L’Aquila – Garofani rossi per salutare la senatrice Elena Marinucci, scomparsa a 94 anni dopo una vita dedicata alla politica e alla difesa dei diritti delle donne. L’ultimo saluto nella sua città d’origine, L’Aquila, all’interno della Basilica di Collemaggio gremita di persone. La storica esponente socialista, appassionata artefice e instancabile sostenitrice della Politica delle Pari Opportunità e della stagione degli Organismi di Parità, è morta a Roma il 1 aprile dopo una breve malattia. Elena Marinucci è stata avvocatessa e insegnante, esponente del Partito Socialista Italiano e dei Socialisti Democratici Italiani, senatrice della Repubblica, sottosegretaria alla Sanità ed europarlamentare. Prima presidente della Commissione Nazionale della Presidenza del Consiglio istituita durante il primo governo a guida socialista, ha vissuto tutte le fasi cruciali della storia delle donne in Italia, dal neo femminismo post-sessantottesco separatista e antipartitico al filone riformatore laico socialista che la portò al convincimento della necessità dell’ingresso delle donne nei partiti e nei luoghi del potere.
La forza del suo operato traspare dal ricordo tracciato da tre donne che l’hanno conosciuta e stimata.
“È stata una aquilana illustre, le donne italiane le devono molto. La sua città e l’Italia le devono molto. Noi donne le dobbiamo molto. È stata una donna di straordinaria forza, per me da sempre un esempio da seguire. Parlare con Elena era fonte inesauribile di passione politica, di acutezza di visione, di ironia intelligente. Una femminista decisa, in anni difficili dove scegliere le donne significava aprire conflitti veri nei partiti e nella società. Grazie anche a lei che oggi l’Italia è più libera con leggi avanzate e rispettose dei diritti delle donne. L’ho conosciuta ed apprezzata in occasione della vicenda del monumento al bambino mai nato, era il 1991, lei era già da tempo una figura affermata, senatrice del PSI, io alla mia prima elezione in consiglio comunale. Organizzammo una grande protesta, una mobilitazione nazionale per difendere la 194 da attacchi oscurantisti che non si sono mai placati. Da allora, ignorando la antipatia che in quegli anni c’era tra Partito Socialista e PCI, non l’ho mai abbandonata. Siamo state amiche, nonostante i 30 anni di distanza tra noi, mi ha più volte consigliata, incoraggiata, mostrando sempre una bella umanità. La ricordo a nuotare nel mare di Vasto, in tanti incontri e dibattiti, al Senato ed al Parlamento Europeo. Mi mancherà molto”. (Stefania Pezzopane)
“Ci lascia una grande donna, una combattente, una figura importante per i diritti nel nostro Paese. Proprio Elena Marinucci che conobbi alcuni anni fa, proprio lei, nel 1984 (anno della mia nascita) inserì la realizzazione della parità di genere fra gli obiettivi prioritari del Governo. Fu così istituita la “Commissione Nazionale per la realizzazione della parità tra Uomo e Donna presso la Presidenza del Consiglio”, composta da 30 donne, che venne presieduta da lei fino al 1987 e che ebbe lo scopo di adeguare la legislazione ai principi di parità fra uomo e donna”. (Enrica Canale Parola)
“Innamorata della politica e del progresso per le donne, abruzzese d’origine e ostinata come la sua terra d’origine, europeista come la sua cultura, liberamente laica, così ricorderò Elena Marinucci, nelle vesti istituzionali e in quelle amicali. L’ho conosciuta nel lontano 1994 agli incontri a Roma in @Fondazione Marisa Bellisario, attivissima con la nostra presidente Lella Golfo. Avvocata di professione, Elena Marinucci ha ricoperto nella sua attività politica, iniziata e proseguita nelle fila del Partito Socialista, molte cariche: Sottosegretaria alla Sanità nei governi De Mita e Andreotti, Senatrice, Parlamentare Europea dal 1994 al 1999, iniziatrice negli anni Ottanta delle politiche di pari opportunità, con la creazione della Commissione Nazionale Pari Opportunità fra uomo e donna. Da tempo si era ritirata a vita privata, rimanendo sempre presente e a fianco delle donne e delle loro battaglie. Lascia in eredità un grande vuoto ma anche un segno tangibile del suo impegno, delle cose fatte, delle idee generose, della capacità intellettuale di trasformare il pensiero in atti costruttivi. Insieme ai molti ricordi di coloro che hanno avuto l’onore di percorrere un pezzo di strada insieme a Lei. Così, con la densità e la coerenza del suo vissuto la voglio ricordare, testimoniandole la mia gratitudine per i preziosi consigli ricevuti e attribuendole i meriti indubbi guadagnati sul campo”. (Elisabetta Righi Iwanejko)
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