di Fabio Pelini
Il Servizio sanitario nazionale, fiore all’occhiello di quel Welfare State architrave del modello sociale europeo nel secolo scorso, mostra ogni giorno di più le sue inefficienze e le sue carenze. Un settore strategico per la vita dei cittadini sembra ormai ridotto ad un feticcio nell’immaginario diffuso. Non bastava l’attesa anche di un anno per visite specialistiche essenziali, o i disservizi che quotidianamente riscontra chi deve recarsi presso le strutture sanitarie; ora, ad allarmare, è la carenza cronica di medici di famiglia, quelli che tutti noi consultiamo per avere consigli e indicazioni su piccole e grandi patologie. Nel nostro Paese i dati sono impietosi e indicano che dal 2019 circa mille ambulatori all’anno chiudono senza essere rimpiazzati e negli ultimi dieci anni i medici di famiglia mai sostituiti sono quasi 6mila, oltre il 10% del totale.
L’Abruzzo, purtroppo, non fa eccezione, se è vero che si stimano circa 70mila cittadini sprovvisti del medico di base. Un’enormità, pari agli abitanti della città dell’Aquila. Una situazione parossistica, non solo per la cittadinanza ma anche per gli stessi operatori sanitari, che si trovano sommersi da una mole di lavoro spropositata sulle spalle. E che determina il peggioramento, nonostante dedizione e buone intenzioni, del servizio offerto a tutti. Sono poco più di mille i medici che, tra montagne di difficoltà, portano avanti il servizio della medicina di base nella nostra Regione, e la situazione nei prossimi due anni rischia di aggravarsi ulteriormente, data la curva di pensionamenti previsti nel biennio prossimo. Che fare, dunque, per porre un freno all’emorragia in atto? Il problema, accentuatosi negli anni, appare sistemico e come tale deve essere affrontato: a partire, dunque, dal sistema di reclutamento post universitario fino agli stipendi, non in linea con quelli europei, che risultano più appetibili per i nostri medici in formazione. Si parla, ormai con una certa insistenza, della proroga di due anni, da 70 a 72 anni, per la pensione di chi è attualmente in servizio. Ma si tratterebbe del solito pannicello caldo a fronte di una febbre da cavallo.
Intanto, la commissione Salute del consiglio regionale d’Abruzzo è stata convocata d’urgenza per giovedì 16 proprio su sollecitazione dei medici di base. Con l’augurio, per tutti, che la politica faccia finalmente la sua parte, dal livello regionale a quello nazionale, e si possa giungere ad una riforma “di sistema”, che risponda ad una domanda, diffusa e variegata, che pone interrogativi seri sul reale benessere che andrebbe perseguito.
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