L’Aquila, il Consiglio comunale è morto, viva il Consiglio comunale!

L’Aquila, il Consiglio comunale è morto, viva il Consiglio comunale!
25 Mar 2025

di Fabio Pelini

A L’Aquila il Consiglio comunale è morto. Ne danno il triste annuncio i consiglieri che nella mattinata di ieri ne hanno certificato la fine. Eppure, gli ingredienti per mantenere viva l’assise civica e appetitosa la seduta in programma c’erano tutti e ruotavano attorno ad un solo tema, quello della Sanità. Nel giorno in cui un sondaggio Demos ha certificato che il 51% degli italiani sono sempre più insoddisfatti del servizio sanitario nazionale, il consiglio comunale aquilano si è radunato in seduta straordinaria e aperta per discutere di “problematiche generali della Sanità nel territorio comunale”. Con il non detto fin troppo evidente che andava a parare nell’annunciato aumento dell’aliquota Irpef regionale, scelta necessitata dai debiti delle quattro asl abruzzesi. E, di conseguenza, fari puntati sulla Asl numero 1, da mesi nell’occhio del ciclone. Un aumento sostanzioso quello previsto, che contraddice promesse e rassicurazioni da campagna elettorale ora smentite dalle scelte che il centrodestra regionale starebbe per assumere. Non un argomento qualunque, ma il tema per eccellenza, che volente o nolente, investe tutti e che un Consiglio comunale dovrebbe avere cura e premura di assumere su di sé.

Così non è stato e, purtroppo, si è rivelata solo come l’ennesima occasione persa. Appena giunti a Palazzo Margherita, il clima è apparso subito chiaro. Plasticamente chiaro. Assenti il Sindaco Pierluigi Biondi e l’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì, convocata per l’occasione, gli unici interlocutori in aula per tentare di dipanare la matassa e scongiurare l’inopinato aumento delle tasse risultavano essere i vertici della Asl 1 L’Aquila-Avezzano-Sulmona, Ferdinando Romano e Alfonso Mascitelli. Ma, anche loro, forse per non essere da meno rispetto ai decisori politici datisi alla macchia, hanno pensato bene di intervenire in aula e poi abbandonare precipitosamente la nave, senza neanche fingere di ascoltare il dibattito e aprirsi al confronto.

Va da sé che quanto accaduto dopo sia stato un autoreferenziale dialogo tra sordi, con le opposizioni a perorare le buone ragioni di un ordine del giorno volto a scongiurare l’aumento della tassazione regionale e la maggioranza, in evidente imbarazzo per l’intero Consiglio, che ha risposto con un suo ordine del giorno all’interno del quale ha indicato di tutto, pur di non parlare di tasse e dintorni. Forse memori dell’insegnamento secondo cui per evitare di parlare di qualcosa basta negare che esisti, i consiglieri di centrodestra hanno ricordato la celebre scena del capolavoro di Mel Brooks, Frankenstein junior, nella quale Igor (alias Aigor) alle prese con una fin troppo evidente ipercifosi, dinanzi all’aiuto offerto da Gene Wilder nei panni del dottor Frederick Frankenstein – “Potrei aiutarti con quella gobba” – risponde senza esitazioni “Quale gobba?”.

Uno spettacolo imbarazzante, dunque, giocato sulla pelle (e le tasche) di cittadine e cittadini, stigmatizzato a più riprese da Stefano Palumbo che ha chiesto retoricamente, rivolgendosi evidentemente ad un interlocutore immaginario, dove fossero Biondi e Verì, e dopo la fuga repentina Romano e Mascitelli, senza ricevere dal presidente del Consiglio comunale Roberto Santangelo – fresco vincitore della contesa interna a Forza Italia – risposta alcuna e, anzi, con l’imperturbabile assessore regionale che ha continuato a gestire i lavori  d’aula come nulla fosse.

Il vero convitato di pietra della seduta è stato proprio il sindaco Pierluigi Biondi. Che per la verità in Consiglio comunale si fa vedere col contagocce, come fosse un passatempo domenicale e non un dovere istituzionale strettamente connesso al ruolo. Il Primo cittadino, che è anche presidente del comitato ristretto dei sindaci e dovrebbe caricarsi di responsabilità che vanno oltre il suo ruolo di capo del governo civico, sembra adottare il metodo Meloni: e cioè – come abilmente sperimentato in queste settimane cariche di imbarazzo nel dover barcamenarsi tra Trump e Unione Europea e, prima ancora con i casi Al-Masri e Santanchè – fingersi etereo, lasciando al povero Raffaele Daniele la faccia giusta per l’occasione. D’altra parte, come qualche divertito consigliere di maggioranza scherzava nei corridoi (“Biondi è ancora il nostro sindaco?”), con evidente sottovalutazione della carica autoironica della domanda retorica, il Primo cittadino sembra proiettato da tempo verso altri lidi. Chi sa cosa ne pensano Massimo Cialente, Biagio Tempesta o Enzo Lombardi, per citare alcuni noti ex sindaci della città, che mai si sottraevano al confronto, anche il più aspro, con le minoranze. Evidentemente, erano altri tempi.

L’esito del Consiglio, scontato fin dal principio dei lavori, è stato la bocciatura dell’ordine del giorno del centrosinistra e l’approvazione di quello del centrodestra, che ha raccolto il voto favorevole anche di pezzi dell’opposizione. Una notazione, questa, che vale solo per la cronaca, tanto appare scontata l’inutilità della deliberazione raggiunta. Perché ora, la partita vera è tutta interna alla maggioranza regionale, con Marco Marsilio e gran parte del centrodestra proiettati verso l’aumento delle tasse e la Lega che ha ribadito la sua contrarietà, nonostante i violenti attacchi del Presidente, intenzionato a tirare dritto e addirittura a cacciare dalla maggioranza chi voterà in maniera difforme. La consigliera regionale del Carroccio Carla Mannetti, intervenuta ieri in aula, ha assicurato che continuerà a portare avanti coerentemente la sua battaglia. Staremo a vedere.

Intanto, mentre in Abruzzo un cittadino su dieci deve rinunciare alle cure, le liste d’attesa sono peggio di un girone infernale, la medicina territoriale risulta ogni giorno di più depotenziata e il personale ospedaliero è sovraccarico e fa quel che può, il centrodestra aquilano tira un bel sospiro di sollievo, sperando che qualcosa ancora succeda per evitare che le macerie di una scelta così impopolare e a più riprese esorcizzata – più tasse e meno servizi – gli ricada tra capo e collo.


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