A Sulmona il silenzio delle vetrine spoglie racconta la fine di un’era

A Sulmona il silenzio delle vetrine spoglie racconta la fine di un’era
18 Feb 2025
di Melania Aio

SULMONA. “Affittasi”. “Vendesi”. “Cedesi attività”. Ne ho contati più di venti da Piazza XX Settembre all’arco di Porta Napoli. Una fila di vetrine spente, serrande abbassate e cartelli ingialliti dal tempo che sembrano urlare la crisi di un centro storico che, giorno dopo giorno, si svuota sempre di più.

Eppure, Sulmona è sempre stata una città del buon vivere, dove il tempo scorreva con la giusta lentezza, tra il profumo dei confetti di bottega, il via vai dei clienti nei piccoli negozi di abbigliamento e le chiacchiere nei bar storici. Passeggiare per Corso Ovidio significava incontrare volti amici, fermarsi a comprare pane e formaggi dai negozi locali, curiosare tra le librerie indipendenti. Oggi, invece, quel ritmo si è spezzato, anche se non totalmente. Nella zona sud di Corso Ovidio, il silenzio delle saracinesche chiuse ha preso il posto del vociare dei commercianti e dei clienti abituali.

Il commercio è cambiato, è vero, e Sulmona ne sta pagando le conseguenze. I grandi centri commerciali, come il Megalò, hanno attratto clienti e negozi, promettendo comodità, parcheggi gratuiti e tutto a portata di mano. Il fast fashion ha reso impossibile la competizione per le boutique storiche: prezzi stracciati, nuove collezioni ogni settimana, modelli di consumo usa-e-getta che mal si sposa con la qualità e la tradizione dell’artigianato e del commercio locale.

E poi c’è l’online, il colpo di grazia per molti. Perché fare due passi in centro quando, con un clic, puoi ricevere qualsiasi cosa a casa, spesso a un prezzo più basso? Il commercio elettronico ha cambiato le abitudini d’acquisto e, per le piccole attività, restare al passo è diventato quasi impossibile. Non si tratta solo di economia, ma di identità. Un centro storico senza negozi è un cuore che smette di battere. Significa meno luci, meno gente per strada, meno sicurezza. La chiusura di attività non rappresenta solo una perdita commerciale, ma un vuoto culturale e sociale difficile da colmare.

Ricorda un po’ quella scena di Nuovo Cinema Paradiso, quando il protagonista torna nel suo paese natale e trova il vecchio cinema in rovina. Un luogo che un tempo era vivo, ora ridotto a un guscio vuoto. E così è il centro di Sulmona: un palcoscenico che aspetta di essere riportato alla vita.

Si può invertire la rotta? Certo, ma servono visione e coraggio. Alcune città hanno saputo reinventarsi, valorizzando le loro peculiarità, investendo nei prodotti locali, nei mercati artigianali, nelle iniziative che riportano le persone in centro. Festival gastronomici, eventi culturali, incentivi per nuove attività: tutto può contribuire a rendere un centro più attrattivo, non solo per i turisti, ma per i residenti stessi. Sulmona potrebbe fare lo stesso. Potrebbe puntare sulle sue radici, sulla sua storia, sulla sua qualità della vita. Potrebbe tornare ad essere un punto di riferimento per chi vuole vivere la città a un ritmo più umano, dove la lentezza non è un difetto, ma un valore. Uno dei problemi più concreti che ha spinto molti commercianti ad abbassare le serrande è l’affitto troppo alto. I locali in centro storico hanno costi spesso sproporzionati rispetto ai guadagni realizzabili, soprattutto in un periodo in cui la clientela è diminuita e il potere d’acquisto si è ridotto. Una proposta per arginare la desertificazione del centro storico di Sulmona è stata lanciata nel maggio 2024 da Confesercenti, mettendo al centro un’idea di commercio basato sulla comunità e sul territorio. In un contesto dove molti negozi sono vuoti e il commercio di vicinato fatica a prosperare, è stato proposto un approccio di marketing territoriale per rivitalizzare l’area. L’idea di creare un “Centro Commerciale Naturale”, con l’obiettivo di coinvolgere i commercianti e l’amministrazione comunale, e dunque promuovere una valorizzazione collettiva del centro.

Punto centrale della proposta è stata quella di incoraggiare il percorso di formazione dei commercianti, volto a migliorare le loro competenze e a stimolare la collaborazione tra le attività. Non si è trattato solo di vendere prodotti, ma di costruire un’esperienza condivisa che rispondesse alle esigenze della cittadinanza. Inoltre, è stato suggerito di utilizzare i negozi sfitti come vetrine temporanee, per ospitare eventi legati alla gastronomia locale o per esposizioni di produttori locali, riportando nuova vita in spazi altrimenti abbandonati.

