Pubblichiamo di seguito un comunicato scritto dal collettivo di cittadine e cittadini che fino a qualche anno fa gestiva quella che era la realtà dell’Asilo Occupato in Viale duca degli Abruzzi.
Queste le parole con cui, nel 2017, abbiamo salutato l’esperienza di autogestione portata avanti per 6 anni all’interno dello stabile in viale Duca degli Abruzzi, ancora oggi ricordato come Asilo Occupato… o “liberato”.
Oggi, a distanza di altri 6 anni, il cantiere si è concluso, l’Asilo è ristrutturato, pronto, e presto riaprirà i battenti, non più rossi come li avevamo lasciati ma di un altro colore. Quale? Le pareti, i soffitti, la sala concerti dove è stato suonato di tutto, le stanze che hanno accolto decine e decine di attività, centinaia di idee, migliaia di persone, cosa conterranno?
Oggi a questo centro storico, a parte locali dove fiumi di alcolici vengono scolati, manca ancora tutto quello di cui c’è veramente bisogno, perché non ci si può riconoscere nel ruolo di consumatori o al limite prodotti e basta, così si perde l’idea di città, così che senso avrebbe vivere.
“Città” è lo spazio dove progettare la vita propria e quella in comunità, insieme, partecipando, e non si può non tenere conto di questo aspetto, non si può escludere i cittadini da questo processo importantissimo.
𝑪’𝒆̀ 𝒖𝒓𝒈𝒆𝒏𝒕𝒆 𝒃𝒊𝒔𝒐𝒈𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒔𝒑𝒂𝒛𝒊 𝒅𝒐𝒗𝒆 𝒔𝒊 𝒑𝒐𝒔𝒔𝒂 𝒓𝒊𝒄𝒐𝒎𝒊𝒏𝒄𝒊𝒂𝒓𝒆 𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒍𝒂𝒓𝒆 𝒅𝒊 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆𝒄𝒊𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒆 𝒔𝒐𝒑𝒓𝒂𝒕𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒑𝒓𝒂𝒕𝒊𝒄𝒂𝒓𝒍𝒂, 𝒄’𝒆̀ 𝒃𝒊𝒔𝒐𝒈𝒏𝒐 𝒅𝒊 𝒖𝒏𝒐 𝒔𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐 𝒊𝒏 𝒄𝒆𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒔𝒕𝒐𝒓𝒊𝒄𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒃𝒃𝒊𝒂 𝒍𝒂 𝒇𝒖𝒏𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒂𝒗𝒆𝒗𝒂 𝒍’𝑨𝒔𝒊𝒍𝒐: quella comunicativa, culturale, quella di un luogo in cui “prendere parte” alla costruzione o ricostruzione di qualcosa, cominciando da noi stessi.
𝑸𝒖𝒆𝒍𝒍’𝒆𝒅𝒊𝒇𝒊𝒄𝒊𝒐 𝒈𝒊𝒈𝒂𝒏𝒕𝒆 𝒆̀ 𝒔𝒕𝒂𝒕𝒐 𝒓𝒊𝒔𝒕𝒓𝒖𝒕𝒕𝒖𝒓𝒂𝒕𝒐 𝒈𝒓𝒂𝒛𝒊𝒆 𝒂 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒆 𝒒𝒖𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒊𝒅𝒆𝒆 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒊 𝒔𝒐𝒏𝒐 𝒓𝒆𝒂𝒍𝒊𝒛𝒛𝒂𝒕𝒆 𝒂𝒍 𝒔𝒖𝒐 𝒊𝒏𝒕𝒆𝒓𝒏𝒐, che facevano rumore, eco, cassa di risonanza e quindi spesso paura e preoccupazione in chi ci amministra e manda avanti solo le proprie, di idee, di progetti, senza alcun coinvolgimento dei cittadini.
Se non ci fosse stato quel fermento l’Asilo sarebbe oggi come tantissimi altri edifici pubblici vuoti e pieni di polvere e lo possiamo dire perché gli esempi non mancano: 𝒇𝒊𝒏𝒐𝒓𝒂 𝒔𝒐𝒍𝒐 2 𝒔𝒄𝒖𝒐𝒍𝒆 𝒔𝒖 57 sono state ricostruite e un cospicuo numero di edifici pubblici sono abbandonati, e altrettanti sono i progetti di lavori iniziati ma mai terminati.
