Ve lo immaginate il parcheggio del mercato di Piazza d’Armi, all’Aquila, coperto con un tetto di pannelli fotovoltaici, la cui energia è prodotta da una Comunità energetica rinnovabile (CER) formata da cittadini, Enti e piccole e medie imprese che a loro volta la consumano?
Da qualche giorno questa fotografia non è più qualcosa di lontano, visto che il Comune dell’Aquila ha ottenuto dal Fondo complementare del Pnrr, “Next Appennino”, 10milioni di euro, vale a dire il 50% del finanziamento totale per svolgere sul territorio comunale sei progetti che insistono su quattro impianti pubblici da realizzare in altrettanti spazi comunali, scelti dall’Amministrazione in base alla possibilità – legata all’ampiezza – di poter produrre fino a un megawat di energia ciascuno.
Oltre Piazza d’armi, un altro tetto similare verrà realizzato sul parcheggio di Piazzale Simoncelli a Fonte Cerreto mentre gli altri sorgeranno nel capannone dell’Asm a Bazzano e in un altro a Pile.
Quattro impianti dunque, come quattro sono le cosiddette cabine primarie che servono energia a tutta L’Aquila, e a cui le comunità energetiche devono allacciarsi. Verrà costruito quindi un impianto per ogni cabina, in modo tale da poter servire potenzialmente tutti i cittadini e le cittadine che, per far parte della stessa comunità energetica, dovranno essere collegate alla stessa cabina primaria.
“Abbiamo già dall’anno scorso pubblicato una manifestazione d’interesse richiedendo la disponibilità dei cittadini a partecipare a queste CER ricevendo numerose richieste sia da parte di cittadini che di istituti come l’Univeristà, il GSSI, interi condomini , Consorzi ed alberghi”, afferma ad Abruzzo Sera l’Assessore Fabrizio Taranta che tra le sue deleghe ha proprio quella all’energia e all’ambiente, e che chiarisce come a breve “nuovi cittadini potranno far richiesta di adesione ed essere ammessi alla comunità in qualunque momento”, e che sarà possibile farlo “anche come singoli cittadini, oltre che per interi condomini”.
L’Assessore precisa che “per il momento c’è solo la legge generale che dà la possibilità di creare le CER”, che ricordiamolo sono prima di tutto un Ente giuridico, e che “si è ancora in attesa di tutta la normativa di dettaglio” compreso i “decreti attuativi” in base ai quali “sarà possibile stabilire i limiti entro cui muoversi formulando uno Statuto e un regolamento”.
“Con questo finanziamento intanto – continua Taranta – possiamo partire con la realizzazione degli impianti e saremo in grado di produrre energia in modo completamente autonomo, pronti per costituire le CER perché abbiamo già le adesioni da parte dei primi cittadini che potranno consumare energia che produrremo con impianti pubblici”.
“Dal momento in cui avremo più chiaro come andare avanti – puntualizza l’Assessore – faremo quanto necessario per informare il più possibile i cittadini sulla bontà di questo progetto e i benefici che può dare la partecipazione alla CER”.
Sì perché in effetti un l’avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse finalizzate alla costituzione di una CER, pubblicato lo scorso ottobre dal Comune, da solo, non basta per far conoscere ai cittadini e alle cittadine la possibilità di entrare in una comunità energetica e i benefici che questo comporta. Le CER sono il futuro, anzi il presente, proprio per questo è necessario mettere in atto campagne informative a riguardo da parte degli Enti verso la cittadinanza, che già di per sé è la comunità di cui l’Amministrazione è rappresentante.
Ma, appunto, quali sono i benefici di una CER?
“Chi farà parte della Cer produrrà energia autonomamente – risponde Taranta – e quindi non avrà necessità di prenderla dalla rete, ottenendo un beneficio sociale di non pagarla ai prezzi di mercato ma meno, e senza essere soggetti a condizionamenti improvvisi dovuti agli equilibri di geopolitica mondiale, in quanto ad approvvigionamento e prezzi. Ma ancora più importante forse, saranno i benefici dal punto di vista dell’impatto ambientale, perché la produzione da fonti rinnovabili annulla praticamente le immissioni di CO2 rispetto a quella prodotta da fonti fossili, dando un proprio importante contributo a tutta la questione relativa ai cambiamenti climatici, le cui conseguenze sono oggi sotto gli occhi di tutti”.
Di chi sarà in definitiva l’energia, Assessore?
“L’energia sarà della Comunità, che la produce e la consuma. Questo rapporto tra produzione e consumo dovrà essere il più bilanciato possibile perché dovrà consumarsi quanto si produce. Per ogni MWh di energia condivisa ci sarà un rimborso di di circa 110€”.
Ma dunque chi fa parte della CER continuerà a pagare le bollette a un gestore, per intenderci?
“Per essere più chiari su questo argomento dobbiamo attendere i decreti attuativi. Bisogna comunque considerare che possono esserci momenti in cui l’energia prodotta non sarà sufficiente e dunque va prevista la possibilità di prenderla dalla rete. Potrà esserci invece anche il momento in cui l’energia prodotta è superiore a quella consumata e quindi si può rimmettere nella rete”.
Possono essere previste in questi casi misure di contrasto alla povertà e al caro bollette?
“Si possono prevedere tutta una serie di benefici per combattere la povertà energetica stabilendo che sotto un certo ISEE l’energia sia gratis. Questo dovrà essere regolamentato nello statuto della comunità energetica che, ripeto, dovrà essere definito aspettando i decreti attuativi”.
“Abbiamo puntato molto su questa progetto – conclude Taranta – per noi è stata una sfida. Il finanziamento ci riconosce la bontà del lavoro fatto fin qua. Adesso bisogna partire. Le Comunità energetiche rinnovabili sono un passo importante per la nostra città”.
Insomma il percorso delle Cer, all’Aquila come altrove, risulta solo all’inizio. Il Comune è riuscito a drenare un finanziamento importante grazie ai fondi del Pnrr e a quello specifico complementare destinato alle aree terremotate per il ramo che compete le pubbliche Amministrazioni, di cui una parte è destinata proprio, appunto, alla costituzione delle CER.
Adesso la palla passa anche ai cittadini e le cittadine che vogliono essere protagoniste di queste comunità, recependo sì i “decreti attuativi” , ma contribuendo a inventare quindi nuove forme solidali e non impattanti di energie attraverso percorsi di consapevolezza e partecipazione che potranno confluire negli Statuti e potrebbero rinvigorire le comunità tout court, visto che ad oggi di questo importante concetto resta sempre meno a fronte di un tessuto sociale sempre più atomizzato e disperso anche a causa della conformazione urbanistica e sociale che stanno assumendo le città, L’Aquila compresa.
Ricominciare allora la discussione tra persone attraverso l’elemento fondamentale dell’energia rinnovabile, può costituire un primo elemento di riappropriazione possibile verso una transizione ecologica necessaria, che magari nel tempo, oltre a vedere il tetto di pannelli solari a Piazza D’armi, possa consistere anche nel veder sfrecciare meno auto alimentate a combustibile fossile nell’adiacente Viale Corrado IV, transitato invece da mezzi pubblici elettrici, biciclette e pedoni.
Alessandro Tettamanti
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