di Fabio Pelini
Che il valore spirituale della Perdonanza fosse ormai ai margini delle celebrazioni era noto da tempo. Ma che il simbolo stesso del primo Giubileo della Storia costituisse quasi un intralcio per i circenses aquilani lascia basiti. È un aspetto che c’entra poco con la polemica politica, perché lo spettacolo che si para davanti agli avventori – per lo più turisti – che si recano in questi giorni a visitare la grande bellezza di Collemaggio, o semplicemente ad assaporare l’attesa della festa identitaria dell’aquilanità nel suo complesso, è sconcertante: il palco per gli spettacoli è inopinatamente a ridosso del portale della Basilica, troppo a ridosso, visto lo spazio di circa tre metri che li separa.
Il secondo pensiero che inevitabilmente soggiunge dopo il primo di stupore, riguarda il parere della competente Soprintendenza, la quale potrebbe sollevare quantomeno qualche dubbio sulla scelta assunta. Quel che sappiamo è che almeno fino all’otto di agosto, data della determina n. 3504 con cui la Giunta aquilana ha programmato e aggiudicato l’allestimento del palco e delle attrezzature di supporto, il nulla osta della Soprintendenza non c’era.
Se nel frattempo sia arrivato, sta all’amministrazione comunale eventualmente comunicarlo. Quel che è certo è che se è vero che il palco addossato alla facciata di Collemaggio non è una novità, mai lo spazio lasciato libero era stato così ridotto. Sempre in funzione di chi vede nell’indulgenza plenaria un’occasione per fare di questa città un eventificio (naturalmente a spese di tutti) utile per incassare applausi e consensi (elettorali), ma che tradisce la spiritualità che per credenti e non dovrebbe rivestire l’evento celestiniano, divenuto patrimonio immateriale dell’Unesco non certo per il campionario di musica pop e la conseguente passerella a buon mercato di cui beneficiano politici ed epigoni vari.
(Si ringraziano per le foto Pierluigi Pezzopane e Massimo Alesii).

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