Com’è nato per voi “Toxic Heart Double Head”? Una scintilla personale, un’urgenza artistica o un incontro casuale?
AP: Potrei dire “casualmente” oppure per un’urgenza artistica!” anche se forse io e Gabriella eravamo in cerca di occasioni nuove per collaborare insieme, avevamo precedentemente lavorato su un reading per bambini e stavamo, in quei giorni, preparando la commedia “ascoltami”; un giorno mi scrisse chiedendomi se avevo un monologo inedito a tema “L’Amore, nelle sue forme” non lo avevo, ma glielo scrissi in una notte!
GI: Prima in maniera casuale, da una mia richiesta di un monologo sull’amore per poter partecipare ad un concorso di monologhi a tema e da un’ispirazione che ha avuto Antonio, che lo ha portato a trattare proprio la sfumatura della tossicità in amore. Così è nato l’intero progetto, che però piano piano ha avuto un’idea ben precisa, una struttura e un’urgenza di raccontare un tema delicato.
Cosa vi ha colpito (o turbato) di più nel portare in scena una relazione tossica?
AP: ho dovuto approfondire molto il tema, sono agevolato avendo studiato sociologia e quindi i rapporti interpersonali, ma ho dovuto consultarmi con una psicoterapeuta di coppia per capire ed analizzare le casistiche, le patologie e i casi di cronaca e femminicidio. Ciò che mi turba è l’epilogo, la morte come soluzione alla sofferenza, a quel mal d’amore del soggetto tossico, essendo una patologia potrebbe essere curata ma oggi ancora non lo accettiamo; professionalmente è sempre una sfida, vestire panni di personaggi al limite è una prova interpretativa sempre molto stimolante, sia nel bene che nel male.
GI: Per entrare in un personaggio c’è sempre bisogno di attingere dal proprio vissuto, anche se spesso è molto distante da quello che si sta raccontando, ma c’è sempre qualcosa in comune, un’emozione, una sensazione…e dunque non è stato facile interpretare una donna vittima di violenza, perché ho dovuto avere a che fare con parecchie emozioni “negative” e soprattutto mi sono dovuta confrontare con una cosa che capita più spesso di quello che si pensa, e il pensiero mi ferisce come donna e come essere umano. Dal punto di vista professionale è un onore invece poter dare un monito, un segnale, un messaggio, in modo che l’arte sia anche espressione di un impegno civile, sociale e morale.
Qual è stato il momento più difficile da scrivere o interpretare? E cosa ha richiesto per essere affrontato in modo autentico
AP: sinceramente la scrittura è scivolata via da se; ho dovuto però generare una struttura narrativa in partenza, condivisa con Gabriella, fatta di quadri “emotivi” che racchiudono una serie di atteggiamenti amorosi che vanno via via a degenerare; il momento più delicato scenicamente forse è stato proprio la costruzione dello stupro; ma grazie alla complicità umana ed artistica con la mia partner riusciamo ogni volta a rendere tutto “credibile” “forte” ed intenso” nonostante sia una circostanza di vita molto lontana, fortunatamente, dalla nostra quotidianità
GI: Il momento più difficile per me è stata la scena in cui lei gli chiede una pausa di riflessione, che segue una scena di confronto molto acceso; il rischio è che i toni adirati prendano il sopravvento e che si trascuri il dolore che c’è in una scelta del genere, la compassione che si prova per l’altra persona, la delusione e l’amarezza di una storia che forse giunge al capolinea, la frustrazione per aver fallito e per aver creduto a qualcosa che non era reale…insomma c’è un ventaglio di emozioni dietro che poteva essere trascurato o oscurato dalla rabbia, che in scena come nella vita reale spesso prende il sopravvento ma non è urlando che si instaura una relazione e una comunicazione efficaci, sia con gli altri che con il pubblico. E anche le urla per arrivare al cuore di uno spettatore devono essere motivate e dettate da un bisogno reale e urgente. E quindi ritorniamo a una situazione reale della nostra vita a cui fare riferimento per restare nell’autenticità.
Pensate che il teatro abbia un potere reale nel sensibilizzare sul tema della violenza di coppia? Come lo vedete rispetto ad altri mezzi espressivi?
