Dal carcere per le detenute madri allo stop alla cannabis light: misure repressive che sollevano dubbi costituzionali e di libertà civili
Il recente via libera della Camera al ddl sicurezza, con 162 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti, rappresenta una tappa cruciale in un percorso legislativo che ha sollevato non poche polemiche e preoccupazioni. Ora il disegno di legge è in attesa di essere esaminato dal Senato, dove la Lega ha già richiesto l’esame d’urgenza. Questo provvedimento, nato da un testo del governo ma profondamente modificato durante l’esame in commissione, introduce una serie di misure che vanno ben oltre il rafforzamento della sicurezza, sconfinando in ambiti che sollevano seri dubbi costituzionali e di libertà civili.
Il ddl sicurezza prevede oltre una ventina di nuove fattispecie di reato e aggravanti, che spaziano dal carcere per le detenute madri, allo stop alla cannabis light, fino alla criminalizzazione delle proteste pacifiche. In particolare, la cosiddetta norma ‘anti-Gandhi’ colpisce duramente le forme di protesta non violenta, introducendo il reato di rivolta anche per la resistenza passiva nei carceri e nei centri di accoglienza per migranti. Una misura che sembra mirare più a soffocare il dissenso che a garantire l’ordine pubblico.
Altra norma controversa è quella ribattezzata ‘anti Salis’, che prevede fino a 7 anni di carcere per le occupazioni abusive di immobili altrui. Questa disposizione sembra essere un attacco diretto a forme di protesta sociale che spesso nascono da situazioni di estrema necessità. Allo stesso modo, le nuove aggravanti per i reati commessi nelle vicinanze di stazioni ferroviarie e metropolitane, così come la stretta sui sit-in pro clima, che rischiano fino a 5 anni di carcere per danneggiamenti, appaiono come un tentativo di scoraggiare qualsiasi forma di dissenso attivo e partecipato.
Tra le misure più discusse c’è anche il divieto per i migranti extra UE di acquistare schede SIM senza permesso di soggiorno. Una norma che, oltre a sembrare discriminatoria, rischia di isolare ulteriormente una categoria già vulnerabile, rendendo difficile persino la comunicazione con i propri cari e l’accesso a servizi di base.
Particolarmente critica è la modifica riguardante le detenute madri, dove il differimento della pena cessa di essere obbligatorio e diventa facoltativo, affidando al giudice la valutazione caso per caso. Questo cambiamento rischia di separare madri e figli, infliggendo ulteriori traumi alle famiglie già colpite dalle difficoltà della detenzione.
Reazioni e critiche
Non sorprende che le opposizioni abbiano definito il provvedimento “liberticida”, “ideologico” e “incostituzionale”. Forze politiche come Pd, M5s, Più Europa, Avs, Azione e Italia Viva hanno duramente contestato la legge, sottolineando il rischio di una deriva illiberale e di una follia giustizialista. Tuttavia, nonostante le critiche e le frizioni interne alla maggioranza, la compattezza del centrodestra ha reso vano ogni tentativo di modifica.
Il ddl sicurezza, così come concepito, sembra più orientato a rafforzare un controllo autoritario sulla società piuttosto che a garantire la sicurezza dei cittadini. La vera sicurezza si costruisce con misure inclusive e rispettose dei diritti fondamentali, non con leggi repressive che rischiano di dividere ulteriormente la popolazione e soffocare il dissenso. La battaglia ora si sposta al Senato, ma resta il timore che, anche lì, prevalga la linea dura di un governo che sembra sempre più distante dalle esigenze reali del paese e dei suoi cittadini.
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