di Valter Marcone
C’è una favola di Jean de La Fontaine che racconta la richiesta delle rane di un re in un clima tra anarchia e tirannide. La favola sembra polemizzare contro il popolo identificato con le rane gracidanti. La morale sembra essere però secondo La Fontaine che è meglio avere governanti incapaci ma innocui, piuttosto che astuti e autoritari. Con una piccola accortezza, una specie di consiglio : meglio tollerare una situazione spiacevole evitando di cambiarla in peggio . “Intra duobus malis, minor est semper eligendum.”Tra due mali è sempre meglio scegliere il minore. Meglio cascar dall’uscio che dalla finestra .Questo il testo della favola .
Le Rane vogliono un re
Già sazie le Rane di stare in repubblica,
gracchiarono tanto, che Giove pensò
di dare allo stato la forma monarchica,
e un re tranquillissimo ad esse mandò.
Ma tanto fu il chiasso ch’ei fe’ nel discendere,
che scappan le Rane in preda al terror.
Sott’acqua, nel fango, quegl’umidi sudditi
non osano mettere il muso di fuor.
Ma quel che un gigante dapprima credettero
apparve più tardi un re travicel.
Sentendo dell’acqua finito il subbuglio,
or questa, ora quella, le rane, bel bel,
due prima, poi quattro, tremando in principio,
poi dieci si accostano a sua Maestà.
Poi piglian coraggio, si fanno domestiche,
e c’è qualche ardita, che in groppa gli va.
Il re travicello, che adora i suoi comodi,
non parla, non si agita, pacifico in sé.
Allora i Ranocchi con Giove borbottano,
ché vogliono un re, che faccia da re.
Il re degli Dèi per tôrsi il fastidio,
– Prendete, – risponde, e manda la Gru,
che becca, che stuzzica, che infilza, che storpia:
resistere i sudditi non possono più.
Ma Giove, gridando, pon fine agli strepiti:
– Ognuno il governo che merita avrà.
Un re non voleste leale e pacifico
tenete la bestia che addosso vi sta -.
(Jean de La Fontaine Favole Libro terzo )
Ma anche Esopo ne dà una versione :
“Le rane stanche di vivere nello stagno senza qualcuno che le governasse, inviarono un ambasciatore a Zeus , per chiedergli di dare loro un re.
Zeus, vedendo la semplicità dell’animo loro, scagliò con violenza giù nello stagno un pezzo di legno.
All’inizio, spaventate dal rumore del tonfo e dal movimento dell’acqua, le rane si tuffarono nel fondo dello stagno, ma poi dal momento che il legno rimaneva immobile, risalirono a galla, e giunsero ad un punto di tale disprezzo per il loro re, che gli saltarono addosso e vi si accomodarono sopra.
Infine, vergognandosi di avere un sovrano di tal genere, mandarono nuovamente a Zeus un ambasciatore, con la richiesta di inviare loro un altro re in cambio, perché il primo era troppo indolente.
Allora Zeus perdette la pazienza e mandò una biscia d’acqua, che cominciò ad afferrarle e a divorarsele.”
In sostanza è la favola del “re travicello “ che ahimè da insignificante si trasforma in una creatura malvagia in grado di sterminare le povere rane che però se lo erano meritato , forse , per il loro comportamento.
Esopo che raccontò questa storia durante la tirannia di Pisistrato ad Atene nel sesto secolo a.C. prima di Socrate, sembra aver fermato le lancette del nostro orologio perchè ci sono momenti, come questi, dove scoppiano a dir poco epidemie di stupidità che abbiamo bisogno della limpida fiaba di re Travicello per guardare alla Storia e riconsiderare il valore del buon senso.
