A 48 ore dall’esito elettorale, Alberto Núñez Feijóo, il leader popolare che sentiva la vittoria in mano e che all’ultimo si è ritrovato a fare i conti con un pareggio, ha detto proverà a formare un Governo, partendo dal fatto che il suo è stato comunque il partito più votato, ma l’operazione sembra disperata.
La strada sembrerebbe più facile per il leader socialista Pedro Sanchez che, seppur arrivato secondo con il suo PSOE, alleato con Sumar – il cartello delle sinistre- è più vicino alla fatidica quota 176 seggi che permetterebbe di Governare. Come riportato già ieri anche da questo giornale, ci potrebbe arriverebbe più facilmente Sanchez, se con lui, oltre agli indipendentisti i baschi di Bildu e Pnv, i catalani di Erc e i galiziani del Bng, si alleasse anche l’altra formazione indipendentista catalana, Junts, quella guidata da Carles Puigdeont.
Sarebbe quantomeno fondamentale che Puigdemont si astenesse dall’investitura. E proprio ieri il Tribunale supremo ha emesso un nuovo ordine europeo di detenzione contro l’ex presidente del Parlamento Catalano esiliato in Belgio. Un intervento quello della magistratura, avvenuto con una tempistica sospetta e che in teoria renderebbe maggiormente possibile un avvicinamento del leader di Junts a Sanchez. Il leader socialista infatti ha sempre saputo avere un rapporto migliore, rispetto alla destra, con gli indipendentisti e aveva decretato l’indulto per i politici catalani condannati.
Continua intanto il lavoro di Abruzzosra per interpretare l’esito elettorale spagnolo, ove possibile, in chiave italiana e locale, sentendo alcuni protagonisti della vita politica del territorio.
Dopo Massimo Prosperococco del Partito Democratico oggi abbiamo chiesto ad Enric0 Perilli, del circolo aquilano di Sinistra Italiana, se l’alleanza tra i socialisti del PSOE e la nuova formazione Sumar, alla sua sinistra, che è arrivata al 12%, è replicabile con gli stessi risultati in Italia e quindi in Abruzzo.
“L’alleanza tra Pd e Sisnitra Italiana sì è replicabile – sostiene Perilli – che però SI arrivi al 12% purtroppo non credo sia possibile. Questo perché in parte quel voto lo prende il Movimento cinque stelle, dove c’è all’interno un voto anche di sinistra, e un po’ perché lo stesso voto di sinistra sta anche nel Pd. Questo avveniva già, abbastanza inspiegabilmente, prima di Elly Schlein, e più spiegabilmente adesso con Schlein, che prende una parte più consistente di prima di voto di sinistra”.
“Almeno che non succederà come in Francia – continua l’esponente di Sinistra Italiana – dove invece il Partito socialista è sceso al 2%, mentre Melachont è salito sopra, ma non credo, visto che Schlein copre un’area a sinistra, almeno fino a i prossimi anni, quando si capirà se riuscirà a dare una svolta in quella direzione o meno“.
“In più – continua Perilli – il Centro sinistra italiano risente di una forte trazione di Centro, mentre in quello spagnolo il ‘centro’ sono i socialisti, cioè il Pd, ma poi c’è la sinistra di Sumar e gli indipendentisti, che sono tutti abbastanza di sinistra, in Italia no. C’è una Sinistra residuale come la nostra di SI, poi c’è il Pd e una componente di Centro sempre meno nobile lasciatemi dire, perché una cosa erano Martinazzoli e Prodi, un’altra Renzi e Calenda che si stanno dimostrando degli opportunisti. E poi c’è Grillo certo, che è una variabile, prima nè di sinistra nè di destra, adesso di sinistra”
“E’ importante quanto normale intanto lottare tutti insieme per il Salario minimo, una cosa così di buon senso da cui anche la destra fa fatica a separarsi. Ma lasciatemi dire un’ultima cosa – conclude Perilli – alla luce di questo ultimi 30 anni l’Ulivo di Prodi è la forma politica più avanzata vista in Italia, insieme forse al Conte bis che però è stata un qualcosa di più estemporaneo”.
A.T.
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