gravissimo stallo è nelle mani della Regione che dispone degli strumenti di legge per commissariare i direttori generali delle ASL che non provvedano a recepire tempestivamente gli atti di programmazione regionale, e quindi anche la riforma del
dicembre 2023. Ma la Regione non solo non ha commissariato il direttore generale della ASL aquilana, ma lo ha pure prorogato per un anno e senza bando! Se la Regione vuole applicare la riforma tanto promessa e sbandierata, bene, proceda al commissariamento delle ASL e
nomini un commissario ad acta per l’applicazione della legge. Se invece la riforma approvata era soltanto uno specchietto per le allodole per medici, operatori sanitari e cittadini, si continui con questo balletto indegno fatto di “scaricabarile” e del “non mi compete”.
Che il riordino della rete ospedaliera non risolverà i problemi della sanità è ovvio ma se può essere uno strumento per migliorare l’organizzazione dei diversi dipartimenti e reparti perché a distanza di sette mesi non si muove paglia? Forse a qualcuno giova mantenere l’attuale strutturazione dei reparti per carriere già decise a tavolino e che, con la riforma, potrebbero essere messe in pericolo…  Insomma, se la riforma non procede per interesse di qualcuno, è male, e se non procede invece solo per accidia ed incompetenza, è anche peggio…ed intanto in tutto Abruzzo, compresa la ASL aquilana, crescono le liste di attesa e cresce pure la mobilità passiva. E poi i pesanti rilievi della Corte dei conti: i costi delle ASL non sono compatibili con la sostenibilità del sistema regionale, nonostante la grave carenza nei servizi
erogati ai cittadini.

Forse il governo regionale vuole far credere agli abruzzesi di aver rivoluzionato la sanità con il gioco delle proroghe delle poltrone dei direttori generali, mentre la rete ospedaliera approvata dal Consiglio regionale (dopo 5 anni di attesa) non viene concretizzata. Il diritto alla salute, al centro della riforma, resta al palo come le tante urgenze rimaste tali: strutture, organici, carriere, attrezzature, liste di attesa, mobilità passiva, formazione. Una nuova rete è legge, peccato però che sia senza futuro perché la Regione non vuole attuarla”.


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