“Le rane vogliono un re”: favole antiche per una crisi moderna

“Le rane vogliono un re”: favole antiche per una crisi moderna
11 Apr 2025

di Valter Marcone

C’è una favola di Jean de La Fontaine  che racconta  la richiesta delle rane di un re  in un clima tra  anarchia e tirannide. La favola  sembra polemizzare  contro il popolo  identificato con le rane gracidanti. La morale sembra essere però secondo La Fontaine  che è meglio avere governanti incapaci ma innocui, piuttosto che astuti e autoritari. Con una piccola accortezza, una specie di consiglio :  meglio tollerare una situazione spiacevole evitando di cambiarla in peggio . “Intra duobus malis, minor est semper eligendum.”Tra due mali è sempre meglio scegliere il minore. Meglio cascar dall’uscio che dalla finestra .Questo il testo della favola .


Le Rane vogliono un re

Già sazie le Rane di stare in repubblica,
gracchiarono tanto, che Giove pensò
di dare allo stato la forma monarchica,
e un re tranquillissimo ad esse mandò.

Ma tanto fu il chiasso ch’ei fe’ nel discendere,
che scappan le Rane in preda al terror.
Sott’acqua, nel fango, quegl’umidi sudditi
non osano mettere il muso di fuor.

Ma quel che un gigante dapprima credettero
apparve più tardi un re travicel.
Sentendo dell’acqua finito il subbuglio,
or questa, ora quella, le rane, bel bel,

due prima, poi quattro, tremando in principio,
poi dieci si accostano a sua Maestà.
Poi piglian coraggio, si fanno domestiche,
e c’è qualche ardita, che in groppa gli va.

Il re travicello, che adora i suoi comodi,
non parla, non si agita, pacifico in sé.
Allora i Ranocchi con Giove borbottano,
ché vogliono un re, che faccia da re.

Il re degli Dèi per tôrsi il fastidio,
– Prendete, – risponde, e manda la Gru,
che becca, che stuzzica, che infilza, che storpia:
resistere i sudditi non possono più.

Ma Giove, gridando, pon fine agli strepiti:
– Ognuno il governo che merita avrà.
Un re non voleste leale e pacifico
tenete la bestia che addosso vi sta -.

 

(Jean de La Fontaine    Favole  Libro terzo )

 

Ma anche Esopo  ne dà una versione :

“Le rane stanche di vivere nello stagno senza qualcuno che le governasse, inviarono un ambasciatore a  Zeus , per chiedergli di dare loro un re.

Zeus, vedendo la semplicità dell’animo loro, scagliò con violenza giù nello stagno un pezzo di legno.

All’inizio, spaventate dal rumore del tonfo e dal movimento dell’acqua, le rane si tuffarono nel fondo dello stagno, ma poi dal momento che il legno rimaneva immobile, risalirono a galla, e giunsero ad un punto di tale disprezzo per il loro re, che gli saltarono addosso e vi si accomodarono sopra.

Infine, vergognandosi di avere un sovrano di tal genere, mandarono nuovamente a Zeus un ambasciatore, con la richiesta di inviare loro un altro re in cambio, perché il primo era troppo indolente.

Allora Zeus perdette la pazienza e mandò una biscia d’acqua, che cominciò ad afferrarle e a divorarsele.”

In sostanza è la favola del “re travicello “ che ahimè da insignificante  si trasforma  in una creatura  malvagia in grado di sterminare le povere rane che però se lo erano meritato , forse , per il loro comportamento.

 

Esopo che raccontò questa storia durante la tirannia di Pisistrato ad Atene nel sesto secolo a.C. prima di Socrate, sembra aver fermato le lancette del nostro orologio perchè  ci sono momenti, come questi, dove scoppiano  a dir poco epidemie di stupidità  che abbiamo bisogno  della limpida  fiaba di re Travicello per  guardare alla Storia   e riconsiderare il valore del buon senso.  