AP: assolutamente sì, anzi credo sia il modo, il tramite più diretto, autentico e vero per mettere davanti agli occhi della gente delle scene di violenza domestica psicologia e fisica di cui sentiamo solo parlare . le persone posso solo immaginare cosa significa vessare e violentare una donna, noi, come attori, diamo vita a queste scene, ed assistere ad uno spettacolo cosi forte e diretto crea un senso di disagio tale che scuote gli animi. il teatro è lo specchio della realtà, sia dei momenti belli che di quelli tragici.
GI: Assolutamente sì. E la sua potenza rispetto ad altri mezzi è il fatto che non ci siano filtri, ciò che accade su un palcoscenico è sotto gli occhi dello spettatore e tra di loro non c’è nessun tipo di schermo, nessun tipo di protezione, l’attore è a nudo e lo spettatore non può coprirsi gli occhi.
Cosa sperate che il pubblico porti con sé uscendo dalla sala? Una consapevolezza, un’emozione, una domanda?
AP: Un senso di disagio, un brivido che permanga per giorni, è già successo in realtà, ho ricevuto messaggi significativi, quando una storia resta in testa per giorni vuol dire che le emozioni sono entrate nell’anima, questo è “sensibilizzare”; il pubblico porta a casa una visione reale dell’amore tossico, della crisi di coppia, il nostro obiettivo è sempre “emozionare” ma in questo progetto anche “divulgare” “interpretare” il dolore fisico e psicologico non solo della vittima ma anche di un carnefice inconsapevole del suo stato mentale.
GI: Qualcosa. L’arte si presta a tante interpretazioni perché colpisce ognuno in maniera diversa, tocca tasti diversi in base a quello che sono il vissuto e l’esperienza di una persona, apre più canali. L’importante è lasciare qualcosa, che sia una riflessione, che sia una nuova consapevolezza o semplicemente un’emozione, magari la voglia di porsi nuove domande e indagare un argomento più a fondo, magari la voglia di battersi per una giusta causa nei casi in cui si trattano delicati argomenti sociali. O magari solo la voglia di essere un umano migliore.
Se poteste parlare ai giovani che vivono o rischiano di vivere una relazione tossica, cosa direste loro?
AP: La prima cosa che direi è “ abbiate consapevolezza” . la società di oggi, rende tutti molto vulnerabili e cadere in paranoie che diventano patologie comportamentali è molto semplice, chiunque può diventare tossico, la consapevolezza, la presa di coscienza di alcuni stati emotivi deviati aiuta l’individuo a “riprendere in mano la propria vita “ e farne un successo, si può essere affetti da “dipendenza affettiva, gelosia morbosa, ossessioni ma rendersene conto aiuta a guarire o a gestire le proprie debolezze emotive
GI: La conoscenza è una cosa fondamentale. La conoscenza di sé è fondamentale, non siate mai superficiali nell’indagare il vostro animo. E poi la conoscenza nel senso di cultura: leggete, studiate, aprite la mente e vedrete che non sarete disposti a farvi mettere i piedi in testa da nessuno. Non voglio dire che è una soluzione, sarebbe presuntuoso da parte mia credere di avere la soluzione a una piaga sociale così grande, ci sono tantissimi altri motivi per cui una persona cede ad una relazione violenta o pericolosa, l’emotività e l’affettività sono dei mondi molto vasti e complessi. Però la voglia di conoscersi e di farsi una cultura è senz’altro un inizio per una strada retta, giusta, dignitosa.
Quali sono i vostri prossimi progetti artistici — insieme o individualmente — dopo “Toxic Heart Double Head”? C’è qualcosa di cui potete anticipare temi, direzioni o desideri creativi?
AP: Considerando che siamo solo all’inizio, per il momento l’obiettivo comune è portare all’attenzione di più persone possibili questo nuovo spettacolo, continuando ancora a rappresentare il reading , che racconta sempre dei due protagonisti e realizzando, nelle prossime settimane un “corto teatrale” che altro non è che un estratto dello spettacolo in 15 minuti; poi individualmente continuiamo a prestare la nostra arte a quello che ci viene proposto, personalmente auspico di condividere con Gabriella altre occasioni ed esperienze artistiche poiché è una donna ed un’attrice con la quale ho trovato un’intesa molto bella!
GI: Il mio desiderio in questo momento è che quante più persone vedano questo spettacolo, e mi sembra già un progetto ambizioso, che lascia poco spazio ad altro. Più avanti sicuramente arriverà qualcos’altro, ma adesso è tutto concentrato su questo.
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