di Alessandro Tettamanti
Sotto la superficie l’Amministrazione Biondi ha grossi problemi.
Lo scorso dicembre il cantiere relativo al primo stralcio dei lavori per i sottoservizi, costato oltre 37milioni di euro, è terminato, passando dunque dalle mani del Gran Sasso Acque (GSA) – stazione appaltante dei lavori – al Comune, proprietario dell’infrastruttura.
Peccato che da allora l’Amministrazione semplicemente non abbia fatto nulla, tantomeno nominare un nuovo gestore, così che oggi le società che vi lavorano all’interno, come Telecom per la fibra ottica ed Enel per l’energia elettrica, non sappiano nemmeno a chi chiedere l’autorizzazione per entrarvi. E infatti non vi entrano, come nel caso di Telecom, o lo fanno comunque, come denunciato da Enel, trovandosi di fronte a “forti criticità” con la presenza di “acqua, liquami, ratti vivi e morti”.
E’ quanto emerso oggi nella V commissione “vigilanza e controllo” del Presidente Stefano Palumbo, e che costituisce solo l’ultimo capitolo di una vicenda importantissima per la città dell’Aquila, oltre che un nervo scoperto dell’amministrazione Biondi, che infatti, in seguito alla commissione di oggi – di fronte la quale si è fatta trovare del tutto impreparata – ha deciso di riunirsi con urgenza sul tema già venerdì.
“Dal 28 di marzo abbiamo interrotto le attività di accesso al tunnel perché manca una figura che gestisca l’entrata”, ha affermato in commissione l’ingegner Giampiero Ciancarella di Telecom.
Prima, quando era ancora aperto il cantiere, l’ingresso veniva gestito da un ingegnere, addetto alla sicurezza della GSA. Adesso che il tunnel è stato collaudato e restituito al Comune dell’Aquila, nessuno evidentemente vuole prendersi la responsabilità di autorizzare chicchessia ad entrare.
Anche perché esiste una problematica specifica relativa al Gas, che rende la sicurezza nel tunnel questione ancor più centrale e bisognosa di interventi puntuali e regolamentazioni.
Il gas infatti, come noto, non passa nel tunnel. La nuova pavimentazione del Corso, però, ha reso la superficie più impermeabile, mentre non è stata pensata a tal riguardo nessuna “valvola di sfogo” in caso di problemi, a fronte del fatto che rimuovere la nuova pavimentazione è di certo cosa più complicata di prima.
Eventuali perdite di gas andrebbero a confluire quindi più facilmente proprio nel tunnel, che si trova affianco alle tubature. Un bel problema a cui correre ai ripari perché un impianto per la rilevazione del gas nel tunnel non c’è, in quanto quella pavimentazione non era prevista quando sono stati progettati ed eseguiti i lavori.
Ad oggi quindi nello smart tunnel non si sa come accedervi e ciò comporta, come evidenziato da Ciancarella, che oggi i cittadini del centro che vogliono la fibra a casa, non possono averla perché non gli può essere allacciata. Rivincita della periferia!
“Abbiamo l’infrastruttura ma non la possibilità di accedere che ripetiamo vorremmo avere da domatitna – ha sottolineato il rappresentante della Telecom -. Abbiamo cablato in via prioritaria, come ci è stato suggerito, solo le utenze che ricadono nelle zone oggetto di ri pavimentazione”. Una parte piccolissima dell’Aquila quindi è stata ripavimentata e cablata dunque, il resto no.
Diversamente si sta muovendo Enel che, come riportato sopra, in virtù della forte indispensabilità del servizio offerto, entra con grosse difficoltà, come potrebbe fare chiunque quindi e come ha ammesso l’ingegner Sergio De Carolis, che ha aggiunto: “non c’è nessuno che gestisce gli accessi, così rischiamo che qualcuno si possa far male”.
La stima di gestione annua per il primo stralcio dei sottoservizi è stata già fatta ed è di ben 437mila euro, da pagare però come fosse un condominio, con la partecipazione cioè delle società che usufruiscono dell’infrastruttura. Ciò che da tempo manca però è un regolamento, nonostante se ne discuta dal 2018.
