“Finalmente il problema delle violenze all’Università di Teramo è uscito fuori!
Ci sono serviti degli attacchinaggi per le strade della città per denunciare le forme sottili di violenza date dall’abuso di potere; c’è servito l’ascolto delle studentesse tramite form anonimo; c’è servito il presidio per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne; c’è servito andarci di persona all’università, ma finalmente la Fenice ha nuovamente del lavoro altrui sul quale costruire la propria passerella.
Infatti, solo a seguito della nostra denuncia é stato firmato un protocollo d’intesa tra la provincia di Teramo (ergo La Fenice) e l’UniTe, per inaugurare uno sportello antiviolenza presso gli spazi dell’Università.
Anche se arrivata in ritardo e per quanto lodevole, questa iniziativa ci lascia abbastanza perplessə.
Ci sembra eccessivo affaticare ulteriormente questo ufficio della provincia, che già non riesce a tenere aperti adeguatamente i centri sparsi sul territorio, o a garantire un costante supporto telefonico.
Ci chiediamo e vi chiediamo se anche stavolta siamo davanti ai vuoti proclami che conosciamo bene, se ci troviamo davanti all’ennesima panchina rossa salvacoscienza, o se pensiamo davvero di risolvere in questo modo il problema che abbiamo sollevato.
Il centro antiviolenza La Fenice lo abbiamo chiamato in causa più volte, cercando confronti, provando a coinvolgerlo in incontri con altri CAV della regione per ragionare insieme a noi sulle tante criticità che sono emerse in questi anni.
L’ assordante silenzio che abbiamo ricevuto come risposta stride un po’ con le passerelle giornalistiche che ci troviamo a guardare.
Dov’è La Fenice quando scendiamo in piazza?
Dov’è quando parliamo di aborto? E soprattutto, perché la Fenice non ci parla di difficile accessibilità alla pratica abortiva?
Perché non troviamo il CAV di Teramo all’interno delle scuole con progetti di sensibilizzazione?
Dov’era quando una donna, dopo aver denunciato una grave violenza perpetrata da un uomo di potere, ha subito un processo pubblico di vittimizzazione secondaria? Meglio non compromettersi. Giusto?
E se ti capita una violenza durante i festivi o nel weekend?
Pubblico, laico, accessibile, solidale, protetto, efficace, sicuro, trasparente, efficiente, presente, qualificato, discreto, libero, empatico, chiaro, inclusivo nella comunicazione e nell’emersione dei casi di violenza genere, costruttore di comunità, integrato sul territorio, indipendente, collettivo… in una parola: femminista!
Questo è un centro antiviolenza come dovrebbe essere e questo è lo sportello che vogliamo all’Università.
Se invece, vogliamo pulirci la coscienza, conviene inaugurare una bella panchina rossa anche all’UniTe, così le foto escono meglio”.
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