Presentato all’Aquila il documentario sui minori stranieri. Le video interviste ai protagonisti 

di Alessandro Tettamanti

Giovedì scorso, 24 aprile, è stato presentato presso una gremita sala del Cinema Zeta, a Monticchio (L’Aquila), il documentario “Devianza giovanile e integrazione, il caso dei minori stranieri all’Aquila“ a cura di Gabriele Ferrara.

Ottanta minuti in cui spiccano, in particolare, le voci prese da quei ragazzi che una volta fuoriusciti dal circuito delle case famiglia per la sopraggiunta maggiore età, spesso finiscono per strada e talvolta al centro delle cronache cittadine per episodi legati alla microcriminalità. 

Nessuno mai, in città, aveva finora dato loro parola facendoli diventare soggetti. E’ interessante allora ascoltarli denunciare la condizione di marginalità che vivono, senza la possibilità di avere documenti validi o una residenza per trovare un lavoro che a sua volta è necessario per affittare un appartamento. In questa caccia al tesoro, allora, spesso non resta che la via dello “spaccio per mangiare”, vivendo in abitazioni di fortuna, come le molte inagibili disponibili in città, o direttamente nei parchi.

L’idea del documentario è del Dott. Gamal Bouchaib, già consigliere straniero del Consiglio Comunale dell’Aquila, responsabile del Cas “la rondine” della cooperativa il Cenacolo degli angeli.

Bouchaib nel documentario accompagna lo spettatore spiegando nei particolari il servizio che svolgono le strutture per i Minori  e le problematiche che questi si trovano ad affrontare.

Lo fa in buona compagnia insieme alla presidente dell’Ordine degli assistenti Sociali Abruzzo, Amalia Di Santo, e al presidente dell’Ordine degli Psicologi Abruzzo, Enrico Perilli.

Nel video con loro ci sono anche gli interventi di alcuni responsabili delle comunità come Goffredo Juchich di Crescere insieme, Francesca Giorgi di Il Celestino e Vanessa Rotilio psicologa presso la comunità Il volo.

A dare una mano al regista nel trovare il difficile, quanto prezioso, contatto con i ragazzi e le ragazze neo maggiorenni che sono per strada, Shiva Guerrieri, Vice Presidente dell’associazione  Tana libera tutti.

Come sottolinea anche Bouchaib nella video intervista allegata a questo articolo, quello che tutti gli operatori reputano necessario è un maggior servizio di “educativa di strada”, cioè la necessità di andare verso i ragazzi che magari arrivano nelle comunità a 17anni per uscirne poco dopo senza comprendere, una volta lasciati per strada, neanche bene il contesto in cui si trovano.

Più in generale il vero dramma si consuma, come anticipato, al compimento del 18esimo anno di età, quando sono solo una parte i ragazzi che riescono a proseguire un progetto che li porterà ad avere gli agognati documenti entro 60giorni, mentre l’altra parte finisce in una spirale in cui è davvero complicato uscire e in cui  l’abbandono, che di fatto sperimentano, “si trasforma in rabbia contro la comunità”.

Per questo c’è bisogno di attuare progetti, pur previsti dalla legge, che possano accompagnare i più volenterosi oltre i 18 anni attraverso ad esempio un co housing più che possibile visto l’enorme patrimonio edilizio del Comune dell’Aquila, che si potrebbe attuare anche da subito e che permetterebbe a decine di ragazzi in più ogni anno di non trovarsi per strada, dando loro maggiore possibilità di perseguire un progetto di vita, anche oltre il limite di età per cui la legge italiana obbliga a prenderli in carico.

Interesante ad esempio la testimonianza che alcuni di loro danno – e che mai è stata riportata da nessuna testata locale – riguardo un mercato delle cosiddette “ospitalità” che equivalgono formalmente all’avere una residenza e quindi sono un pre requisito ,ad esempio, per trovare un lavoro. Ebbene alcuni ragazzi raccontano di soldi da pagare ad approfittatori per averle in cambio senza che nemmeno poi l’ospitalità ci sia di fatto. 

Un vero inferno quello della casa dunque, che i ragazzi sanno ben quantificare in almeno mille, millecinquecento euro da avere per pagare il primo mese di affitto con caparra, comunque difficile da ottenere per via della diffidenza degli italiani ad affittare case a giovani stranieri. 

Per questo appare evidente la necessità di un’ intermediazione istituzionale negli affitti.

Un’altra necessità che emerge nettamente è quella di una maggiore possibilità di formazione per i minori, di cui il territorio ha bisogno nell’ambito per esempio nell’artigianato o dell’edilizia, solo per citare due settori. 

Nell’attuale crisi demografica che colpisce in generale l’Europa e in particolare L’Italia e L’Aquila, come le altre aree interne limitrofe, non si può non comprendere l’opportunità che una nuova cittadinanza offrirebbe al territorio per sopravvivere.

Cittadinanza che per essere tale deve ovviamente avere i corrispettivi diritti, senza accordare i quali ovviamente non si può che invece creare una relazione di ostilità. Diritti di cittadinanza che allo stesso tempo se realmente accordati, varrebbero anche come qualcosa da tutelare e non perdere. Altrimenti, come si sta constatando, da perdere queste giovani vite lasciate ai margini nella clandestinità – evidenziata nel video con l’oscuramento dei volti – non hanno niente e a poco valgono allora strumenti come la video sorveglianza, come testimoniato da alcuni operatori: “le immagini non mancano, ma i reati continuano”. 

“Quello che facciamo all interno delle strutture, andrebbe proposto per strada con una rete sociale che si occupi dell’esterno”, uno dei messaggi ricorrenti che si spera venga rinforzato nell’arrivare a chi di dovere, nella politica e nelle amministrazioni, da questo documentario.


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