“Il caso del Guerriero di Capestrano, oggi simbolo della Regione Abruzzo, continua a suscitare polemiche. Alessio Consorte, regista e giornalista, autore del film “Il Guerriero mi pare strano”, denuncia l’infondatezza e l’inattendibilità delle dichiarazioni diffuse attraverso la stampa locale dalla professoressa Oliva Menozzi, direttrice del Centro di Ateneo di Archeometria e Microanalisi dell’Università D’Annunzio”.
Lo fa sapere il regista stesso in una nota stampa.
“La professoressa ha dichiarato: “L’autenticità del Guerriero è confermata anche dalla tipologia di patina con cui è rivestita la statua: nel tempo, è stata attaccata da sali, i cosiddetti ossalati, – e si vede benissimo in alcuni punti come il mento – che non impiegano 80 o 100 anni per formarsi, ma 2mila. Quando è stato rinvenuto, il Guerriero aveva grandi problemi relativi all’aggressione degli ossalati, come ben evidenziato dal geologo romano Silvano Agostini.”
Consorte replica: “Le dichiarazioni relative alla datazione degli ossalati sono infondate e del tutto inattendibili, poichè gli ossalati non possono essere datati se non tramite una prova al carbonio-14 (C-14). La professoressa Menozzi dimentica di dire che gli studi sulla presunta presenza degli ossalati sul mento del guerriero si basano esclusivamente sull’analisi di una foto risalente al 1936.”
“Al momento, non esistono documenti scientifici pubblicati che provino l’esistenza di ossalati sulla statua risalenti a 2.000 anni. Tali dichiarazioni, che scientificamente hanno un valore pari a zero, sono state oltremodo rilanciate sui social dalla Direzione Regionale dei Musei Abruzzo, mentre il Ministero, ad oggi, non ha ottemperato alla sentenza del TAR Pescara, non avendo ancora esibito i documenti ufficiali XRF che ha dichiarato di possedere”, prosegue il regista.
“Per parlare di ossalati, la professoressa Menozzi avrebbe dovuto pubblicare dati scientifici utilizzando tecniche come la diffrazione a raggi X (XRD), la spettroscopia infrarossa in trasformata di Fourier (FTIR) o la spettroscopia Raman. Queste metodologie, scientificamente valide, avrebbero confermato la presenza di ossalati, ma per la loro datazione sarebbe stata necessaria un’analisi al carbonio-14 (C-14)” conclude.
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