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L’Aquila coraggiosa sui nuovi vincoli per il Gran Sasso: si ragioni su offerta turistica variegata e di qualità ecologica

Riportiamo di seguito l’intervento del gruppo consiliare di L’Aquila coraggiosa relativo ai nuovi vincoli adottati per il Gran Sasso

Dopo anni di manovre dilatorie e in ossequio alla Procedura di Infrazione 2163/2015, finalmente i siti di importanza comunitaria (SIC) sono stati trasformati in zone speciali di conservazione (ZSC), con DGR n. 953 del 28/12/2023 della regione Abruzzo adottata con ritardo gravissimo e colpevole.

Va ricordato che le montagne sono un bene comune oggi di valenza europea e non possono essere trasformate in cave dalle quali estrarre consensi elettorali.

I vincoli che scaturiscono dalla trasformazione delle SIC in ZSC non sono da leggere come freni, come ostacoli, come impedimenti allo sviluppo dei luoghi montani.

In realtà le attività importanti per le comunità locali restano salvaguardate dalla cosiddetta fattispecie uso e consuetudine. Se si avesse la volontà ed il coraggio di percorrere sentieri politici liberi dalle logiche di potere, ripuliti dalla ricerca spasmodica e a tutti i costi di manciate di voti, se si pensasse ai vincoli quali strumenti virtuosi da utilizzare per consentire attività di valorizzazione delle montagne e dei loro comprensori, forse si potrebbe delineare una progettualità complessiva che metta al centro la vivibilità ambientale, l’equilibrio ambientale, coniugando l’idea di sviluppo dei luoghi con lo sforzo costante di mantenimento delle peculiarità che essi offrono.

Vanno recuperati atti e documenti programmatici oggi di forte attualità come Appennino Parco d’Europa e come la Rete ecologica europea con i necessari Corridoi ecologici e le necessarie Zone Contigue e su questi vanno elaborate immediatamente “schede progetto attuative” a forte e diffuso effetto di rilancio per la complessa e articolata realtà sociale, storica ed economica dei nostri massicci.

I parchi sono intesi come nemici, si invoca ovunque la caccia a qualsiasi tipo di animale, si sradicano boschi per gettare cemento, si lanciano grida di allarme contro i vincoli.

Per contrastare le politiche distruttive della destra, bisogna avere il coraggio e la coerenza di proporre una visione che contrasti la logica dei vincoli quali nemici, logica pericolosa, perché legittima azioni di aggressione della montagna, che non la renderebbero certo “accessibile e fruibile”.

Perché i vincoli fanno così paura?

E come mai non fa altrettanto paura il terribile mutamento del clima, le montagne senza neve, gli animali e le piante senza acqua, lo scempio che l’azione umana ha causato in tutto il pianeta?

Oltre al dibattito su colpevoli, soluzioni e mitigazione, il riscaldamento climatico comincia a far sentire effetti prima di quanto ci si aspettasse anche su aree che si pensavano lontane dall’esserne intaccate. Più caldo, va da sé, vuol dire meno neve. Meno neve, va ancor più da sé, vuol dire meno – in molti casi zero – turismo correlato alle strutture sciistiche.

In Italia, ma non solo, ci ostiniamo a investire in un settore sempre più ridimensionato e insostenibile a causa della crisi climatica. Al posto di continuare a sfruttare il nostro territorio, dobbiamo pensare a una riconversione turistica. Gli inverni sono sempre più miti, le precipitazioni scarseggiano e a rendere possibile l’apertura delle piste da sci sono sempre più spesso i cannoni sparaneve. Quando è possibile usarli, almeno: su vari impianti sciistici degli Appennini fa troppo caldo persino per la neve artificiale.

Occorre investire con criterio e senso della realtà, senza paraocchi. Bisogna che le istituzioni riflettano su quello che è oggi la montagna alla luce dei cambiamenti climatici.

Più che sulla riconversione, però, spesso si continua a investire su nuovi impianti. In Italia “fioccano” gli impianti ma senza neve. Sono 150 i nuovi i progetti che minacciano i siti protetti da Rete Natura 2000, 234 gli impianti dismessi (54 in più rispetto all’edizione 2021), 135 le strutture dal futuro incerto e 149 i casi di “accanimento terapeutico”, cioè, che sopravvivono con forti iniezioni di denaro pubblico.

Sono molte le difficoltà economiche in aree che già si stavano riprendendo faticosamente dopo due intensi anni di Pandemia e relative conseguenze finanziarie. È il caso delle stazioni sciistiche appenniniche che garantiscono la vitalità delle comunità che gli vivono attorno. Assenza di neve significa necessariamente assenza di indotto nel turismo, con enormi danni al sistema economico delle aree montano-appenniniche. Il turismo legato allo sci ora ha bisogno di cambiare pelle. Sarebbe un errore imperdonabile se non lo si riconoscesse, in primo luogo per le comunità locali. Ci troviamo di fronte a una montagna che cambia a vista d’occhio, dove sarà sempre più difficile identificare la stagione invernale con lo sci e per questo avrà bisogno di riconfigurarsi in un’idea di sostenibilità più ampia. Se fino a ieri l’uomo pensava di poter consumare spazi illimitati e costruire senza dover “rendere conto” alla natura, questo ora non è più possibile. I guai causati dai cambiamenti climatici e dal Covid 19 ci insegnano che proteggere la natura è l’unico modo per sottrarsi alla roulette russa dei disastri. L’offerta turistica che dal dopoguerra ha caratterizzato molte delle nostre montagne rappresenta una delle maggiori cause del deterioramento del paesaggio naturale. Ad un uso inadeguato del territorio si aggiunge poi l’impatto estetico negativo delle strutture abbandonate.

Le montagne, da meri luoghi di consumo, devono trasformarsi in sedi di elaborazioni innovative e sostenibili. Lo sviluppo dovrà essere orientato a una maggior qualità ecologica. Sarebbe strategico guardare al passato per riscoprire le vie del turismo lento, fatto di scoperta dei territori e di offerta turistica il più possibile variegata, allontanandosi dalla monocoltura dello sci da discesa. Un’impostazione del genere darebbe la possibilità di investire su comunità che altrimenti verrebbero sempre più tagliate fuori dai discorsi economici.

Simona Giannangeli

Lorenzo Rotellini

Gruppo consiliare L’Aquila Coraggiosa

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