di Alessandra Prospero
Il giudice per l’udienza preliminare ha confermato gli arresti domiciliari per Emiliano Volpe, il 18enne accusato di istigazione al suicidio in relazione alla morte di Andrea Prospero, lo studente abruzzese 19enne deceduto il 24 gennaio 2025 dopo aver assunto un mix letale di farmaci.
Secondo la ricostruzione dell’accusa, il giovane avrebbe incitato Andrea a portare a termine il gesto, alternando derisione e provocazioni nei messaggi scambiati nelle ultime ore di vita del ragazzo. Le chat, insieme a un video recentemente acquisito dalla Procura, documentano la drammatica sequenza di quella mattina: una videochiamata in cui si vedrebbe Prospero assumere i farmaci, come a voler confermare al suo interlocutore che stava davvero facendo ciò di cui parlava.
Quel video – oggi parte del fascicolo d’indagine – è stato citato anche in una conversazione successiva, in cui l’imputato scriveva a un terzo interlocutore: “Parli con un morto”.
La decisione del giudice
Il ragazzo era stato sottoposto a misura cautelare a marzo 2025, dopo l’emersione di gravi indizi e del rischio di reiterazione del reato. Nonostante un precedente allontanamento non autorizzato dalla casa familiare – formalmente riconosciuto come evasione dai domiciliari – la difesa aveva chiesto la revoca della misura.
Nell’udienza del 28 ottobre, la giudice Simona Di Maria ha respinto sia la richiesta di revoca della misura che quella di patteggiamento, giudicandole “non congrue rispetto alla gravità dei fatti contestati”.
La decisione, notificata nelle ultime ore, conferma i domiciliari. Nelle motivazioni, la giudice sottolinea come gli elementi a carico dell’imputato restino solidi e non siano emerse circostanze nuove tali da modificarne il quadro.
La magistrata evidenzia inoltre la mancanza di un’autentica presa di coscienza da parte del giovane: nelle dichiarazioni rese, “oltre a un dispiacere generico, non è emersa una reale assunzione di responsabilità o empatia verso la famiglia della vittima”.
Tra gli elementi che rafforzano la misura cautelare anche l’uso non autorizzato dei social – lo stesso strumento con cui sarebbe maturato il reato – e l’assenza di passi concreti verso un percorso di rieducazione.

La famiglia di Andrea a “Chi l’ha visto?”
Nella puntata di ieri sera di “Chi l’ha visto?”, la famiglia di Andrea Prospero, accompagnata dal proprio legale, è tornata a chiedere verità e giustizia, raccontando il dolore di questi mesi e l’attesa per il processo.
Nel corso del programma, i familiari hanno ricordato il giovane come “un ragazzo sensibile, generoso, pieno di vita” e hanno ribadito l’importanza di fare luce su quanto accaduto anche per sensibilizzare i più giovani sull’uso consapevole dei social network e sulla gravità delle parole scambiate online.
L’avvocato della famiglia ha espresso soddisfazione per la conferma della misura cautelare, definendola “un passo necessario per garantire il corretto svolgimento del procedimento e per tutelare la memoria di Andrea”.
Amarezza e incredulità
Tutte le parti coinvolte hanno espresso espresso amarezza e incredulità per le dichiarazioni di Volpe in aula, secondo le quali Prospero sarebbe stato il “migliore amico” del diciottenne romano, seppur virtualmente, non avendolo mai conosciuto di persona.
La famiglia e il legale propenderebbero più per una strategia legale che per una testimonianza dell’effettivo legame tra i due giovani: i familiari infatti non avevano mai sentito nominare Volpe da Andrea e soprattutto si chiedono come possa un amico non solo assistere inerte al suicidio del compagno virtuale ma addirittura non allertare i soccorsi (che avrebbero potuto salvare Prospero) e infine non agevolare neanche il ritrovamento del corpo che, lo ricordiamo, era in stato di decomposizione nel momento del ritrovamento.
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