Flotilla, la notte dell’abbordaggio: cresce la mobilitazione in Italia

Flotilla, la notte dell’abbordaggio: cresce la mobilitazione in Italia
02 Ott 2025

di M.A.

La notte appena trascorsa ha segnato un nuovo capitolo nella vicenda della Flotilla diretta a Gaza, missione civile partita con l’obiettivo di rompere l’assedio imposto alla Striscia e consegnare aiuti simbolici e materiali alla popolazione palestinese. L’intervento della marina israeliana, che ha intercettato e bloccato gran parte delle imbarcazioni, ha generato una forte ondata di proteste in Italia e all’estero, mentre cresce l’attesa per conoscere il destino delle navi che ancora resistono in mare.

Secondo le prime ricostruzioni, la marina israeliana è entrata in azione nella notte tra mercoledì e giovedì, intercettando una parte significativa della flotta. Le operazioni sarebbero state condotte con modalità aggressive: idranti, manovre di speronamento e granate stordenti per costringere gli equipaggi a fermarsi. Una ventina di imbarcazioni sono state deviate verso il porto di Ashdod, mentre i passeggeri – tra cui attivisti, giornalisti e parlamentari provenienti da decine di Paesi – sono stati trasferiti in strutture di identificazione.

Tra i fermati figurano anche cittadini italiani, appartenenti a delegazioni politiche e movimenti della società civile. Il governo israeliano ha già annunciato l’espulsione dei partecipanti nelle prossime ore, ma la tensione resta alta: per gli attivisti, infatti, l’intercettazione costituisce una violazione del diritto internazionale e viene definita apertamente un atto di pirateria.

Nonostante il massiccio intervento, la Flotilla non è stata completamente fermata. Alcune imbarcazioni, stando alle ultime comunicazioni, proseguono verso la Striscia di Gaza. È il caso della nave Mikeno, che avrebbe già raggiunto acque prossime alla costa palestinese, e di altre unità che continuano la navigazione a dispetto dei rischi.

Il fatto che una parte della flotta sia riuscita a proseguire assume un valore politico e simbolico: dimostra che, nonostante la pressione militare, il messaggio di solidarietà e resistenza continua a muoversi.

La risposta in Italia

La reazione in Italia è stata immediata. Nella serata di ieri e nelle prime ore di oggi si sono svolti cortei e sit-in in molte città, da Roma a Milano, da Napoli a Torino. Migliaia di persone sono scese in piazza con striscioni e bandiere palestinesi, chiedendo l’immediato rilascio dei connazionali fermati e una presa di posizione chiara da parte del governo.

Alcuni sindacati di base, insieme a reti associative, hanno annunciato uno sciopero generale per venerdì 3 ottobre, con lo slogan «Se bloccano la Flotilla, fermiamo tutto». Si tratta di un gesto politico forte, che punta a trasformare l’episodio in una vertenza nazionale e a fare pressione sull’esecutivo perché si distanzi dalle scelte di Israele. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha dichiarato che l’Italia sta monitorando la situazione e che i cittadini italiani saranno espulsi e rientreranno a breve. Tuttavia, le parole non hanno placato le critiche, soprattutto da parte delle opposizioni e dei movimenti pacifisti, che chiedono un intervento diplomatico più deciso.

L’episodio della Flotilla va oltre il caso specifico. Riapre infatti il dibattito sulla legittimità del blocco navale attorno alla Striscia di Gaza e sul ruolo della comunità internazionale. Da anni le Nazioni Unite e numerose ONG hanno denunciato l’impatto dell’assedio sulla popolazione civile, sottolineando come le restrizioni al movimento di persone e merci abbiano effetti devastanti sulla vita quotidiana di oltre due milioni di abitanti.

La missione della Flotilla, pur essendo simbolica e non risolutiva sul piano materiale, rappresenta un atto politico: mette al centro l’urgenza di rompere l’isolamento di Gaza e rilancia il tema dei diritti umani in una fase in cui la crisi israelo-palestinese sembra tornata in una spirale senza uscita.

Verso quali scenari?

Nelle prossime ore sarà fondamentale capire il destino delle imbarcazioni ancora in mare e delle persone trattenute in Israele. Gli attivisti a bordo della Madleen, la nave sequestrata ieri dalla marina israeliana mentre tentava di raggiungere la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari, sono stati trasferiti a Tel Aviv, dove si attende il rimpatrio. In termini generali, agli attivisti verrà richiesto di sottoscrivere una dichiarazione in cui ammettono di aver fatto ingresso in acque israeliane. Una versione dei fatti che non corrisponde alla realtà: l’imbarcazione si trovava infatti in acque internazionali.

In Italia, il tema è già diventato terreno di scontro politico interno: tra chi chiede fermezza nei rapporti con Israele e chi difende la missione come espressione di solidarietà civile. Quel che è certo è che la notte del 2 ottobre ha trasformato la Flotilla da missione simbolica a caso politico di dimensione globale, destinato a segnare l’intero autunno.


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