L’allegoria di queste favole ci fa pensare alla realtà di oggi ma ci dice anche che la Storia purtroppo si ripete e che quindi ci si può tranquillizzare pensando che tutto passa, tutto viene superato e dopo la tempesta torna a splendere il sole. Mi riferisco alla tempesta perfetta che in questo momento sta animando la battaglia dei dazi sul nostro pianeta che sembra essere sul punto di sconvolgere ogni cosa. E’ sicuramente una battaglia pericolosa, in quanto ha in sé alcune insidie e rischi come quelli che si intravidero nei primi decenni del Novecento e che scatenarono non una ma due guerre mondiali. Che poi in definitiva è una battaglia sostanzialmente per la democrazia , ma ne parlo tra un attimo . La guerra dei dazi tra un uomo chiamato Donald Trump, il tycoon e il resto del mondo in realtà tende a scardinare , anche nell’economia e nella finanza alcune leggi e regole solo con un obiettivo : quello del profitto e comunque del profitto personale. Convenzioni e trattati del diritto internazionale vengono aboliti e messi da parte in un istante . Quei trattati che sono enunciazioni di un diritto internazionale che faticosamente ha cercato di affermare principi fondamentali per una convivenza geopolitica pacifica. Tende a spezzare l’asse America Europa con l’annientamento di quest’ultima e quindi con l’azzeramento di quella che è stata l’idea storica di Occidente , rappresentato proprio da Stati Uniti d’America ed Europa. Tende a scardinare anche la politica monetaria degli Usa con la sua moneta il dollaro a favore forse di una nuova moneta.
In un contesto in cui gli Stati Uniti d’America sono diventati una potenza revisionista dell’ordine mondiale liberale come la Cina e la Russia . “L’ordine globale del dopoguerra non è solo obsoleto ma – ha dichiarato il segretario di stato Marco Rubio – è ormai un’arma che viene utilizzata contro di noi”.E per questo occorre cambiare stile, per esempio nella politica estera prediligendo mercantilismo e protezionismo .
Donald Trump ha definito la sua strategia come la “più grande transazione commerciale nella storia del Paese “ scoprendo in realtà il suo obiettivo che è quello di far rientrare nel paese parte o tutte le industrie delocalizzate per creare posti di lavoro e ridurre la bilancia commerciale che è da tempo negativa. Soprattutto si prepara a potenziare i progetti crypto con la sua stablecoin che si chiamerà USD1 , ancorata al dollaro e potenzialmente capace di produrre benefici per il suo patrimonio . Si prepara a rendere dinastica il suo mandato presidenziale lascinadolo in successione al figlio .
Accennavo già che le vicende che le cronache raccontano quotidianamente sugli umori di un presidente e del suo entourage, con i relativi provvedimenti che ne derivano capaci di influenzare le borse e le agenzie di rating , sono parte di una battaglia per la democrazia. C’è un’idea strampalata ma non troppo che ogni tanto torna all’attenzione di quanti ritengono che questo tipo di democrazia , quella che viviamo ogni giorno ormai da ottanta anni nel nostro paese, abbia fatto il suo tempo. Che dice comunque una verità ovvero che la democrazia non è per sempre , che la democrazia va coltivata , nutrita e difesa. Un’idea quindi che va contrastata solo vigilando e lavorando costantemente perché la conquista della democrazia che è il risultato di un altrettanto lungo lavoro resti integra e continui a dare i suoi frutti. Un’idea di democrazia quella che ho brevemente ricordato rappresentativa aperta alla solidarietà e includente per la quale bisogna lavorare . Chi pensa di modificare questi rapporti non solo tra le persone, caratterizzati da libertà e dignità ma anche tra le istituzioni, caratterizzati dalla separazione dei poteri, pensa probabilmente ad un modello antico di democrazia quale quella dell’antica Grecia in cui esisteva ed era fondamentale la schiavitù. Quella a cui fa riferimento forse lo stesso Donald Trump quando deride i Paesi che stanno cercando di ottenere un accordo sui dazi unilaterali imposti da Washington affermando che gli stanno “baciando il culo”.
Ovvero tutti cercano un re travicello inconsciamente in senso dispregiativo pensando ad un Trump con veri poteri decisionali ma non in grado di esercitarli, istintivamente attratti dalla sua trasformazione in aspide capace di iniettare un veleno sicuramente mortale . Cosa che forse, o forse no, il tempo dimostrerà.