 

L’allegoria di queste favole ci fa  pensare  alla realtà  di oggi ma ci dice anche  che la Storia purtroppo si ripete  e che quindi  ci si può tranquillizzare pensando che tutto passa,  tutto viene superato  e dopo la tempesta torna a  splendere il sole. Mi riferisco  alla tempesta perfetta che in questo momento sta animando la battaglia dei dazi  sul nostro pianeta che   sembra essere sul punto di sconvolgere ogni cosa. E’ sicuramente una battaglia pericolosa, in quanto  ha in sé alcune insidie e rischi come quelli che si intravidero nei primi decenni del Novecento e che scatenarono non una ma due guerre mondiali.  Che poi in definitiva è una battaglia sostanzialmente per la  democrazia , ma ne parlo tra un attimo . La guerra dei dazi  tra un uomo chiamato Donald Trump, il tycoon  e il resto del mondo in realtà tende a  scardinare , anche nell’economia e nella finanza alcune leggi e regole  solo con un obiettivo : quello del profitto  e comunque del profitto personale.  Convenzioni e trattati  del diritto  internazionale vengono aboliti e messi da parte in un istante . Quei trattati che sono enunciazioni  di un diritto internazionale che  faticosamente ha cercato di affermare  principi fondamentali per una convivenza  geopolitica  pacifica. Tende a spezzare  l’asse America Europa  con l’annientamento di quest’ultima e quindi con l’azzeramento di quella che è stata l’idea storica di Occidente , rappresentato proprio da Stati Uniti d’America ed Europa. Tende a  scardinare anche la politica monetaria  degli Usa  con la sua moneta il dollaro a favore  forse di una nuova moneta. 

 

In un contesto in cui gli Stati Uniti d’America sono diventati una potenza revisionista dell’ordine mondiale liberale come la Cina e la Russia . “L’ordine globale del dopoguerra non è solo obsoleto ma – ha dichiarato il segretario di stato Marco Rubio –  è ormai un’arma che viene utilizzata contro di noi”.E per questo occorre cambiare stile, per esempio nella politica estera prediligendo mercantilismo  e protezionismo .

 

Donald   Trump ha definito la sua strategia come la “più grande transazione commerciale nella storia del Paese “ scoprendo in realtà il suo obiettivo che è quello  di far rientrare nel paese parte o tutte le industrie delocalizzate  per creare posti di lavoro e ridurre la bilancia  commerciale che è da tempo negativa. Soprattutto si prepara a  potenziare i progetti crypto  con la sua  stablecoin che si chiamerà  USD1 , ancorata al dollaro  e potenzialmente capace di produrre benefici per il suo patrimonio . Si prepara a rendere  dinastica  il suo mandato presidenziale  lascinadolo in successione al figlio .

 

Accennavo già che le vicende  che le cronache raccontano quotidianamente sugli umori di un presidente e del suo entourage, con i relativi provvedimenti che ne derivano  capaci di influenzare  le borse e le agenzie di rating ,  sono parte di una  battaglia per la democrazia. C’è un’idea strampalata ma non troppo che ogni tanto torna all’attenzione di quanti ritengono che questo tipo di democrazia , quella che viviamo ogni giorno ormai da ottanta  anni nel nostro paese, abbia fatto il suo tempo. Che  dice  comunque una verità  ovvero che la democrazia non è per sempre , che la democrazia va coltivata , nutrita e difesa. Un’idea quindi che va contrastata solo  vigilando e lavorando  costantemente perché la conquista della  democrazia  che è il risultato di un altrettanto lungo lavoro resti integra e continui a dare i suoi frutti. Un’idea di democrazia quella che ho brevemente ricordato rappresentativa aperta alla solidarietà e includente per la quale bisogna lavorare  . Chi pensa di modificare  questi rapporti non solo tra le persone, caratterizzati da libertà e dignità ma anche tra le istituzioni, caratterizzati dalla separazione dei poteri, pensa probabilmente ad un modello antico di  democrazia quale quella dell’antica Grecia in cui esisteva ed era fondamentale la schiavitù. Quella a cui fa riferimento forse  lo stesso Donald Trump  quando deride  i Paesi  che stanno cercando di ottenere un accordo sui dazi unilaterali imposti da Washington affermando  che gli stanno “baciando il culo”. 

 

Ovvero tutti cercano un re travicello inconsciamente in senso dispregiativo pensando ad un Trump con veri poteri decisionali ma non in grado di esercitarli, istintivamente  attratti  dalla sua trasformazione in aspide capace di  iniettare un veleno  sicuramente mortale . Cosa che forse, o forse no,  il tempo  dimostrerà. 

