Lunedì 17 novembre Francesco Barone, missionario laico che a dicembre partirà per la sua 64^ missione in Africa, ha incontrato gli studenti del Liceo Scientifico “Vitruvio” per raccontare la “sua” Africa e per sensibilizzare alla creazione di una cultura di pace e di rispetto dei diritti umani.
Barone ha saputo parlare al giovanissimo pubblico presentando la sua esperienza con semplicità e verità, ponendo l’accento sui diritti umani calpestati, sacrificati a logiche economiche che di “umano” hanno poco o niente. E allora, ecco le immagini dei bambini-soldato a cui viene insegnato a uccidere, quando ancora dovrebbero giocare; donne mutilate nella loro femminilità per non permettere loro di essere madri; e ancora: bambini piccolissimi che, invece di andare a scuola, fanno “6 kilometri al giorno, 3 all’andata e 3 al ritorno” per recuperare acqua e minori che sono sfruttati nelle miniere.
Un quadro desolante, che colpisce al cuore. Ma Francesco non si è fermato all’umanità schiacciata e oppressa: ha raccontato anche di quanto lui, con altri volontari, ha fatto e continuerà a fare, per consegnare al mondo “una goccia di splendore”; ed ecco il suo infaticabile impegno nella costruzione di scuole, perché la cultura e l’istruzione sono l’unico baluardo di libertà; il recupero e la “ri-costruzione” in termini di personalità, degli ex-bambini soldato a cui restituire dignità e, soprattutto, sogni; la sensibilizzazione nella tutela delle donne contro ogni violenza e schiavitù.
Ha parlato anche di guerra, delle tante guerre dimenticate e ha detto ad alta voce che nessuna guerra è giusta, o giustificabile.
“La pace non solo si predica, la pace si pratica”: questo il messaggio forte che Francesco Barone ha lasciato. E ha sottolineato che la costruzione di una cultura di pace inizia tra i banchi di scuola, nel posto di lavoro, oppure in mezzo al traffico cittadino, quando decidiamo di non offendere il compagno, di non parlar male del collega, di non insultare chi a un incrocio ci taglia la strada o fa, per distrazione, una manovra sbagliata.
L’incontro si è svolto in un clima di silenziosa riflessione da parte degli studenti: e nel silenzio, il seme di umanità gettato da Francesco Barone sicuramente germoglierà per portare frutti di pace e solidarietà, perché dopo aver scoperto la parola africana “ubuntu – io sono perché noi siamo” niente potrà essere più come prima.
L’evento, voluto dalla Dirigente scolastica, prof.ssa Nicolina Tania Ulisse, è stato organizzato dal prof. Arnaldo Mariani e dalla prof.ssa Manuela Mei che ha introdotto e moderato i lavori.
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