E allora non ci resta che meditare su questa bella poesia del 1848 di Giuseppe Giusti: “ Al Re Travicello / piovuto ai ranocchi,/mi levo il cappello/e piego i ginocchi; lo predico anch’io/cascato da Dio:/oh comodo, oh bello/un Re Travicello! Calò nel suo regno/con molto fracasso;/le teste di legno/12fan sempre del chiasso: ma subito tacque,/e al sommo dell’acque/rimase un corbello/il Re Travicello. Da tutto il pantano/veduto quel coso,/«È questo il Sovrano/così rumoroso?» (s’udì gracidare)./«Per farsi fischiare/fa tanto bordello/un Re Travicello? Un tronco piallato/avrà la corona?/O Giove ha sbagliato,/oppur ci minchiona: sia dato lo sfratto/al Re mentecatto,/si mandi in appello/32il Re Travicello». Tacete, tacete;/lasciate il reame,/o bestie che siete,/36a un Re di legname. Non tira a pelare,/vi lascia cantare,/non apre macello/40un Re Travicello. Là là per la reggia/dal vento portato,/tentenna, galleggia,/e mai dello Stato non pesca nel fondo:/che scienza di mondo!/che Re di cervello/è un Re Travicello! Se a caso s’adopra/d’intingere il capo,/vedete? di sopra/lo porta daccapo la sua leggerezza/Chiamatelo Altezza,/ché torna a capello/a un Re Travicello. Volete il serpente/ che il sonno vi scuota?/Dormite contente/costì nella mota, o bestie impotenti:/per chi non ha denti,/è fatto a pennello/un Re Travicello! Un popolo pieno/di tante fortune,/può farne di meno/68del senso comune. Che popolo ammodo,/che Principe sodo,/che santo modello/un Re Travicello!
Ovvero meditare su tristi spacconate di “The Donald” sul palcoscenico populista con un refrain carismatico che promette di “fare l’America di nuovo grande”. Un simbolo comunque tanto complesso quanto affascinante perchè si giova di una narrazione in cui accuse e polemiche, paura e resilienza, attacchi e difese , odio e amore si confondono in una malia del potere ma anche in una spregiudicatezza, non so quanto al limite della corruzione morale . Un elenco di promesse elettorali che non riescono a trovare una quadra concreta e operativa : la fine del conflitto in Ucraina,l’imposizione di dazi ,l’annessione del Canada l’acquisto della Groenlandia, la fine della guerra in Medio oriente ,l’espulsione di milioni di immigrati clandestini ,l’applicazione della pena di morte per i criminali violenti per proteggere le famiglie americane, la rivalutazione della questione del canale di Panama che non porta alcun vantaggio agli Usa , malgrado le spese sborsate da quest’ultimi avvantaggiando solo la Cina,. Con questi slogan, : «Non andrò mai in vacanza», «Sarò politicamente scorretto» e «Farò tornare grande l’America» coniati già nella campagna elettorale nel 2016 quando era divenuto il 45° presidente .
Delle promesse dell’ultima campagna elettorale in realtà stanno avendo applicazione solo le misure daziarie anche se finalizzate ad una trattativa con i singoli paesi. Quasi tutte le altre promesse seppure annunciate e in in via di definizione restano al palo e con difficoltà inconfessabili ma reali quali per esempio nel progetto di pace per l’ Ucraina. Mentre va smantellando velocemente alcune iniziative e trattati . Due esempi per tutti : nel novembre 2019 ha notificato all’Onu il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima siglato nel 2015. Si è anche ritirato dal Trans-Pacific Partnership, o TTP.
Non ci resta dunque che meditare su “ re travicello “ con una convinzione di fatto : la Storia ha visto sorgere e scomparire molti re travicello dentro quel grande fiume del tempo dove ogni cosa scorre secondo il “Panta rei” di Eraclito in cui tutto è in continuo divenire e trasformazione .Una convinzione rassicurante perchè ci dice che se tutto passa ,anche Donald Trump, le sue intemperanze, la sua politica , il suo modo di essere, passerà se solo saremo capaci di lavorare con spirito di tolleranza in una situazione spiacevole ( il cui prezzo più alto sarà sicuramente pagato dai più deboli ) evitando di cambiarla in peggio .
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