La storia della Perdonanza moderna ci spinge a riscoprirne il valore rivoluzionario di Pace, Umanità e Fratellanza

La storia della Perdonanza moderna ci spinge a riscoprirne il valore rivoluzionario di Pace, Umanità e Fratellanza
27 Ago 2023

di Fulvio Angelini

La storia della Perdonanza “moderna” è stata ricordata ieri in una emozionante e preziosa iniziativa promossa dalla “Cordata per l’Africa” nella chiesa di San Basilio, il più antico Monastero della città.

Grazie alla regia di Angelo De Nicola, sono stati coinvolti Errico Centofanti, Walter Capezzali, Fabrizio Marinelli e Goffredo Palmerini: tutti protagonisti della rinascita di un evento che fino al 1983 si era ridotto ad un appuntamento lontano anni luce dal significato originario.

Le persone di una certa età, infatti, ricordano che negli anni ’70 – forse sull’onda del boom economico – la Perdonanza si festeggiava con la “benedizione” delle auto parcheggiate nel piazzale di Collemaggio e che poi sfilavano strombazzando per la città, come se fosse un raduno di auto d’epoca. Era il modo in cui l’allora Ente Provinciale del Turismo promuoveva un evento (in realtà straordinario e unico nella storia dell’umanità) di cui dal 1294 L’Aquila era l’inconsapevole protagonista.

Inconsapevole perché fu Alessandro Clementi, compianto storico e intellettuale aquilano, a lanciare nel 1982 nell’ambito del Teatro Stabile l’idea di promuovere un evento che interpretasse e facesse rivivere in chiave attuale l’autentica interpretazione del messaggio Celestiniano. Clementi, studioso sopraffino e traduttore della Bolla aveva capito la portata universale di quella indulgenza e le potenzialità formidabili che poteva esprimere in senso religioso e civico.

Fu il sindaco Tullio De Rubeis a condividere l’idea e a incaricare Errico Centofanti di promuoverne il progetto artistico e organizzativo. Progetto che – sostenuto con entusiasmo dall’allora vescovo dell’Aquila Carlo Martini – dette vita al primo Corteo in cui la Bolla dal Palazzo di Città veniva condotta a Collemaggio.

Non c’è bisogno di sottolineare le differenze con l’oggi.

La semplicità e la sobrietà dell’organizzazione sembrano davvero espressione di un’altra epoca e di un altro mondo. Eppure, a rifletterci bene, si può dire che “quella” Perdonanza sia più vera, più coerente, più autenticamente espressiva del messaggio di Pietro da Morrone.

Ad ispirare quella e poi altre edizioni della Perdonanza – grazie al contributo di storici di valore mondiale come Raoul Manselli – fu l’idea di trasmettere il senso del Perdono come riconoscimento delle responsabilità e delle colpe di ognuno, il bisogno di superare i sentimenti di rancore e odio, la necessità di affermare un interesse superiore di Pace, Umanità e Fratellanza (a Sorellanza, diremmo oggi), la fine degli egoismi e delle indifferenze che sono la peggiore e anonima forma di complicità con il male, la volontà di battersi senza sosta per il prossimo più debole perché, come diceva il cardinale Carlo Maria Martiniil peccato più grande è perdere la speranza”.

In questa cornice spirituale e laica al tempo stesso nei suoi anni migliori la Perdonanza ha espresso segnali di assoluto valore etico, religioso e politico nel senso più nobile del termine, ha cercato di proiettarsi in una dimensione mondiale e universale, ha messo a disposizione il messaggio di Celestino di cui gli aquilani devono sentirsi custodi, non proprietari.

Così si svolsero per anni Convegni storici di prestigio internazionale, furono invitati all’Aquila personalità vincitrici del Premio Nobel, furono ospitate città martiri delle guerre come Sarajevo, furono promossi incontri di dialogo tra israeliani e palestinesi in nome di una prospettiva di pace senza tempo e senza confini.

E gli eventi culturali che accompagnavano le giornate, ebbero – tra gli altri – la straordinaria espressione dell’Isola Sonante: era il 1984 e la città accoglieva musica e danze, mostrando il meglio di sé, affinché con “hymnis et canticis” si svolgesse la festosa giornata del giubileo celestiniano.

Tutto questo per dire che ci sarebbe bisogno di tornare alle origini.

Certo, è piacevole assistere a concerti e spettacoli di artisti famosi.

Ma se si volesse almeno un po’ proteggere e testimoniare il senso della Perdonanza, si potrebbe immaginare di attualizzare il messaggio rivoluzionario di Celestino: ad esempio pensando a come mettere in pratica l’Enciclica “Laudato si” di Papa Francesco per la custodia del creato e la protezione della natura. Oppure con l’ambizione di ospitare all’Aquila ogni atto, colloquio, incontro di pace per la soluzione del conflitto in Ucraina. Non abbiamo una tradizione diplomatica, ma potremmo offrire una cornice spirituale e civile di perdono e pacificazione lunga 729 anni.

E a voler essere veramente coerenti – come ha detto Monsignor Molinari – si sarebbero potute devolvere in beneficienza e per progetti di solidarietà le esagerate risorse spese per il palco degli spettacoli di Collemaggio.


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