di Alessandra Prospero
Due anni senza Tonino Frattale.
Due anni senza la voce roca e gentile di uno dei più amati poeti aquilani, scomparso il 14 ottobre 2023, lasciando un vuoto profondo nella cultura popolare abruzzese e nella memoria della sua città.
Antonio “Tonino” Frattale, classe 1946, era molto più di un poeta dialettale: era un narratore del quotidiano, un uomo capace di trasformare la lingua della gente in strumento di verità e di bellezza.
Ex infermiere, cresciuto tra le vie e le montagne de L’Aquila, aveva scelto il dialetto come forma di resistenza alla dimenticanza, come gesto d’amore verso una terra che negli anni aveva conosciuto lo spaesamento, le ferite del terremoto, la perdita di identità.
“Ju vangelu aquilanu”, la parola che diventa preghiera
Ho avuto il privilegio di pubblicare con la mia casa editrice Daimon la sua opera rimasta più celebre e significativa, ‘Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju Vangelu aquilanu’, considerata un piccolo capolavoro di poesia civile e spirituale.
Il buon tipografo vicentino a cui l’affidai capì la premura di stamparla più che celermente, sotto Natale poi!, e con la sua grande professionalità nordica, pronunciava il nostro articolo Ju in modo aspro – non trovandosi con l’aquilano – non senza un lieve imbarazzo. Si capiva la portata e l’importanza della pubblicazione.
Una riscrittura dei testi evangelici in dialetto aquilano, capace di fondere il sacro e il popolare, la fede e l’ironia, la preghiera e la quotidianità.
Frattale amava dire che il dialetto era “la lingua con cui Dio parla ai poveri”, e Ju vangelu ne è la prova: versi limpidi, diretti, che portano il messaggio del Vangelo nelle case, nelle osterie, nelle piazze, là dove la parola vive e respira.
Molti ricordano le sue letture pubbliche: l’emozione che sapeva suscitare, il modo in cui ogni parola sembrava nascere dal silenzio.
Nel 2022, poco prima della sua scomparsa, aveva presentato la nuova edizione de Ju vangela aquilanu come “un testamento d’amore per la mia città”.
La nascita del Premio Frattale
Per tenere viva quella voce, la comunità aquilana ha risposto con affetto e riconoscenza.
Nel 2024 è nato il Premio di Poesia Dialettale “Tonino Frattale”, partito da una promessa pubblica mantenuta da Gianni Frattale e promosso da associazioni culturali locali tra cui le ACLI.
Il premio è diventato sezione speciale del Premio ACLI GO TO SCHOOL – Jèmo a la scòla ed è dedicato a opere in dialetto abruzzese. Vuole incoraggiare le nuove generazioni a riscoprire la lingua delle origini come forma di identità, libertà e resistenza culturale.
Domani si terrà la premiazione presso la Sala Ipogea del Consiglio Regionale d’Abruzzo all’Aquila e io e la famiglia saremo presenti.
La famiglia di Tonino
Il filo rosso non si è spezzato: Beatrice (Ciavola) continua a parlare a Tonino, anche sui social, e continua a presenziare agli eventi a lui dedicati con la stessa devozione e lo stesso calore con cui accompagnava il marito.
Li ricordo vicini in un ventoso ma magnifico assolato giorno passato a Castellalto (in provincia di Teramo), in occasione dell’Abruzzo Book Festival, che tutti avevamo preso come una gita fuori porta tutti insieme. E potrei citarvi mille altri episodi del genere.
I figli Alessia e Valeriano, con le rispettive famiglie, sono ben consci di portare un’eredità quasi corale, tanto il padre poeta è stato amato dalla collettività. Hanno gli stessi occhi del padre e della zia Fiorella, sorella di Tonino: occhi grandi e profondi, sinceri e aperti sul mondo con fiducia.
Il ricordo di una città
A due anni dalla scomparsa, L’Aquila non ha dimenticato il suo poeta.
Le sue parole continuano a essere lette nelle scuole, nei laboratori di teatro popolare, nelle iniziative culturali varie
Le sue poesie sono state raccolte in diverse antologie e spesso ricordate da chi l’ha conosciuto e, magari, neanche amava la poesia. Era Tonino che ce la faceva amare.
Per molti aquilani, Tonino Frattale rappresenta l’anima schietta della città: ironica e malinconica, aspra e dolce, capace di ridere e di piangere nello stesso respiro.
Nei suoi testi si ritrova la gente semplice, le botteghe, i vicoli, la solidarietà di chi ha vissuto le difficoltà della vita senza mai smettere di credere nella poesia come forma di riscatto. Non a caso, con grande apprezzamento del pubblico, vinse addirittura un poetry slam da me presentato al Parco del Castello dell’Aquila, in occasione del Lo Maggio Fest: correva l’anno 2017.

La poesia come cura
Chi lo ha conosciuto lo descrive come un uomo gentile, con una parola per tutti.
Per anni aveva lavorato come infermiere, e in ospedale portava lo stesso spirito con cui scriveva: attenzione, empatia, ascolto.
“La poesia è una forma di cura”, diceva. “Serve a guarire chi la scrive e chi la legge.”
E forse è per questo che la sua eredità continua a toccare le persone.
Frattale non scriveva per la letteratura, ma per la vita.
E oggi, due anni dopo la sua scomparsa, le sue parole risuonano ancora come una carezza, come un promemoria collettivo che invita a non dimenticare le proprie radici.
Un’eredità viva
Due anni senza Tonino Frattale non hanno cancellato il suo spirito.
Anzi, il tempo sembra amplificare la forza del suo messaggio.
Ogni lettura, ogni serata di poesia dialettale, ogni voce che pronuncia i suoi versi è una piccola forma di resurrezione laica, un modo per dire che la cultura non muore se resta nelle mani e nei cuori delle persone. Perciò, non mi resta che accomiatarmi da questo tributo con i Suoi versi.
” Beatu chi te’ l’anzia della vita
che j’attocca ju regnu deji cieli,
chi te’ ‘na vita nera e appicundrita è
che cuscì come iciu ji vangeli
sarranno quantu prima conzolati.
Quiji che tengu fame de giustizzia
sarranno quantu prima satollati.
Beatu chi te’ ‘n core la mistizzia.
Beatu pure chi te’ la pacienzia
che deju munnu, apo’, sarra’ ju rre
e beatu chi sa che l’indurgenzia
è la cosa chiù bella da vete’.
Scia beatu chi lotta pe’ lla pace
e chi abbozza allo stortu e all’ingiustizzia,
quiji de core semprice e verace
che deju cielu avranno le dilizzie”.*
1 j’attocca – gli spetta, gli compete
2 appecundrita – triste
3 iciu – dicono
4 satollati – saziati
5 apo’ – dopo
*tratto da ‘Mitti che Cristu era natu all’Aquila – Ju Vangelu aquilanu’.
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