di Alessandro Tettamanti
Ieri è stato il terzo, e forse, per ora, ultimo giorno in cui i trattori degli agricoltori in protesta hanno pacificamente invaso L’Aquila, raggruppandosi presso il piazzale del centro commerciale Agorà sulla statale 80 vicino l’Ospedale, ed attraversando la città una seconda volta ieri sera, quando Viale Corrado IV è divenuto una lunga sfilata di mezzi e la città si è bloccata.
Tanti i clacson di solidarietà come d’altronde forte anche lo stress degli automobilisti quando i mezzi si sono rimessi in moto.
Quella dei trattori è la prima evidente protesta che si rivede lungo le strade della città da un po’ di tempo a questa parte. Sotto accusa, da parte degli agricoltori, i prezzi troppo alti del gasolio e più in generale la Politica Agricola Comune. La Pac è un insieme di leggi adottate dalla comunità europea per offrire una politica agricola unificata
Politica che impiega il 33% del bilancio europeo per sostenere il mondo agricolo ma ora l’Europa ha destinato il 30% delle risorse a iniziative ambientali riducendo il budget dei sussidi agli agricoltori. Ha anche introdotto restrizioni sul’uso di prodotti fitosanitari e fertilizzanti dannosi per l’ambiente e la qualità del cibo, che secondo gli agricoltori hanno fatto sì che i costi di produzione si alzassero.
Martina Crocenzi, allevatrice di Barete è una delle promotrici della protesta spontanea degli agricoltori all’Aquila:
“Siamo al terzo giorno di protesta – dice – contro il Caro gasolio e per rinegoziare i termini della Pac. A causa sua per esempio gli ovini stanno sparendo da questo territorio perché non ci sono più addetti”.
Ma le richieste vanno oltre e chiedono ad esempio oltre all’abbattimento delle accise sui carburanti, “un secco no all’introduzione irpef su terreni agricoli, politiche attive per il contenimento della fauna selvatica per proteggere le coltivazioni, agevolazioni per le aree di montagna, un rinegozianti della PAC in base alla necessità delle aziende, libera autonomia nella scelta delle coltivazioni e dell’allevamento”.
Luciano D’amico, candidato alla presidenza della regione nelle elezioni del prossimo 10 marzo, dopo aver visitato il presidio degli agricoltori di Chieti si è presentato ieri a quello dell’Aquila insieme a una delegazione del Partito democratico composta tra gli altri dal segretario Nello Avellani e dai due candidati Pierpaolo Pietrucci e Rita Innocenzi.
Alle richieste degli agricoltori D’Amico ha risposto: “Il nostro obiettivo è potenziare le arre interne ed evitare che si spopolino come sta accadendo, e la migliore risorsa per fare questo è che si faccia un’agricoltura di qualità, l’attività che più coerentemente si presta a queste aree. Credo che se siamo stati capaci di resistere ai prodotti agricoli d’importazione, abbiamo fatto una cosa buona perché altrimenti staremo a combattere non solo con problemi di occupazione ma anche di salute pubblica”.
“Comprendo bene i vostri problemi – ha aggiunto l’ex rettore dell’Università di Teramo -. I miei producevano grano che è una cosa che quando va bene non ci si rimette. So bene che la concorrenza viene fatta dalle grandi multinazionali , noi potevamo essere bravi quanto volevamo ma arrivavano coltivatori di altri Paesi come il Canada, e ci mandavano fuori mercato con prezzi straordinari. Ma a forza di utilizzare quei prodotti sono sorte anche delle malattie in quanto i grani iper protettitici canadesi fanno venire la celiachia, è dimostrato. Noi dobbiamo individuare allora una produzione che non solo non fa male ma fan bene. E per fare questo non ci vogliono le multinazionali, ma ci vuole chi fa piccole coltivazioni ma di alta qualità”.
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