10 maggio 1933, la notte in cui i libri vennero bruciati

10 maggio 1933, la notte in cui i libri vennero bruciati
10 Mag 2025

di Alessandra Prospero

Il 10 maggio ricorre un anniversario che l’Associazione italiana delle biblioteche e il Ministero dell’Istruzione intendono puntualmente ricordare con diverse iniziative, l’anniversario di un evento che scosse le coscienze del mondo.

Il 10 maggio 1933, infatti, Berlino fu teatro del più imponente rogo di libri mai avvenuto nella storia, noto in tedesco come Bücherverbrennungen. Migliaia di opere ritenute “non conformi al nazismo” vennero gettate tra le fiamme, segnando l’avvio di una sistematica opera di censura. L’incendio dei libri divenne il simbolo di una presunta “purificazione” voluta dal regime nazista, un processo che culminò tragicamente con la creazione dei campi di concentramento e l’utilizzo delle camere a gas.

L’episodio si inserisce a poco più di quattro mesi dall’ascesa al potere di Adolf Hitler: sin dai primi mesi del suo governo, il nazionalsocialismo aveva già avviato le fondamenta della dittatura e compiuto i primi passi verso le tragedie che sarebbero seguite. Hitler ottenne pieni poteri dal Parlamento, fu istituito il primo campo di concentramento a Dachau e venne lanciato il boicottaggio dei negozi ebraici.

L’ideologia nazista che voleva imporsi sui nemici del popolo tedesco aveva bisogno di una forma di distruzione simbolica: la soppressione dei libri.

L’iniziativa dei roghi fu promossa dall’Associazione Nazionalsocialista degli Studenti Tedeschi e coordinata dal ministro della Propaganda, Joseph Goebbels, per garantirle la massima visibilità. Nella notte del 10 maggio, vennero bruciati decine di migliaia di volumi – 25.000 solo a Berlino – sotto lo sguardo di funzionari nazisti, accademici, studenti e numerosi sostenitori del regime.

Tra i testi messi al rogo vi erano le opere dei maggiori esponenti del pensiero socialista come Karl Marx e Bertolt Brecht, di scrittori stranieri come Ernest Hemingway e Jack London, e di autori tedeschi critici del nazismo quali Thomas Mann, Erich Kästner, Heinrich Mann ed Ernst Gläser. A queste si aggiunsero Bibbie, testi dei Testimoni di Geova, l’intera raccolta dell’Istituto per la Scienza della Sessualità, colpevole secondo i nazisti di sostenere idee liberali su omosessualità e transessualità, e libri di autori ebrei come Franz Kafka, Arthur Schnitzler, Franz Werfel, Max Brod e Stefan Zweig. Fu uno dei più grandi roghi della storia dell’Occidente, volto a cancellare ogni forma culturale ritenuta “anti-tedesca” per ragioni politiche o razziali: l’estremismo ideologico del Terzo Reich raggiunse qui uno dei suoi vertici più oscuri.

Negli anni seguenti, nuovi roghi vennero organizzati sia in Germania sia nei territori occupati durante la guerra, ma fu proprio quel 10 maggio a sancire un principio totalitario: ogni opera scritta doveva aderire rigidamente alla visione nazionalsocialista. La lotta contro la cultura non si limitò ai libri, ma si estese presto anche all’arte e alla musica etichettate come “degenerate”. Con quei roghi, si volle colpire non solo gli autori, ma anche i lettori e l’idea stessa che quei pensieri potessero un giorno rinascere.

I libri vennero distrutti quasi fossero la trasposizione di quegli uomini e donne che il regime avrebbe poi eliminato nei campi di sterminio. “Dove si bruciano i libri, si finirà per bruciare anche gli uomini”, aveva ammonito il poeta tedesco Heinrich Heine un secolo prima: anche le sue opere finirono tra le fiamme del 1933. Durante il rogo berlinese, svoltosi nella piazza antistante l’Università, Goebbels pronunciò un discorso infarcito d’odio contro il “pensiero intellettuale ebraico”, lodando gli studenti per aver “incendiato lo spirito malvagio del passato”.

Oggi, a Berlino – ma anche in altre città tedesche – i posti in cui sono avvenuti i roghi sono diventati luoghi di memoria, di ricordo dell’orrore: a Bebelplatz vi è un’opera dell’artista israeliano Micha Ulmann, costituita di una lastra di cristallo sotto cui s’intravede una libreria con gli scaffali vuoti.

L’Associazione italiana biblioteche promuove, nella settimana dal 5 all’11 maggio 2025, la settima edizione di Libri salvatirassegna annuale di letture pubbliche per ricordare il Bücherverbrennungen i roghi di libri avvenuti la notte del 10 maggio 1933 a Berlino e nelle principali città della Germania, al culmine di una vasta campagna per la “pulizia” della cultura tedesca mediante il fuoco.

Da quest’anno e per gli anni a venire, la rassegna viene dedicata a Francesco Langella, il bibliotecario con barba e baffi che nel 2018, insieme ad un gruppo di bibliotecarie e bibliotecari, ha fondato l’Osservatorio sulla censura AIB e che nella sua vita professionale ha sempre difeso il diritto alla lettura per tutte e tutti.


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