“E’ incredibile che l’Amministrazione cada dalle nuvole facendosi trovare oggi del tutto impreparata, quando avrebbe dovuto iniziare a capire come gestire l’infrastruttura prima che il cantiere finisse”, afferma il Presidente della commissione Stefano Palumbo (Pd) che sottolinea pure come sia in ballo “una questione di tutela dei lavoratori e degli utenti, oltre che di decoro urbano, in quanto con i lavori a rilento insistono ancora sul centro dei bypass inguardabili da un punto di vista paesaggistico”.
“ Già nel 2021 insieme agli ex colleghi Masciocco e Di Benedetto avevamo chiesto in Commissione vigilanza la creazione di una struttura di missione apposita per i sottoservizi, capace in tempi brevi di dare tutte le autorizzazioni 24h e avevamo fornito uno schema di convenzione tra Comune e GSA” afferma Paolo Romano del gruppo L’Aquila nuova, primo firmatario dell’Ordine del giorno recentemente presentato in Consiglio che riprendeva proprio le considerazioni fatte dalla commissione del 2021 e approvato all’unanimità.
“Il Comune più che beneficiario del tunnel è ‘maleficiairio’ – afferma Daniele Ferella (Lega) – nel senso che i lavori sono stati portati avanti per una dovuta continuità amministrativa, in quanto non era possibile tornare indietro. Ma i sottoservizi sono una forzatura sotto più punti vista, frutto della campagna elettorale del 2017”.
E le parole di Ferella ben rappresentano il pensiero della destra locale al governo. Biondi infatti non si è sognato di recedere dal progetto trovatosi in corso, ma allo stesso tempo, in una certa misura, non lo sta realizzando, come dimostrano le vicissitudini che sta avendo il secondo stralcio, questo diviso in cinque lotti e dal costo complessivo di 42 milioni di euro.
L’amministrazione Cialente ha iniziato tardi dei lavori che sarebbero stati di certo meno impattanti se cominciati prima del 2014. Così invece sono andati a sovrapporsi con l’inizio della ripresa della vita socio economica del Centro, con il lento ritorno di commercianti e residenti che hanno avuto dunque a che fare con ulteriori disagi (tralasciando la questione legata all’archeologia). Eppure l’opera ha il suo senso e potrebbe porre L’Aquila all’avanguardia dandogli una ulteriore possibilità di sviluppo. Una volta iniziata, va portata a termine.
L’amministrazione Biondi impiantatasi nel 2017, non si è sognata di mettere in discussione l’opera in sé, ma per venire incontro ad una serie di esigenze da parte della città presente, tra richieste di residenti e commercianti, ha reso la sua continuazione molto problematica. Come? Inserendo regole molto strette che garantissero la continuità dei servizi per chi era già rientrato.
Se nell’Amministrazione Cialente c’era un chiaro difetto di presente, in quella Biondi ve n’è uno strumentale eccesso.
“Abbiamo dunque pensato a non realizzare i servizi così come pensati e procedere alla rescissione dei contratti o a fare varianti – ha raccontato l’ingegner Mario Di Gregorio della GSA a proposito del secondo stralcio -. Abbiamo scelto la seconda con la produzione di varianti in diminuzione del livello tecnico, per cui serve una parcellizzazione radicale dei cantieri che vanno fatti solo per piccoli tratti. Però se devo lasciare un metro e mezzo a sinistra e a destra durante i lavori , nelle vie più strette il tunnel non entra e quindi non si fa, è una questione geometrica”.
Insomma si ha come l’impressione che la destra al Governo, sotto sotto, boicotti i sottoservizi, che ricordiamolo sono l’appalto più grande della Ricostruzione aquilana. Lo fa perché se li è ritrovati come una decisione della precedente amministrazione e non dandogli la giusta attenzione. La stessa cosa che a livello nazionale sta succedendo con i fondi Pnrr, a cui era contraria e forniti da un’Europa in cui non crede, e che quindi vengono utilizzati con leggerezza e senza le finalità per cui erano stati pensati.
Di certo anche un tunnel intelligente, smart, come si dice, può diventare la cosa più stupida del mondo se non c’è qualcuno ad amministrarlo.
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