 

E allora non ci resta che meditare su  questa bella poesia del 1848 di Giuseppe Giusti: “ Al Re Travicello / piovuto ai ranocchi,/mi levo il cappello/e piego i ginocchi; lo predico anch’io/cascato da Dio:/oh comodo, oh bello/un Re Travicello! Calò nel suo regno/con molto fracasso;/le teste di legno/12fan sempre del chiasso: ma subito tacque,/e al sommo dell’acque/rimase un corbello/il Re Travicello. Da tutto il pantano/veduto quel coso,/«È questo il Sovrano/così rumoroso?» (s’udì gracidare)./«Per farsi fischiare/fa tanto bordello/un Re Travicello? Un tronco piallato/avrà la corona?/O Giove ha sbagliato,/oppur ci minchiona: sia dato lo sfratto/al Re mentecatto,/si mandi in appello/32il Re Travicello». Tacete, tacete;/lasciate il reame,/o bestie che siete,/36a un Re di legname. Non tira a pelare,/vi lascia cantare,/non apre macello/40un Re Travicello. Là là per la reggia/dal vento portato,/tentenna, galleggia,/e mai dello Stato non pesca nel fondo:/che scienza di mondo!/che Re di cervello/è un Re Travicello! Se a caso s’adopra/d’intingere il capo,/vedete? di sopra/lo porta daccapo la sua leggerezza/Chiamatelo Altezza,/ché torna a capello/a un Re Travicello. Volete il serpente/ che il sonno vi scuota?/Dormite contente/costì nella mota, o bestie impotenti:/per chi non ha denti,/è fatto a pennello/un Re Travicello! Un popolo pieno/di tante fortune,/può farne di meno/68del senso comune. Che popolo ammodo,/che Principe sodo,/che santo modello/un Re Travicello! 

 

Ovvero meditare su tristi spacconate di  “The Donald” sul palcoscenico  populista con un refrain  carismatico che promette di “fare l’America di nuovo grande”. Un simbolo comunque tanto complesso quanto affascinante  perchè si giova di una narrazione  in cui accuse e polemiche, paura  e resilienza,  attacchi e difese , odio e amore si confondono in una malia  del potere ma anche in una spregiudicatezza,  non so quanto al limite  della corruzione morale . Un elenco di promesse elettorali  che non riescono a trovare una quadra concreta  e operativa : la fine del conflitto in Ucraina,l’imposizione di dazi ,l’annessione del Canada  l’acquisto della Groenlandia, la fine della guerra in Medio oriente ,l’espulsione di milioni di immigrati clandestini ,l’applicazione della pena di morte per i criminali violenti per proteggere le famiglie americane, la rivalutazione della questione del canale di Panama che  non porta alcun vantaggio agli Usa , malgrado le spese sborsate  da quest’ultimi avvantaggiando solo la Cina,. Con questi slogan, : «Non andrò mai in vacanza», «Sarò politicamente scorretto» e «Farò tornare grande l’America» coniati già nella  campagna elettorale  nel 2016 quando era  divenuto il 45° presidente .  

Delle promesse dell’ultima campagna elettorale in realtà stanno avendo  applicazione solo le misure daziarie anche se  finalizzate ad una trattativa con i singoli paesi. Quasi tutte le altre promesse seppure  annunciate e in in via di definizione restano al palo  e con difficoltà inconfessabili ma reali quali per esempio  nel progetto di pace per l’ Ucraina. Mentre va smantellando  velocemente   alcune iniziative e trattati . Due esempi per tutti : nel novembre 2019 ha notificato all’Onu il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima siglato nel 2015. Si  è anche ritirato dal Trans-Pacific Partnership, o TTP. 

 

Non ci resta dunque che  meditare su “ re travicello “ con una convinzione di fatto : la Storia ha visto sorgere  e scomparire molti re travicello  dentro quel grande fiume del tempo dove ogni cosa  scorre  secondo il “Panta rei” di Eraclito in cui tutto  è in continuo divenire e trasformazione .Una convinzione rassicurante perchè ci dice che se tutto passa ,anche Donald Trump, le sue intemperanze, la sua politica , il suo modo di essere, passerà se solo saremo capaci di lavorare con spirito di  tolleranza   in una  situazione spiacevole ( il cui prezzo  più alto sarà sicuramente pagato dai più deboli )  evitando di cambiarla in peggio .


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