Alluvioni, ecco lo studio della Facoltà di Ingegneria dell’Aquila che mette nero su bianco il pericolo lungo il fiume Pescara

Alluvioni, ecco lo studio della Facoltà di Ingegneria dell’Aquila che mette nero su bianco il pericolo lungo il fiume Pescara
15 Nov 2025
Di seguito, pubblichiamo il comunicato stampa del Forum H2O 
Forum H2O: “Ricorso al TAR contro i vincoli è un’irresponsabile operazione di distrazione da rischi concreti per la vita delle persone e per i danni alle cose. Pazzesco dare priorità agli affari e al cemento“.
L’Autorità di Bacino ha individuato le aree a rischio alluvione lungo il Fiume Pescara che stanno scandalizzando alcuni amministratori attraverso un meticoloso studio affidato alla Facoltà di Ingegneria dell’università dell’Aquila; pertanto le polemiche sono del tutto infondate e pretestuose.
Il Forum H2O è in possesso da mesi del documento e quindi può smentire ogni ricostruzione fantasiosa e strumentale da parte degli amministratori che gridano a decisioni immotivate rispetto all’imposizione avvenuta a giugno di sacrosanti vincoli sul territorio volti a tutelare la pubblica incolumità.
Tra l’altro lo stesso studio ha considerato in parte la presenza delle vasche di laminazione in costruzione a Manoppello, inserendo giustamente nel modello solo quelle operative che possono entrare in funzione. In ogni caso i ricercatori sostengono che anche quando saranno terminati tutti i lavori su queste vasche il miglioramento sarà solo “lieve” e localizzato sostanzialmente alle sole aree immediatamente a valle.
Purtroppo queste e altre opere sono state concepite ipotizzando livelli di piena errati in quanto sottostimati, come abbiamo già rilevato in altri comunicati. La piena duecentenaria alla foce del Pescara prima era stimata in circa 1.500 mc/s, meno del Sangro e del Vomano che hanno bacini idrografici molto più piccoli. Ora la stessa piena per il Pescara è calcolata in oltre 1.800 mc/s. La piena cinquecentenaria, cioè quella che può verificarsi in media ogni 500 anni, è calcolata in 2.246 mc/s. Ricordiamo che la piena del 1992, che fece morti e produsse grandi danni fu di soli 1.100 mc/s, la metà delle piene massime che il Pescara può produrre. Questo fa capire il livello di pericolo a cui è esposta la città di Pescara e la val Pescara.
Vi è rimanere allibiti davanti ai ricorsi al TAR presentati da alcune amministrazioni pubbliche contro la nuova perimetrazione, fondati su cavilli e su ricostruzioni non aderenti alla realtà visto che l’autorità di Bacino si è basata su uno studio molto dettagliato e non generico come si vorrebbe far credere. A ogni alluvione in Italia e solo dopo morti e distruzioni ci lamentiamo per aver lasciato costruire nelle aree a rischio dei fiumi. Qui invece si rivendica addirittura il diritto a realizzare grattacieli e altri edifici in zone che verrebbero raggiunte dalle piene del Pescara. Un atteggiamento irresponsabile che mette in secondo piano la tutela della vita umana rispetto agli affari legati al cemento. Gli amministratori pubblici, a partire da quelli del comune di Pescara dove è stato cementificato oltre il 50% del territorio comunale secondo i dati ufficiali ISPRA, non diffondano fandonie e leggano lo studio. Anzi, si preoccupino per le nuove e ulteriori decisioni dell’autorità di bacino che allentano alcuni vincoli su diversi aspetti nella più recente decisione di fine agosto sul Piano di Bacino generale, diverso dall’intervento oggetto del ricorso. Anzi, pubblichino lo studio dell’università sulle pagine web dei comuni e ne diano massima visibilità così da avvisare in cittadini e renderlo consci dei rischio. Si sta giocando una partita fondamentale per la tutela della vita” dichiara Augusto De Sanctis del Forum H2O

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