L’Aquila 1927, per la squadra della gente il sogno continua

L’Aquila 1927, per la squadra della gente il sogno continua
10 Set 2023

di Fabio Pelini

Non esageriamo se diciamo che questo giorno, quello dell’esordio in serie D, era atteso da giugno. In realtà da molto di più. A sognarlo, cullarlo, immaginarlo si sono avvicendate almeno un paio di generazioni di tifosi. È dunque naturale il balzo nel passato, un passato di idoli, uomini e bandiere che ci proietta inevitabilmente alle epiche battaglie del Fattori, il vecchio stadio nel centro della città. Momenti gloriosi, in categorie importanti, vissute sempre sul filo di un futuro incerto. Oggi è diverso. La squadra è della gente, e non è soltanto uno slogan. È la certezza che l’unico modo serio per cicatrizzare definitivamente le ferite del passato è quello di dare un presente e soprattutto un futuro stabile alla società.

La partita con il Matese è subito intensa, come ci si aspetta, come sono tutte le partite dalla lunga gestazione, i giocatori in campo concentrati, i tifosi come sempre appassionati e consapevoli che torneranno a casa senza voce, ma chi se ne importa, per la causa rossoblù si fa questo ed altro. In tribuna si vedono tanti appassionati vecchi e nuovi, volti noti e meno noti. Volti sorridenti, rinfrancati da una storia che ha ripreso il suo corso, non più ipotecato da tenaglie giudiziarie e guai extracalcistici.

Stavolta a parlare, oltre al campo, è una società seria, che finora ha sbagliato poco o nulla. In queste condizioni, il campo è la ciliegina sulla torta. Cosi, quando dopo 11 minuti del primo tempo Luis Fabian Galesio, centravanti moderno dalle caratteristiche antiche, insacca di testa in rete il primo gol della stagione, lo stadio sembra quasi togliersi un peso, una responsabilità, quella di sentirsi compartecipe di un progetto diffuso e galvanizzante e non esserne all’altezza. Si bissa allo stesso minuto della ripresa, quando un rigore ineccepibile viene trasformato in scioltezza da Pablo Ezequiel Banegas. È l’apoteosi, la liberazione definitiva dalle ansie della vigilia, fisiologiche sempre, ma ancor più in questa piazza.

Che vuole continuare a sognare, senza pretattiche né superstizioni. “Vogliamo andare in serie C”, scandiscono convintamente gli ultras rossoblù. Con queste premesse, con una carica tale di entusiasmo,  nulla appare impossibile. Dopo il secondo gol si è visto il portiere aquilano Raffaelli correre ad abbracciare in panchina il suo secondo Michielin. Da Matteo a Matteo. Un gesto che racconta più di mille parole e descrive icasticamente quale clima si respiri.

Oggi si parte nel miglior modo possibile, ma la vera prova sarà nel dimostrarsi maturi nei momenti difficili, che inevitabilmente ci saranno, restando uniti e lasciando nell’ombra mugugni, riserve e nichilismi d’ogni sorta.


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