Non in nostro nome: l’appello dei docenti pescaresi per la Palestina

Non in nostro nome: l’appello dei docenti pescaresi per la Palestina
11 Nov 2025

Riceviamo e pubblichiamo

“Il comitato di docenti del territorio di Pescara e dintorni Non in nostro nome reputa cruciale che l’opinione pubblica internazionale e nazionale resti lucidamente vigile su quanto sta accadendo nei Territori Palestinesi Occupati in questo preciso momento. Le sottoscrizioni della nostra lettera aperta sono triplicate (siamo a circa 300 firme) e sono ancora in corso al link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSfwo4o_lsvxYAw9CM7ejTOqeW1hVC3LHcINegyHmsBLG5c9zA/viewform?pli=1

Il fragile cessate il fuoco a Gaza è già finito, il progetto genocidiario continua e anche il tentativo di annessione della Cisgiordania. Soltanto nella giornata di domenica 19 ottobre 153 tonnellate di bombe sono state sganciate sulla città di Gaza. Più di 11.000 palestinesi restano detenuti, di cui 3.500 senza processo; almeno 77 persone sono morte in custodia dal 2023. Il 53% della striscia di Gaza è attualmente occupato dall’esercito israeliano; uno scenario in cui si chiama “piano di ricostruzione” il puro, semplice e ulteriore furto di terra. La prolungata e illegale occupazione israeliana del territorio palestinese è giunta agli esiti estremi del consolidamento di un regime di apartheid di matrice coloniale grazie al sostegno e all’assistenza di altri Stati che hanno fornito supporto militare, politico ed economico, unito alla riluttanza nel chiamare Israele a rispondere dei suoi crimini. Così insiste il Report of the Special Rapporteur on the situation of human rights in the Palestinian territories occupied since 1967, Francesca Albanese, dal titolo Gaza genocide: a collective crime, del 20 ottobre 2025: in violazione ai propri obblighi di garantire mezzi adeguati di sopravvivenza — come ribadito dalla Corte Internazionale di Giustizia — la campagna genocidaria condotta da Israele ha deliberatamente cercato di distruggere il sistema umanitario che sostiene la popolazione sotto occupazione. Ciò è avvenuto attraverso il bombardamento diretto di magazzini dell’UNRWA, di siti di distribuzione alimentare, di scuole e di cliniche, campagne diffamatorie contro l’UNRWA, la promozione di agenzie pseudo-umanitarie create ad hoc, che si sono rivelate l’ennesima trappola mortale per una popolazione ridotta allo stremo dalla fame (oltre 2.300 palestinesi uccisi nei “siti di assistenza” della GHF, da fine maggio 2025 a oggi).

Il 23 ottobre 2025 la Corte Internazionale di Giustizia ha ribadito che Israele, in quanto potenza occupante, ha l’obbligo di facilitare l’ingresso di beni di prima necessità nella striscia di Gaza. Israele non permette l’ingresso del materiale necessario ad affrontare l’inverno di Gaza. Nove agenzie umanitarie internazionali si sono viste negare 23 richieste per quasi 4 mila bancali. Milioni di kit termici, tende, biancheria, coperte sono bloccati in Egitto, in Israele e in Giordania mentre circa 260 mila famiglie, quasi 1,5 milioni di persone, rimangono senza un riparo sicuro. Il direttore generale  dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, parla di 15mila pazienti a Gaza in attesa di evacuazione tra cui 3800 bambini. Oltre 238 persone (di cui 46 bambini) sono state uccise dall’inizio della tregua, più di 600 i feriti. 

Noi insegnanti del territorio di Pescara e dintorni uniamo la nostra voce a quella di quanti pretendono la fine di ogni complicità e il ripristino delle garanzie del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, dei diritti umani fondamentali, del diritto internazionale. Educhiamo alla pace e sappiamo molto bene che non può esserci vera pace senza giustizia e che un popolo senza scuole e università è un popolo senza futuro. 

Tutti i sostegni militari e politici al governo Netanyahu – su cui ricordiamo pende un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale – devono essere sospesi. 

La diplomazia deve servire a prevenire i crimini, non a giustificarli. 

La complicità col genocidio deve finire”. 


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