di Sara Ramzi
Le pressioni danno risultati: dopo vari mesi all’ospedale di San Pio di Vasto riprende il servizio di interruzione volontaria di gravidanza. Al centro delle denunce di organizzazioni e collettivi femministi, l’impossibilità ad accedere all’aborto nell’ospedale teatino era diventata un caso: a causa di un alto tasso di obiettori di coscienza, per mesi il diritto è stato negato. Lo dichiarava pubblicamente anche Gabriele D’Egidio, il primario di ginecologia e ostetricia di Vasto, confermando l’assenza di personale non obiettore nel suo reparto. Grazie alle azioni dei collettivi, oggi due medici obiettori sono stati inseriti nell’organico.
Solo qualche settimana fa una donna ha raccontato che, recandosi all’ospedale di Vasto per accedere all’IVG, era stata costretta ad ascoltare il battito del feto, una pratica sempre più denunciata di violenza psicologica. Lo aveva reso noto Benedetta La Penna, della Commissione Pari Opportunità della Regione e Collettivo Zona Fucsia. “Possiamo dire che oggi qualcosa è cambiato: sono stati formati due medici non obiettori. Non è un miracolo. È il frutto di pressione politica, battaglie pubbliche e mobilitazione femminista. È il risultato concreto della nostra azione come Collettivo Zona Fucsia e di tutte quelle soggettività che hanno continuato a denunciare questa grave violazione di un diritto fondamentale”, commenta oggi La Penna.
“È la prova che organizzarsi serve, che la lotta per i diritti non è mai inutile, e che anche nei territori più marginalizzati si può invertire la rotta. Non dimentichiamolo mai: l’obiezione di coscienza, seppur prevista dalla legge 194, non può trasformarsi in un sabotaggio sistematico dell’accesso all’IVG, un diritto che deve essere garantito in modo universale, gratuito e sicuro”, conclude.
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