L’Asilo Occupato ha dato l’idea a chi ci governa, di creare in maniera più “istituzionale” quello che si stava già facendo senza soldi pubblici, solo con le risorse autonome di ognuno. È stato il punto di innesco di una possibilità per il futuro.
Ma qual è questa possibilità?
I fondi che vennero stanziati dall’allora governo Berlusconi e dallo S.P.I.C.G.I.L. erano pensati per realizzare un centro multigenerazionale che avesse l’impronta che gli avevamo dato e che potesse dare a questo centro storico la possibilità di una socialità più creativa, più operativa, più costruttiva e più cosciente.
Per ora tutto tace. Non sappiamo se è cambiata la destinazione d’uso e perché al limite non è stato fatto prima, non sappiamo se si intende mantenere fede a quel centro multigenerazionale, se si intende fare un bando partecipativo.
Non lo sappiamo perché, in quanto cittadini sembra che ci sia riservato un posto di spettatori rispetto a quanto viene deciso dall’alto. Spettatori delle ultime file o al limite fuori dai teli neri se non abbiamo pagato il biglietto, fuori da qualsiasi decisione che riguarda la città che abitiamo. 𝑵𝒐𝒏 𝒄’𝒆̀ 𝒏𝒆𝒔𝒔𝒖𝒏𝒂 𝒑𝒂𝒓𝒕𝒆𝒄𝒊𝒑𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒎𝒂, 𝒄𝒐𝒔𝒂 𝒔𝒕𝒊𝒂𝒎𝒐 𝒂𝒔𝒑𝒆𝒕𝒕𝒂𝒏𝒅𝒐 𝒂 𝒄𝒉𝒊𝒆𝒅𝒆𝒓𝒍𝒂? Che intende fare questa amministrazione di quell’edificio ce lo faccia sapere, ne parli alla cittadinanza, alle associazioni, a chi è attivo nel territorio. Noi un progetto lo abbiamo e lo vogliamo realizzare. Le possibilità ci sono tutte.
“𝐼𝑙 𝑠𝑒𝑚𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙’𝐴𝑠𝑖𝑙𝑜 𝑂𝑐𝑐𝑢𝑝𝑎𝑡𝑜 𝑠𝑖 𝑒̀ 𝑚𝑜𝑙𝑡𝑖𝑝𝑙𝑖𝑐𝑎𝑡𝑜 𝑒𝑑 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑎𝑛𝑐𝑜𝑟𝑎 𝑖𝑛 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑒, 𝑙𝑢𝑜𝑔ℎ𝑖, 𝑒 𝑓𝑜𝑟𝑚𝑒 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑟𝑠𝑒 𝑒 𝑐𝑜𝑛𝑡𝑖𝑛𝑢𝑎 𝑎 𝑐𝑟𝑒𝑠𝑐𝑒𝑟𝑒 𝑒 𝑐𝑟𝑒𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑐ℎ𝑒, 𝑎𝑡𝑡𝑟𝑎𝑣𝑒𝑟𝑠𝑜 𝑙𝑎 𝑐𝑢𝑙𝑡𝑢𝑟𝑎, 𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑚𝑢𝑛𝑖𝑡𝑎̀, 𝑙’𝑎𝑟𝑡𝑒, 𝑙𝑎 𝑚𝑢𝑠𝑖𝑐𝑎 𝑒 𝑙’𝑎𝑢𝑡𝑜𝑑𝑒𝑡𝑒𝑟𝑚𝑖𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒, 𝑢𝑛’𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎 𝑠𝑜𝑐𝑖𝑒𝑡𝑎̀ 𝑒̀ 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒”: eravamo soliti chiudere molti comunicati con questa affermazione, che rappresenta una speranza, ma soprattutto un’esortazione, a comprendere che questa idea o ideale diventa realtà solo con il lavoro e la partecipazione di tutti.
Affinché lo stabile in viale Duca degli Abruzzi, possa tornare ad essere un bene comune, per tutte le persone che vivono o transitano questa città, invitiamo tutte le associazioni, gruppi di persone e singoli individui che praticano cittadinanza attiva in città, a scriverci all’indirizzo email asiloccupatoaq@gmail.com , in modo da iniziare a coordinarci collettivamente per organizzare una serie di incontri pubblici sul tema, in cui confrontarci in un percorso che sia partecipativo, inclusivo e popolare.
Un’altra società è possibile: ma bisogna volerla, crearla.
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