Ad oggi, la situazione è leggermente peggiorata. Il 15 gennaio 2025 sono iniziati i lavori di Porta Napoli, che si protrarranno fino al 14 agosto 2025, con la conseguente chiusura al traffico dell’intera area circostante. Un intervento necessario, ma che solleva ancora perplessità tra i commercianti della zona sud di Corso Ovidio, già alle prese con le difficoltà di un centro storico sempre meno frequentato.

Molti esercenti lamentano di non essere stati coinvolti nella decisione e temono che l’ulteriore isolamento della loro area porti a una drastica riduzione della clientela. C’è chi suggerisce soluzioni alternative, come una diversa gestione della viabilità o la concessione di spazi esterni per rendere più attrattive le attività. Altri, invece, sottolineano come il problema sia più profondo: senza una visione chiara per rivitalizzare il centro storico, i piccoli negozi continueranno a chiudere.

La questione della divisione del corso tra una zona più viva e animata e un’altra sempre più marginalizzata torna al centro del dibattito. Se da un lato la pedonalizzazione è vista da alcuni come una possibile soluzione, dall’altro molti commercianti temono che senza adeguati incentivi e strategie di rilancio, il rischio sia solo quello di aumentare il senso di abbandono. Intanto, mentre si attende il completamento dei lavori, resta la speranza che i cittadini scelgano di riscoprire a piedi una parte della città troppo spesso dimenticata.

Nel film Field of Dreams, Kevin Costner diceva: “Se lo costruisci, loro verranno”. Se ridiamo vita al centro storico, se investiamo in attività di qualità, se creiamo le condizioni giuste, allora le persone torneranno. Le insegne si riaccenderanno. E forse un giorno, passeggiando per Corso Ovidio, conteremo nuove aperture invece che cartelli di chiusura.


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  • Walter ha detto:

    La chiusura della caserma Battisti decretò la fine del Corso sud. 2ooo reclute, un giuramento al mese. Bar, pizzerie, confetti, articoli di utilità ecc. Non ebbero più ragione di esistere. Detto questo, il commercio in centro, gode di ottima salute ed è sempre stato così. Storicamente poi, la passeggiata nel Corso è sempre stata delimitata all’altezza angolo Piazza Minzoni – Tomba. Guardiamo con speranza al progetto di cambio d’uso della caserma suddetta, dove, con l’abbattimento delle mura di cinta, accoglierebbe gli arrivi dei pullman turistici i quali passeggeri saranno indirizzati a piedi verso il centro storico entrando dalla restauranda Porta Napoli. Chi sarà lungimirante e… coraggioso
    prenda ora un locale a prezzi “al momento” convenienti.

  • Roberto ha detto:

    I negozi chiusi sul lato Sud del corso sono una vecchia piaga. Sempre snobbato dallo “struscio” (non se ne capisce il motivo se non per il fatto che è più in salita del tratto Nord del corso !?!) potrebbe essere rivitalizzato (ma solo per non vederlo miseramente abbandonato e sporco) utilizzando i locali come vetrine dei negozi aperti. Ogni negoziante interessato potrebbe adottarne uno esponendo i propri prodotti, lo terrebbe pulito, illuminato, con buona pace del proprietario che dovrebbe “cederlo” con un contratto in comodato d’uso studiato dal Comune in maniera che il negoziante lo terrebbe pulito ed in ordine, il proprietario non vedrebbe il suo locale ridotto in una grotta ed il contratto non dovrebbe essere legato a scadenze per nessuno in maniera di lasciare tutti liberi, il Comune si impegnerebbe a fornire l’illuminazione e naturalmente a non chiedere tasse e la città riprenderebbe l’aspetto di un centro vivo. Troppo impegnativo? Boh, è un’idea buttata li. Comunque se si vuole penso si potrebbe fare. Qualcuno del mestiere potrebbe studiare la fattibilità? Grazie.

  • Auto 🚗 la soluzione ha detto:

    Piccola precisazione: Porta Napoli NON è chiusa al traffico. Le auto possono scorrazzare tranquillamente.

  • Angelo ha detto:

    Buona l’idea di Confesercenti. Faccio però una riflessione: perché non incentivare la capacità artigiana? Oggi, prima di saper vendere, è necessario saper fare, saper realizzare! Lungo corso Ovidio in particolare zona nord sarebbe interessante avere laboratori artigianali che prima fanno e poi vendono.