E’ intervenuto ieri all’Aquila l’attore e scrittore Moni Ovadia. Occasione, la presentazione del secondo libro dell’Aquilana Sabrina Prioli “Non finisce mai”, che racconta la violenza sessuale e le torture da lei subite nel 2016 quando si trovava come cooperante e sociologa nel Sudan del Sud, per un progetto di pacificazione.
“Da allora ho continuato a subire violenza – ha detto Prioli – il giudizio delle persone, l’indifferenza delle istituzioni, il pregiudizio, il silenzio. Continuo a sentire e subire l’ingiustizia nei miei confronti per come non sono stata supportata dalle istituzioni, dalla società civile e le persone che non hanno capito fino in fondo quale è stato il mio più profondo dolore. Quindi ‘non finisce mai’ perché la violenza, dopo una violenza, non finisce”.
“Sono molto onorato per essere stato chiamato da Sabrina per fare la prefazione del suo straordinario libro – ha detto Ovadia ad Abruzzo Sera – ho pensato che mi è stata data un’opportunità importante perché il fatto di appartenere al genere maschile è un deficit che spesso si esteriorizza in violenza e in una non comprensione della natura della relazione tra uomo e donna”.
Per Ovadia è necessario “formare dalla primissima infanzia i bimbi ad avere una profonda educazione interiore affinché finisca questo scempio di violenza che è paradigma della violenza più estesa. La misoginia – afferma l’attore di origini Bulgare – è la matrice primaria di ogni forma di violenza, razzismo e discriminazione. Se si esce dalla cultura della violenza in questa relazione primaria, sarà più facile farlo in generale sulla violenza”.
A proposito di violenza, non potevamo chiedere a Ovadia, proveniente da una famiglia di ascendenza ebraica sefardita e da sempre studioso del patrimonio artistico, letterario, religioso e musicale degli ebrei dell’Europa orientale, un suo pensiero sulla situazione Israelo-Palestinese: “Ad oggi non vedo via d’uscita, il sionismo è una forma di colonialismo anomalo, ma di una particolare violenza, ottusità, cinismo e incapacità di vedere l’altro. Il palestinese è il fratello – ricorda l’attore – i sionisti non capiscono come quanto più violenza attuano contro l’inerme e glorioso popolo palestinese, più preparano la loro distruzione”.
Due popoli due stati? No, per Ovadia “l’unica vera soluzione è uno stato plurinazionale per tutta la gente di lì, con Gerusalemme Città aperta sotto l’egida dell’Onu”.
“Sconfiggere la violenza maschile è una questione di volontà da parte degli uomini: fino a quando i maschi di questo paese non alimenteranno una volontà reale di costruire altre dimensioni nella relazione tra i generi, non andremo da nessuna parte”, ha detto l’avvocata del Centro Antiviolenza dell’Aquila e consigliera comunale per L’Aquila coraggiosa, Simona Giannangeli, anche lei intervenuta per la presentazione dl libro, visibile integralmente a questo link.
“Sono grata a sabrina di avermi coinvolta in un momento doloroso di cui porto le tracce e che ho condiviso standole a fianco finché ho deciso che il silenzio andava rotto e bisognava fare una interrogazione parlamentare che presentai insieme ad altre colleghe e che interruppe il voltare le spalle ad una donna che ha subito una violenza atroce avendo il coraggio di denunciarla”, le parole dell’Onorevole Pd Stefania Pezzopane.
“Un libro che bisogna leggere nelle scuole, prima ai docenti e poi agli studenti – ha affermato il consigliere regionale Luciano D’Amico. “Il primo merito di questo libro – ha continuato l’ex candidato a Presidente della Regione – è che contribuisce a dare un nome a determinate violenze esecrabili e se le cose non hanno un nome non esistono. Ci dice Sabrina nel libro che se nessuno ne parla non è successo e se non è successo può continuare a succedere senza che nessuno ne parli. Ringrazio davvero Sabrina per avere offerto la sua drammatica esperienza personale per denunciare tutte le violenze che succedono nelle nostre case, nei nostri condomini, nelle nostre università e aziende”.
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