di AP
Accertamento irripetibile oggi ad Ortona da parte dei RIS (Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche) nella villetta di Contrada Casone, dove lo scorso 18 agosto è stata trovata morta Lorena Paolini, 53 anni.
È stato il pm Gianluca Falasca, titolare dell’inchiesta sulla morte della donna, a disporre l’accertamento.
A mesi di distanza dalle prime dichiarazioni rese, l’unico indagato, il marito della vittima, Andrea Cieri, ha fornito una ricostruzione dell’accaduto sostanzialmente diversa.
Cieri, titolare di una nota attività di onoranze funebri, aveva dichiarato in prima istanza di aver trovato sul divano il corpo della moglie, morta a causa di un malore. Successivamente ha dichiarato di averla trovata impiccata al lampadario del ripostiglio, versione confermata dalla figlia minore della coppia, che si trovava in casa al momento della tragedia.
I RIS si concentreranno dunque sul ripostiglio, per analizzare se vi siano segni compatibili con un’impiccagione e se la struttura era in grado di reggere il peso del corpo della donna.
L’ipotesi del suicidio però ha fatto indignare e non convince i familiari della donna, in particolare la sorella Silvana, che si interroga su come sia possibile cambiare versione in maniera così radicale dopo mesi.
Inoltre la donna ha dichiarato di ricordare che il viso di Cieri, il giorno della morte di Lorena, presentava segni come graffi, giustificati poi dall’uomo come effetto di una dermatite: Silvana Paolini non ha però memoria di disturbi di questo tipo del cognato.
A questo punto si attende dunque di sapere se il sopralluogo dei Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche possa validare l’ipotesi del suicidio o smentirla nettamente.
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