“Come rivivere L’Aquila 2009”: l’incubo della ricercatrice abruzzese a Lisbona

“Come rivivere L’Aquila 2009”: l’incubo della ricercatrice abruzzese a Lisbona
04 Set 2025

“In quelle due ore è stato come rivivere la tragedia del terremoto dell’Aquila del 2009”. Con queste parole, cariche di dolore e di un passato mai dimenticato, Stefania Lepidi, la ricercatrice abruzzese rimasta coinvolta in un grave incidente a Lisbona, ha raccontato all’ANSA le ore di terrore vissute durante le operazioni di soccorso. Una storia di attimi che si dilungano in un’eternità, un’esperienza che ha risvegliato il trauma di un’altra catastrofe.

La ricercatrice ha descritto i momenti concitati che hanno preceduto lo schianto: “C’è stato il botto della cabina che si è schiantata dietro di noi, quindi il terrore e in un attimo lo slittamento della anche nostra cabina e il fortissimo urto”. Un impatto violento, inaspettato, che ha trasformato un viaggio in un incubo. Per due lunghissime ore, Stefania è rimasta intrappolata, stesa a terra.

Le sue parole dipingono un quadro straziante della scena: “Sono rimasta per due lunghissime ore stesa a terra, sul sangue, durante le quali non potevo fare a meno di vedere tutto il dramma che avevo davanti: persone ferite, corpi che i soccorritori cercavano di estrarre, vigili che passavano davanti a me con tenaglie, barelle, coperte”. Un’attesa angosciante, in mezzo al caos e al dolore, con i soccorritori che lavoravano instancabilmente per liberare le vittime.

Il racconto della donna abruzzese getta una luce su come un trauma passato, come quello del terremoto del 2009, possa riemergere, anche a distanza di 16 anni, con forza in un momento di pericolo e vulnerabilità. L’esperienza di Stefania Lepidi, seppur a chilometri di distanza dall’Abruzzo, ha ripercorso, in quelle due ore, la stessa paura e la stessa drammaticità di un evento che ha segnato profondamente la sua vita e quella di un’intera regione.


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