I lavori nel Gran Sasso e la priorità da dare all’acqua. Aprire un dibattito è necessario

I lavori nel Gran Sasso e la priorità da dare all’acqua. Aprire un dibattito è necessario
23 Ott 2024
di Alessandro Tettamanti

Con le ultime interruzioni di acqua nelle ore notturne e poi con il senso di marcia unico a senso unico alternato sotto il traforo  – disservizi entrambi dovuti all’inizio dei lavori per nuovi sondaggi – la gran parte della popolazione che vive nei territori dell’Aquilano e del teramano, si è ricordata che esiste un sistema molto complesso dentro e fuori la ‘nostra’ montagna del Gran Sasso, la più alta degli Appennini con i suoi quasi 3mila metri di altitudine.

Negli anni al suo interno si sono scavati due tunnel di 10km l’uno e lo spazio per installare i  laboratori di fisica nucleare che convivono con una falda acquifera e due acquedotti presenti nel Gran Sasso e da cui viene captata l’acqua che poi entra nella rete che la porta nelle nostre case servendo più di cinquecentomila persone.

Nel bel mezzo dei cambiamenti climatici e di una siccità sempre più consistente dovrebbe apparire chiaro come il bene primario da preservare in questo sistema è proprio l’acqua che dal Gran Sasso viene, vera ricchezza del territorio, dietro la quale vengono certamente l’importante viabilità, ottenuta coi trafori, e la preziosa conoscenza dei laboratori dell’Infn.

I lavori  sotto il Gran Sasso fanno venire alla mente Tolkien e il popolo dei nani che per avidità scavò troppo in profondità dentro la montagna alla ricerca del prezioso mithril, tanto da risvegliare qualcosa nell’oscurità che li constrinse a fuggire.

Un aneddoto preso dal mondo fantasy che può aiutarci nella realtà a farci ragionare sulla delicatezza di certe operazioni da fare dentro la montagna e sull’importanza di non diventare troppo avidi nella ricerca, quando ci si può accontentare della ricchezza che già si ha.

Un conto infatti sono lavori per manutenere la galleria e metterla in sicurezza, un altro sono lavori per cercare altri punti dove captare l’acqua. Qualcosa di molto delicato anche perché è un campo in cui ci si muove, appunto, nell’ignota “oscurità” della montagna, perché effettivamente non è dato sapere se ci siano effettivamente altri punti utili dentro il Gran Sasso per captare l’acqua, mentre  il solo cercarli  potrebbe comunque compromettere quelli da cui oggi la si capta già.

Questi lavori di sondaggio nel traforo che sono propedeutici anche per la ricerca di questi nuovi punti di captazione, come noto dalle cronache, sono iniziati qualche giorno fa – sotto la direzione del commissario Pierluigi Caputi – per interrompersi immediatamente per un’anomalia riscontrata: quando i mezzi per eseguire i lavori sono entrati nella galleria infatti, il sistema di controllo vigente ha segnalato un alto livello di torbidità nelle acque che il gestore ha subito provveduto a mettere a scarico, cioè a gettare anziché inserire nella rete idrica, mantenendo potabile l’acqua che esce dal nostro rubinetto e perdendo però così circa 60mila metri cubi in una botta sola. 

Per questo i lavori si sono fermati e non si sa se e quando ricominceranno, mentre è prevista a breve la riapertura del doppio senso di circolazione sotto il traforo.

La questione ambientale in ballo appare così importante da poter richiamare un interesse maggiore nelle aree interne abruzzesi, che possa così sensibilizzare maggiormente le amministrazioni e la politica in genere.

Va in questa direzione la richiesta del consigliere Regionale Pierpaolo Pietrucci, che ha ricordato come il dibattito pubblico con il territorio sia previsto dallo stesso documento di fattibilità del progetto e che quindi vada aperto con le popolazioni, prima di tornare, eventualmente, a procedere con i lavori.

Lavori che non possono svolgersi in inverno per questioni climatiche e neppure d’estate, quando il traforo viene utilizzato moltissimo,  e che quindi dovrebbero concludersi entro fine novembre, quando invece si sono appena fermati.  Tempistiche insomma di difficile comprensione, ma che la popolazione in ogni caso dovrebbe conoscere nei dettagli e condividere, per non venire all’improvviso privata di servizi senza aver potuto provvedere a una previa programmazione, mentre le amministrazioni dovrebbero farsi carico di pensare per tempo a una viabilità alternativa.


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